Translate

07 giugno 2011

Atti 2:1-21

 

Festa di Pentecoste, la chiesa parte in missione

 

Cenni esegetici ed omiletici

 

di Aldo Palladino



Il testo biblico
1 Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. 2 Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov'essi erano seduti. 3 Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. 4 Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi.
5 Or a Gerusalemme soggiornavano dei Giudei, uomini religiosi di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Quando avvenne quel suono, la folla si raccolse e fu confusa, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. 7 E tutti stupivano e si meravigliavano, dicendo: «Tutti questi che parlano non sono Galilei? 8 Come mai li udiamo parlare ciascuno nella nostra propria lingua natìa? 9 Noi Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, 10 della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia cirenaica e pellegrini romani, 11 tanto Giudei che proseliti, Cretesi e Arabi, li udiamo parlare delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue». 12 Tutti stupivano ed erano perplessi chiedendosi l'uno all'altro: «Che cosa significa questo?» 13 Ma altri li deridevano e dicevano: «Sono pieni di vino dolce».
Discorso di Pietro alla Pentecoste
14 Ma Pietro, levatosi in piedi con gli undici, alzò la voce e parlò loro così:
«Uomini di Giudea, e voi tutti che abitate in Gerusalemme, vi sia noto questo, e ascoltate attentamente le mie parole. 15 Questi non sono ubriachi, come voi supponete, perché è soltanto la terza ora del giorno; 16 ma questo è quanto fu annunciato per mezzo del profeta Gioele:
17 "Avverrà negli ultimi giorni", dice Dio, "che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona;
i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno,
i vostri giovani avranno delle visioni,
e i vostri vecchi sogneranno dei sogni.
18 Anche sui miei servi e sulle mie serve,
in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno.
19 Farò prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra,
sangue e fuoco, e vapore di fumo.
20 Il sole sarà mutato in tenebre, la luna in sangue,
prima che venga il grande e glorioso giorno del Signore.
21 E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato".

oooOooo

Contesto
L'evangelista Luca apre gli Atti degli Apostoli con una promessa e una precisazione.
La promessa: "Giovanni battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati in Spirito Santo fra non molti giorni" (At. 1:5).
La precisazione: alla domanda dei discepoli: "È in questo tempo che ristabilirai il regno a Israele?" (Atti 1:6), Gesù risponde: "Non spetta a voi di sapere i tempi o i momenti che il Padre ha riservato alla propria autorità. Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra" (Atti 1:8).
È evidente che Gesù corregge i desideri dei discepoli di conoscere il futuro di Israele, cioè il loro futuro, riportandoli all'attualità della loro vocazione missionaria. Non il futuro deve essere l'oggetto delle loro/nostre preoccupazioni, ma l'oggi dell'evangelo e della predicazione. Non visionari, ma testimoni.


