Studio esegetico - omiletico
del Pastore Emmanuele Paschetto
Il Testo biblico
23b - "In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, Egli ve la darà. 24 - Fino ad ora non avete chiesto nulla nel mio nome; chiedete e riceverete affinché la vostra gioia sia completa. 25 - Vi ho detto queste cose in similitudini; l'ora viene che non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi farò conoscere il Padre. 26 - In quel giorno chiederete nel mio nome; e non vi dico che io pregherò il Padre per voi; 27 - poiché il Padre stesso vi ama, perché mi avete amato e avete creduto che sono proceduto da Dio. 28 - Sono proceduto dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio il mondo e vado al Padre".
29 - I suoi discepoli gli dissero:"Ecco, adesso tu parli apertamente, e non usi similitudini. 30 - Ora sappiamo che sai ogni cosa e non hai bisogno che nessuno ti interroghi; perciò crediamo che sei proceduto da Dio".
31 - Gesù rispose loro: "Adesso credete? 32 - L'ora viene, anzi è venuta, che sarete dispersi, ciascuno per conto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me".
33 - Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me: Nel mondo avrte tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo".
Cenni esegetici
vv.23b-24 – Secondo Raymond Brown è possibile leggere questo passo anche..."qualsiasi cosa domanderete al Padre, nel mio nome Egli ve la darà". Vale a dire che è per il nome di Gesù, e nel nome di Gesù che il Padre esaudisce le nostre richieste.
Queste parole riecheggiano Matteo 18,19: "Se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli" e anche Matteo 7,7-8 e Luca 11,9-10, i famosi "Chiedete e vi sarà dato".
Di che tipo di richieste si tratta? Che significa "Qualunque cosa"? I vari commentatori ritengono in genere che queste richieste non riguardino i comuni bisogni della vita, ma tutto ciò che puo rendere più vicina, reale, comprensibile la "vita eterna" e tutto ciò che può far sì che l'opera dello Spirito Santo porti frutto.
I discepoli, se uniti a Gesù dallo e nello Spirito, saranno in grado di "chiedere nel suo nome" e si troveranno in tale intimità con Dio che sarà loro dato ciò che domandano (23b, 24, 26). Se c'è infatti una inabitazione reciproca fra Gesù e i credenti, le loro richieste sono nel nome di Gesù e poiché il Padre è una cosa sola con Gesù nel nome di questi le richieste vengono esaudite: "Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi domandate quel che volete e vi sarà fatto" (Giov. 15,7). L'esaudimento, conseguenza e riprova dell'unità con il Cristo provoca una "gioia completa".
v. 25 - Gesù afferma che sino ad ora ha parlato ai suoi usando similitudini, immagini, parabole, talvolta enigmi, o almeno espressioni che sono state percepite come oscure dai discepoli, ma che è arrivato il momento di parlare con franchezza, apertamente e quiindi anche di passare ai fatti. Compare la parola PARRESIA che notevole importanza ha assunto nella storia della predicazione primitiva. Più volte questo vocabolo è usato nel libro degli Atti in riferimento alle parole degli apostoli (cfr. 2,29 usato da Pietro e 28,31 riferito a Paolo). Insieme con un altro vocabolo EXOUSIA caratterizza l'annuncio dell'Evangelo che in Gesù è annunciato in libera franchezza, ed è proclamato con autorevolezza.
Secondo Gesù si apre una nuova era in cui la rivelazione giungerà al suo culmine, prima la Risurrezione, poi la venuta dello Spirito, poi il ritorno del Figlio dell'Uomo. Risurrezione, Pentecoste e Parousia sono le tappe del progressivo disvelamento della vita che viene dall'alto. Lo Spirito è la vita: come Gesù viene risuscitato dai morti, così possiamo anche noi nascere a nuova vita (di acqua e di Spirito secondo Giovanni 3) e tutto il creato sarà coinvolto in questa rivivificazione. Così conoscerete il Padre, cioè la fonte di ogni vita, perché comprenderete pienamente queste cose. "Il consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto" (Giov. 14,26).
vv. 26-27 – Ci si avvia verso il compimento dei tempi e nel cammino verso questo momento, se da un parte Gesù continuerà nella sua intercessione per noi verso il Padre (cfr. I Giov. 2,1: "...se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo il giusto...") tuttavia una parte della sua funzione andrà ad esaurimento: il credere che Gesù è il Cristo e il fatto che i noi lo amiamo rende superflua la sua mediazione per quel che riguarda le nostre richieste. "Mi amate e credete", "Il Padre – dice il Loisy – vede nei cristiani il Cristo stesso che è al tempo stesso l'oggetto della loro fede e del loro amore" e quindi direttamente darà, farà, interverrà, risponderà. E' chiaro che ciò si realizzerà in modo effettivo e totale quando i tempi saranno compiuti. Possiamo dunque dire che i discorsi di Gesù con i suoi discepoli si concludono con una visione escatologica.
v. 28 - Questo discendere e risalire che Gesù prospetta ci ricorda tanto l'inno di Filippesi 2,5-11, con la KENOSIS e la DOXA del Cristo. Gesù ci fa comprendere la sua funzione unica e insostituibile nella storia del creato e nell'opera di salvezza voluta dal Padre. Gesù, una cosa sola col Padre (essendo in forma di Dio) è divenuto una cosa sola con noi esseri umani (ha preso forma di servo). Da uguale a Dio è divenuto come uomo. Da uomo è morto, da uomo è stato risuscitato da Dio e ristabilito nella sua dignità e OMOUSIA originaria. Secondo Giov. 20,24-28 porta i segni dell'uomo ucciso, ma è "Signore e Dio". Gesù è quindi una cosa sola con gli uomini e una cosa sola con il Padre: questa sua duplice natura lo fa comunque restare in eterno mediatore, ponte, tramite della salvezza, unificatore del divino e del creaturale.
Una bella immagine ci viene data da Isaia 55,10-11, la pioggia che feconda la terra e la fa germogliare perchè porta vita e la parola di Dio (e Gesù lo è) che porta ad effetto il piano di Dio.
vv. 29-30 – I discepoli sembrano rinfrancarsi, anche se sentono che c'è nell'aria qualcosa di inquietante e temono questa "scomparsa" del maestro. "Ora parli chiaro e finalmente abbiamo capito". Sembra quasi di sentire Pietro pronunciare queste parole, con la sua irruenza tipica e il suo desiderio di mettere le cose a posto. Abbiamo capito che sai ogni cosa, che non hai bisogno che nessuno ti chieda alcunchè perchè tanto comprendi prima che noi apriamo bocca. Ci dicevi che questa è caratteristica del Padre, il quale "sa le cose di cui avete bisogno prima che gliele chiediate" (Matteo 7,8) ed ora scopriamo che tu sei fatto della stessa pasta, dunque sei divino. Adesso che sappiamo possiamo dire che conosciamo e crediamo.
vv. 31-32 - Ma Gesù calma i facili entusiasmi: "Ah, adesso credete?" Pensate di avere capito tutto e che ogni cosa sia risolta, che ora la vita sia in discesa. Voi credete di credere. In realtà non siete affatto saldi. Ancora una volta non avete capito che cosa significa l'ora che sta per giungere. La morte del Figlio dell'uomo, l'uccisione del Messia, che ancora non avete messo in conto, si volgerà per voi in dramma e in tragedia. Vi sbanderete: "il pastore sarà colpito e le pecore disperse " (Zaccaria 13,7), ognuno penserà per se stesso, a salvarsi dall'essere coinvolto nella sconfitta, mi abbandonerete nonostante tutte le vostre affermazioni contrarie. Voi pensate che ora tutto sia risolto e chiarito, ma adesso cominciano i problemi e verrà alla luce quanto la vostra fede è ancora inadeguata.