CENNI ESEGETICI

La discesa dello Spirito Santo
v. 1
a) Un po' di storia. La festa della Pentecoste nasce nella lontanissima tradizione giudaica
 come festa delle primizie, della mietitura, giorno di gioia e di ringraziamento (Es. 23:16, Num. 28:26; Lev. 23:16 ss) in cui si offrivano le primizie dei prodotti della terra. In Es. 34:22, Deut. 16:10 è chiamata "festa delle settimane" (Shavuôt), appellativo che la colloca sette settimane dopo la Pasqua e l'offerta del primo covone.  Di qui il termine "pentecoste", termine greco che significa 50° giorno (dopo la Pasqua).
Alle origini, la Pentecoste è una festa agricola, come tutte le altre grandi feste giudaiche, ma meno importante della festa di Pasqua (pèsah) e dei Tabernacoli, che nell'AT avevano assunto un carattere storico-salvifico legato agli eventi del tempo di Mosé. In seguito, probabilmente dopo la caduta del tempio e l'abolizione del culto nell'anno 70, questo carattere fu attribuito anche alla festa di Pentecoste.
Nel giudaismo, la festa è anche associata con il rinnovo del patto fatto con Noè e successivamente con Mosé per cui essa fu considerata come anniversario della legge data al Sinai, come testimoniano gli scritti rabbinici e i manoscritti di Qumrân.  
La Pentecoste cristiana è l'evento centrale dell'alleanza nuova, come la Toràh lo fu della prima, stabilendo così che non c'è una nuova alleanza, ma il compimento della prima. A Pasqua si è liberati, a Pentecoste si sceglie di restare liberi. Pasqua e Pentecoste sono intimamente connessi e l'una non può reggere senza l'altra.
La Pentecoste è festa della gioia a cui tutti dovevano partecipare, anche i servi, gli stranieri, gli orfani e le vedove. Nessuno doveva essere escluso (Deut. 16:11-12).
b) "Tutti erano insieme". La comunità riunita nel giorno di Pentecoste era molto variegata. Agli apostoli occorre aggiungere il gruppo delle donne e dei 120 (1:14-15). Furono loro i primi destinatari, protagonisti e testimoni dell'azione dello Spirito Santo.
c)  Il luogo. Due sono le ipotesi: o una casa con grandi stanze dove si poteva stare seduti  e mangiare (il cenacolo), o il tempio, ipotesi questa giustificata dalla presenza di giudei della diaspora provenienti da vari paesi e dei discepoli che di solito stavano lì ad adorare (Lc. 24:52).

vv. 2-4
     Fenomeni acustici (suono come vento che soffia impetuoso) e fenomeni luminosi (lingue come di fuoco) precedono e accompagnano l'evento di Pentecoste.
I segni (vento, fuoco e lingue) rievocano le teofanie dell'AT, che esprimono la presenza  e l'azione di Dio e del suo Spirito.
Il vento o soffio, ruah in ebraico e pneuma in greco, indica lo spirito. Simboleggia l'azione creatrice di Dio(II Sam. 22:16 [soffio del vento delle sue narici]; [forte vento orientale]; Giob. 37:10 [soffio di Dio]; Ez. 13:13 [vento tempestoso].. E a Pentecoste lo Spirito Santo genera la chiesa e le affida la missione della predicazione e della testimonianza
Il fuoco è il simbolo usato nella Bibbia per farci capire che Dio accompagna il suo popolo con la sua luce e il suo calore. Lo Spirito Santo, allora, presentato come fuoco, rivela la presenza e la vicinanza di Dio all'uomo (Gen. 15:17 [fiamma di fuoco]; Es. 3:2-6 [fiamma di fuoco in mezzo a un pruno]; Es. 13:21-22 [colonna di fuoco]; 19:18 [il Signore in mezzo al fuoco]; 40:38 [ fuoco sul tabernacolo]).
La conseguenza di questo avvenimento straordinario è che coloro sui quali si posano le lingue di fuoco:
a) sono riempiti di Spirito Santo;
b) cominciano a parlare in altre lingue. 
     a) L'effusione dello Spirito Santo ha qui il significato di battesimo dello Spirito Santo, che avviene nella vita di un credente al momento della sua conversione (Atti 11:15-16; Rom. 6:3; 1 Cor. 12:13).
     b) Il parlare in altre lingue o in lingue diverse può avere due significati: lingue come idioma, lingue straniere, linguaggio umano (vv. 7-11), oppure lingue non umane (le lingue "degli angeli" di 1 Cor. 13:1), la cosiddetta glossolalia (v. 12 e ss.), fenomeno tipico del cristianesimo primitivo o di gruppi estatici.  
Poiché è improbabile che vi fossero stati due tipi di fenomeno (glossolalia e linguaggio umano), si deve dedurre che Luca ha fatto confluire due diverse rappresentazioni (e forse due diverse relazioni) dell'evento di Pentecoste. Tuttavia, c'è chi sostiene che la glossolalia abbia riguardato, in un primo momento, i discepoli, le donne e il gruppo dei 120, e il parlare e comprendere le lingue diverse, in un secondo momento, abbia interessato tutti gli altri convenuti, la folla.