L'affermazione di Gesù: "Io non sono solo perchè il Padre è con me" viene interpretata da alcuni esegeti come un'attenuazione del "Dio mio, perchè mi hai abbandonato" citati da Matteo e Marco come parole di Gesù al momento della morte. L'autore scrivendo molti anni dopo tenderebbe a leggere nelle ultime parole di Gesù sulla croce piuttosto una citazione del Salmo 22, come identificazione di Gesù con la figura ed il messaggio proposti dal salmista.
v. 33 - Tuttavia la conclusione delle conversazioni di Gesù, che precedono la preghiera sacerdotale è ampiamente positiva. Ci sarà il superamento della caduta. Non si finisce con la predizione della dispersione, ma si guarda al futuro. Innanzitutto non solo quest'ultima parte, ma tutta la lunga conversazione di Gesù a tavola con i suoi amici termina con l'immagine della pace. Gesù ha voluto ancora una volta spiegare, chiarire, rispondere a dubbi, curiosità, timori, cercando di fare entrare i suoi in questa nuova dimensione di relazione con Dio, conquistata da Lui stesso mediante il suo sacrificio e resa attiva dalla presenza e dall'opera dello Spirito che verrà. Il frutto di tutto questo è la pace, lo SHALOM, la realizzazione del proprio essere e delle proprie aspirazioni, l'equilibrio di una vita piena, serena, in cui famiglia e amici, lavoro e salute concorrono a creare un senso di benessere e di gratitudine verso il Padre, ma in cui anche i dolori e le sofferenze, le sconfitte e i conflitti possono trovare una ragion d'essere se sono vissuti e accolti come tasselli di una esistenza che comunque corre sui binari che sono Cristo stesso: via, verità e vita, verso la casa del Padre, dove ci sono molte abitazioni, se si accetta un'esistenza guidata dallo Spirito. Avrete tribolazione, ma io ho vinto il mondo, vi ho liberati dal potere di Satana, non siate né paurosi né settari, vivete delle cose del mondo che ora è mio, perchè Dio lo ha tanto amato e lo ama. Non temete neppure la morte: anch'essa è stata sommersa nella vittoria.
Spunti per la predicazione
Non sempre è facile commentare un testo del IV Vangelo e soprattutto trovare il modo per renderlo attuale e comprensibile ai nostri tempi.
1.- Un primo punto su cui riflettere può essere la questione della preghiera e del suo esaudimento. Certe affermazioni che vengono fatte risalire a Gesù, sulla possibilità di essere esauditi "qualunque cosa si chieda" sono in contrasto con la nostra esperienza quotidiana. Generalmente, soprattutto negli ambienti che maggiormente ricercano il "miracolo" si imputa la mancanza di esaudimento alla poca fede, al non "saper chiedere come si conviene" o addirittura al fatto di non condurre una vita di specchiata virtù, per cui si può cadere nell'idea che l'esaudimento è un premio da parte di Dio ai nostri meriti.
Qui nel testo preso in esame l'esaudimento della preghiera diventa quasi la nostra capacità di avvicinarci talmente alla volontà di Dio, di affidarci così fortemente alla guida dello Spirito, da chiedere cose che Dio non può negarci perchè sono costitutive della vita di un credente. Ma certo si tratta di un terreno sdrucciolevole dove ci può essere anche spazio per l'autosuggestione.
Resta il fatto che Paolo chiese tre volte di essere liberato da un male che gi impediva di muoversi in scioltezza nel suo ministero e non fu esaudito (II Cor. 12,7-10). Che Gesù chiese di potere allontanare il calice della morte e non fu ascoltato (Matteo 26,42 e paralleli). Per entrambe queste richieste abbiamo due spiegazioni ineccepibili: "La mia grazia ti basta, la mia forza si dimostra nella tua debolezza" e "Non la mia ma la tua volontà sia fatta".
Chiedere si può e si deve e non ci si limiti allo "spirituale" perché spesso indichiamo come tale semplicemente l'inconsistente, l'astratto, il fantasioso, o addirittura l'immaginario e lo strampalato; si chieda liberamente al Padre, ma la comprensione di Paolo e di Gesù del perchè non c'è stato esaudimento sono un'indicazione salutare. E soprattutto si chieda avendo fiducia che comunque siamo nelle mani di Dio, dal cui amore nessuno ci potrà separare (Romani 8,38-39).