Lo stupore della folla
vv. 5-13
La popolazione presente a Gerusalemme era costituita in gran parte da Giudei e proseliti della diaspora giunti nella terra dei loro padri per un periodo di soggiorno dalla Pasqua alla Pentecoste.
Qualcuno ha ipotizzato che molti Giudei siano tornati per fissarvi definitivamente la loro residenza forse per essere presenti all'apparizione del Messia che era attesa nel tempio di Gerusalemme o sul Monte degli Ulivi.
È una folla di varia provenienza. La selezione delle regioni indicate è forse solo un'indicazione del mondo allora conosciuto o è un tentativo di rappresentare simbolicamente l'universalità del messaggio cristiano e la missione della chiesa realizzata dallo Spirito, che a partire da Gerusalemme sarebbe stata portata fino alle "estremità della terra" (1:8). 
Ed è una folla di cui Luca afferma per tre volte che era confusa, stupita, meravigliata, perplessa, quando per altrettante volte ha udito parlare "nella propria lingua" (v. 5),"nella nostra propria lingua natìa" (v. 8), "delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue" (v. 11). Dunque, la straordinarietà dell'evento sta nel fatto che tutti i presenti riuscivano a intendere ogni discorso nella propria lingua. Pentecoste diventa per questo motivo la festa del prodigio ecumenico creato dallo Spirito Santo, protagonista di un'unità che abbatte le barriere culturali, a cominciare dal linguaggio. L'elenco dei popoli e dei paesi che Luca presenta è solo l'inizio di quel mondo al quale la chiesa è chiamata a testimoniare il nome di Gesù Cristo. 
Non è impresa facile, perché avversari e oppositori ci saranno sempre, al pari di di quei saccenti e critici che hanno la risposta pronta per denigrare: "Sono pieni di vin dolce".

La testimonianza apostolica
vv. 14-21
Ma Pietro si alza in piedi con gli undici e risponde a quella meschina accusa. Non è solo. Il gruppo dei discepoli è accanto a lui per sostenere la predicazione e la testimonianza di Pietro. Egli rievoca la profezia di Gioele 2:28-32 seguendo il testo della LXX, ma con alcune lievi alterazioni per adattare la profezia al contesto.
Il primo cambiamento è la frase di Gioele: "Dopo questo avverrà che…", che viene alterata in "avverrà negli ultimi giorni…".  Questo ci fa pensare che Pietro credeva che l'effusione dello Spirito Santo fosse l'adempimento di quella profezia e che tutti stessero vivendo gli ultimi giorni.
Il secondo cambiamento è l'alterazione di Gioele 2:30: "farò prodigi nei cieli e sulla terra" in "farò prodigi su nel cielo, e segni sulla terra". Probabilmente, i segni a cui allude Pietro sono quelli cosmici che accompagnano le raffigurazioni apocalittiche della fine del mondo, a meno che non si riferisse ai segni cosmici che accompagnarono la crocifissione.
Il terzo cambiamento operato da Pietro riguarda il giorno del Signore. In Gioele, il Signore è Jahweh. Per Pietro e Luca il Signore è Gesù, dato che al v. 36 si dichiarerà che Gesù è il Signore.