2.- Un secondo punto può essere la figura di Gesù, certamente oggi messa un po' in ombra sia da venature antitrinitarie che serpeggiano in alcuni ambienti cristiani, titubanti sulla questione della figliolanza di Dio, sull'incarnazione, sul valore salvifico della sua morte, sulla risurrezione. E anche in altri ambienti che tendono a spostare l'attenzione su Dio, sminuendo la persona e l'opera del Cristo, per gettare dei ponti con le altre religioni visto che la croce di Cristo continua ad essere scandalo e pazzia. Credo si debba ribadire la centralità di Gesù. Proprio per questo suo essere disceso e risalito, essersi svuotato ed essere stato glorificato, morto e risuscitato, divenuto schiavo e fatto Signore. E' veramente il ponte gettato tra Dio e gli uomini. E' vero che le acrobazie della teologia a partire dal quarto secolo, il vocabolario e i concetti che sono divenuti "dogmi" ci creano imbarazzo e difficoltà, quando non addirittura rifiuto per la loro astrattezza e pretesa di definitività. Restano comunque alcuni fatti.
-- Gesù di Nazareth non è un'ipostasi o un eroe creato dalla fantasia popolare, non è né Ercole, né don Chisciotte, né Superman, ma un uomo in carne ed ossa. L'uomo ponte, l'uomo via, l'uomo vita, l'uomo verità. L'uomo sceso e risalito, il figlio dell'uomo che ancora attendiamo che riscenda e ci trascini in alto con sé.
– Il suo messaggio è veramente l'unico che potrebbe cambiare la storia dell'umanità, perchè vivere dando spazio all'amore è ragionevole e razionale e apre nuove strade nei rapporti umani.
– La fede da lui testimoniata in un Dio creatore, reggitore degli universi, Signore di spazio e tempo, infinito ed eternità sembra ancora la spiegazione più logica per ciò che ci circonda.
– La speranza che egli ci ha fatto balenare per l'esistenza attuale e per ciò che la oltrepassa è l'unica molla che può rendere degna, serena e dignitosa la nostra vita che – se va bene – dura 80-100 anni e "tutto quel che ne fa l'orgoglio non è che travaglio e vanità".
3.- Un terzo punto è che il Messia, il Figlio dell'uomo che alcuni suoi contemporanei hanno avuto la ventura di incontrare in carne ed ossa sulle strade della Palestina è incontrabile ancora oggi.
– Lo incontriamo nel povero, nell'affamato, nel malato, carcerato e straniero verso cui agiamo con spirito di servizio e di accoglienza, con Amore.
– E' con noi quando riflettiamo sulla sua eredità e ci disponiamo a condividerla fraternamente e sororalmente in un percorso di Fede.
– Ci accompagna quando lo annunciamo come il Salvatore e accendiamo la Speranza del mondo.
– Bussa alla porta della nostra casa per condividere con noi ciò che è essenziale per la nostra vita
E secondo le sue parole questa esperienza non è illusoria, ma è resa reale e concreta dallo Spirito che è l'essenza stessa di Dio che possiamo percepire giorno per giorno.
– Perchè non riconoscere l'opera dello Spirito della vita in tutte le sue manifestazioni: dal fiore che sboccia al cucciolo di ogni essere vivente, dall'amore tra due esseri viventi alla solidarietà nella sofferenza, dalla bellezza della natura al fascino dell'arte e via via alle mille possibilità di farci uscire dal nostro egoismo e coinvolgere nella positività dell'essere e del divenire?
-- La nostra esistenza può essere dura e dolorosa e svolgersi tuttavia sotto lo sguardo di Dio circondata dal suo SHALOM che è il profondo senso della vita nella quale Egli ci ha inserito e ci conserverà in eterno.
Emmanuele Paschetto
Studio del 17.5.2009
Passi biblici di aiuto:
Isaia 55,10-11, Filippesi 2, 5-11; II Corinzi 12,7-10; Matteo 26,42; Romani 8,38-39
Bibliografia
Hermann Strathmann – Il vangelo secondo Giovanni – Paideia Brescia 1973
Raymond E. Brown – Giovanni – Cittadella Editrice – Assisi 1979
Gerard Sloyan – Giovanni – Claudiana - Torino 2008
Ernesto Balducci – Il vangelo di S.Giovanni – Testimonianze – Firenze 1964