BREVI NOTE OMILETICHE

1) La Pentecoste è il compimento della promessa di Gesù del dono dello Spirito Santo: "Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, Egli testimonierà di me; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio" (Gv. 15:26-27). Ma, per la citazione che Pietro ne fa nel suo discorso, Pentecoste è anche la realizzazione della profezia di Gioele: "…Io spanderò il mio Spirito su ogni persona" (Atti 2:17).
L'azione dello Spirito Santo è rappresentata simbolicamente dal vento, dal fuoco e dal parlare in lingue, perché la chiesa che nasce a Pentecoste viene coinvolta nella libertà, nell'amore e nella comunione.
Libertà. A Pasqua si è liberati, a Pentecoste si sceglie di essere liberi. La chiesa inizia l'avventura della fede come luogo di una relazione con Dio fondata sulla libertà di servi che riconoscono in Gesù Cristo, morto e risorto, l'unico Signore della loro vita.
Amore. A Pasqua l'amore di Dio è manifestato nel dono di suo Figlio, a Pentecoste la chiesa decide di amare e testimoniare Gesù Cristo e il suo amore per tutta l'umanità.
Comunione. È l'abbattimento di tutte le barriere che relegano l'uomo nell'isolamento, nella solitudine, e genera un nuovo modo di vivere e comunicare basato su una nuova capacità di ascoltare e di parlare il linguaggio di ogni uomo, che non è fatto solo di parole, ma anche di gesti concreti, di comportamenti autentici di solidarietà, vicinanza, condivisione, accoglienza. Il nuovo linguaggio allarga i confini del popolo di Dio e crea un'umanità nuova, aperta, universale in cui, come dice l'apostolo Paolo "non c'è più Giudeo né Greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù" (Galati 3,28). È la comunione delle persone e dei popoli, che elimina forme di giudizio e di pregiudizio sulle diversità di tutti e di ciascuno.

2) La Pentecoste è la festa che fa uscire dalla paura gli apostoli. Chiusi in se stessi, depressi e sconfitti, ora hanno il coraggio di uscire allo scoperto, di schierarsi apertamente e di arringare la folla tramite Pietro. È la fede che prende atto della vocazione ricevuta: "Mi sarete testimoni". Ed è per tutti: giovani, vecchi, uomini e donne, vedove, orfani, stranieri, servi, serve (Dt. 16:11-12) e chiunque invocherà il nome del Signore.
Non è solo la festa relegata in un calendario liturgico, ma è la festa di un popolo che gioisce ad ogni nuova conversione. È la festa di ogni comunità in cui lo Spirito agisce per sostenere la predicazione del vangelo di Gesù Cristo, per raggiungere increduli, superstiziosi, indifferenti, persone in ricerca, deluse e sfiduciate.
Per questi motivi, possiamo dire che Pentecoste è la festa che può realizzarsi ogni giorno sia per chi è chiamato a predicarne la potenza, sia per chi ne ascolta la parola di speranza, di consolazione, di vita e di pace. Dunque, essa è una realtà costante da cui dipende la vita della comunità ecclesiale.
Le comunità in cui ha la presidenza lo Spirito Santo si riconoscono: comunità accoglienti, aperte, calorose nei rapporti umani, pronte all'evangelizzazione, ad aiutare chi è nel bisogno, che non hanno paura dell'altro, comunità non diffidenti, comunità che amano studiare la Parola di Dio e che vivono in uno spirito di servizio, esprimendo unità attraverso la varietà dei doni di tutti e di ciascuno.

 

3) Una poesia di Jean Debruynne, tratta da "Il Cenacolo" 1/2001
Ho detto a Dio
che la sua Pentecoste non valeva gran cosa
e che il suo Spirito Santo non era tanto efficace
con tutte queste guerre, queste divisioni,
questa gente che muore di fame,
questa droga e tutti questi omicidi.
Ma Dio mi ha risposto:
E' a te che ho donato
Il mio Spirito.
Che cosa ne hai fatto?
Chi farà la giustizia
se tu non incominci ad essere giusto?
Chi farà la verità
se tu stesso non sei vero?
Chi farà la pace
se tu non sei in pace con te stesso e con i tuoi fratelli?
Sei tu che io ho inviato
per portare
la buona notizia.

 


                                                          Aldo Palladino


Testi d'appoggio
Gv. 15:26-27; Gal. 3:28

Bibliografia

Gustav Stählin – Gli Atti degli Apostoli – Paideia Brescia     
William H. Willimon – Atti degli Apostoli – Claudiana Torino
I.Howard Marshall. Gli atti degli Apostoli - Edizioni GBU Roma
Nuovo Testamento Annotato, vol. II – Claudiana Torino

Nessun commento: