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26 gennaio 2012

 

 

27 Gennaio: Giorno della Memoria

di  Aldo Palladino




Non dimenticare
Quando i soldati sovietici della Prima Armata del Fronte Ucraino sono entrati ad Auschwitz (nome tedesco di Oswiecin, una piccola città che si trova nel sud della Polonia) hanno toccato con mano l'esistenza della macchina della morte organizzata dai tedeschi per lo sterminio degli ebrei, dei Rom, dei Sinti, degli omosessuali, dei Polacchi e di altre popolazioni slave. Era il 27 gennaio 1945.
Auschwitz, Birkenau, Monowitz, erano i campi che costituivano insieme una sorta di metropoli della morte organizzata con camere a gas (chiamate "docce"), forni crematori, baracche, dove i prigionieri stazionavano prima di essere eliminati.
Il mondo ha visto e ha accertato le atrocità commesse. L'inferno era lì. Le tenebre più buie hanno avvolto l'umanità e sono scese possenti accecando le menti e il cuore dell'uomo.
Per definire lo sterminio nazista si è fatto ricorso al termine Shoah, che in primo momento si è tradotto "olocausto"; in seguito, poiché "olocausto" richiamava il concetto di sacrificio biblico che rischiava di legittimare quei terribili eventi di morte e di distruzione, si è tradotto Shoah con "catastrofe". In seguito il termine che meglio si adatta a quello che è avvenuto è "genocidio".
Scrive Elena Lowental: " Il Giorno della Memoria non vuole misconoscere gli altri genocidi di cui l'umanità è stata capace, né sostenere un'assai poco ambita «superiorità» del dolore ebraico. Non è infatti, un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza collettiva del fatto che l'uomo è stato capace di questo. Non è la pietà per i morti ad animarlo, ma la consapevolezza di quel che è accaduto. Che non deve più accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi, nella civile e illuminata Europa, milioni di persone hanno permesso che accadesse".

15 gennaio 2012


Le benedizioni incredibili dell'essere in Cristo

di David Wilkerson



La chiesa oggi vive un tempo di grandiosa luce. Con così tanto insegnamento a nostra disposizione, lo Spirito Santo ci ha rivelato le incredibili benedizioni del lavoro di Gesù sulla croce.
Ma ci fu un tempo in cui il meraviglioso lavoro di Cristo era oscurato dal mondo. Quel periodo furono i Secoli Bui, quando il significato della croce era velato agli occhi dell'umanità.
Molti sermoni durante quel periodo erano focalizzati sull'ira di Dio e sulla dannazione. Papi e preti predicavano un vangelo di opere, e la gente inscenava delle finzioni cercando di trovare pace con Dio. Percorrevano chilometri alla volta di santuari, si inginocchiavano in adorazione davanti a icone di pietra e ripetevano lunghe preghiere. Ma queste cose incrementavano solo la cecità delle persone e oscuravano il comprendere di molti.
Anche oggi, nonostante l'insegnamento a disposizione, molti Cristiani non capiscono ancora degli aspetti importanti del lavoro di Cristo per noi. Vorrei concentrarmi su uno degli aspetti – cioè cosa significa "essere in Cristo".
Essere in Cristo è l'unico fondamento sul quale una vita santa può essere costruita. Senza questo fondamento ci rivolgiamo alla nostra carne per produrre santità in noi stessi. Ma la vera santità si ottiene solo conoscendo le ricchezze di Dio in Cristo Gesù.
"Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo" (Tito 2:11-12).
Solo la grazia di Dio può insegnarci come essere santi. Le opere non possono produrre santità. Solo afferrando le benedizioni che sono nostre essendo in Cristo costruiremo noi stessi su un fondamento solido: "Dio ha voluto far loro conoscere quale sia la ricchezza della gloria di questo mistero fra gli stranieri, cioè Cristo in voi, la speranza della gloria" (Colossesi1:27).
"Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto di cui mi compiaccio" (Isaia 42:1). Chi è questo eletto che Dio sostiene, sorvegliando ogni suo singolo passo?
Matteo ci risponde: "Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall'acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dai cieli che disse: Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto" (Matteo 3:16-17).
La parola Ebraica che traduce "sono compiaciuto" qui è "diletto". Dio stava dicendo essenzialmente, "La mia anima si diletta in mio Figlio, Gesù Cristo".
Sappiamo che in tutto l'Antico Testamento innumerevoli quantità di bestiame erano offerte al Signore come sacrifici. Ma nessuno di questi portava al Signore diletto. "Perché è impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati… Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato" (Ebrei 10:4-6).
Ma nel verso successivo leggiamo queste meravigliose parole di Gesù: "Ecco, vengo per fare, o Dio, la tua volontà" (10:7). Cristo è venuto sulla terra per fare quello che nessun sacrificio animale poteva fare: "Ecco perché Cristo, entrando nel mondo, disse: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo" (10:5) .
Dio aveva preparato un corpo fisico per Gesù qui sulla terra che avrebbe provveduto al sacrificio perfetto per il peccato, una volta per sempre. "Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurvi a Dio" (1 Pietro 3:18).
Il piano di Dio per la salvezza era semplice. Lui disse: "Manderò il mio unigenito Figlio come un liberatore. E dopo che lui sarà morto, risorto e starà davanti a me nella gloria, io riconoscerò solo lui".
Solo Cristo, che è la vera essenza di Dio, sarebbe potuto stare sempre davanti al Padre. Dio Padre avrebbe riconosciuto solo Cristo, il servo che in modo perfetto gli dava soddisfazione e gli piaceva. Il Signore ha detto: "Mio Figlio è l'unico valoroso agnello sacrificale. Lui radunerà a sé tutti quelli che sono stati separati da me a causa del peccato e li riconcilierà a me".
Ora, quando Gesù disse: "Un corpo è stato preparato per me" (Ebrei 10:5), intendeva non solo un corpo umano, ma anche un corpo spirituale. Questo corpo è fatto da tutti i credenti: "C'è un solo corpo" (Efesini 4:4) – e tutti quelli che sono "in Cristo" per fede sono nati nel suo corpo spirituale: "Noi siamo membra del suo corpo, della sua carne, e delle sue ossa" (5:30).
Ebbene, c'è un uomo fisico in cielo, Gesù, il Figlio, è seduto alla destra del Padre. Ma non è visto fisicamente in questo mondo. Il fatto è che, noi che costituiamo il corpo di Cristo, siamo il solo Gesù che il mondo vedrà sempre.
"Con che cosa verrò davanti all'Eterno e mi inchinerò davanti al Dio altissimo? Verrò davanti a Lui con olocausti, con vitelli di un anno? Gradirà l'Eterno migliaia di montoni o miriadi di rivi d'olio? Darò il mio primogenito per la mia trasgressione, il frutto delle mie viscere per il peccato della mia anima?" (Michea 6:6-7)
Gli Israeliti si ponevano una buona domanda: "Come poteva un essere umano avvicinarsi a un Dio santo? Come potremmo mai piacergli ed essere accettati da lui? Che tipo di sacrificio lui vuole da noi? Il nostro sangue, il nostro corpo, i nostri figli?"
Sappiamo che anche le nostre buone opere, una natura gentile e la generosità sono simili a sudici brandelli al cospetto di Dio. Allora, in che modo veniamo accettati da Dio? Paolo scrive: "Egli ci ha reso favoriti nel suo amato figlio" (Efesini1:6). Siamo accettati solo essendo "nel suo amato" – che è, in Cristo, una parte del suo corpo.
"Che nel dispensare la pienezza dei tempi,lui raccolga sotto un solo capo, tutte le cose, in Cristo, tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra (1:10). "Per mezzo di lui abbiamo gli uni e gli altri accesso al Padre in un medesimo Spirito" (2:18). Semplicemente, noi non abbiamo alcun accesso a Dio, se non nell'essere in Cristo.
Se hai dato il tuo cuore interamente a Gesù, avrai probabilmente dato voce alle stesse domande che Israele si fece: "Signore, come posso compiacerti? Non sono capace di stare davanti a te con i miei fallimenti e con le mie colpe. Ogni qual volta che penso che sto facendo dei progressi, faccio anche due passi indietro. Dovrei leggere di più la Bibbia, spendere più tempo in preghiera? Signore, che cosa vuoi da me?"
Dio risponde come lo ha fatto con Israele: "Non voglio nessuno dei tuoi sacrifici o buone opere. Riconosco solo l'opera di mio Figlio, che mi diletta e mi soddisfa. Ti ho già scelto come la sposa del mio amato Figlio".
"Vedi, io ti ho scelto da prima della creazione del mondo per essere sposata a lui. Io ti ho conquistato, ti ho corteggiato, e attraverso il mio Spirito ti ho portato in lui. Come potrei non dilettarmi nella sposa del mio amato figlio, la sposa che io stesso ho scelto? Non posso odiare la mia stessa carne".
Gesù pregò il Padre: "E tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in esse" (Giovanni 17:10). "L'amore del quale tu mi hai amato sia in loro e io in loro" (17:26). Cristo lo dice chiaramente: quando siamo uno in lui, noi godiamo dello stesso amore del Padre, di cui lui gode. Dio si diletta in noi così come si diletta nel proprio Figlio! Egli dice: "Io amo tutti coloro che sono nel mio Figlio, perché tutti quelli che sono suoi sono miei".
La Bibbia ci dice anche che Dio è nostro Padre così come è padre di Cristo. Gesù ha testimoniato: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e al Dio vostro" (Giovanni 20:17).
Vi state sforzando molto per piacere a Dio? State bene quando sentite che lo state rallegrando e diversamente quando pensate che lo stiate rattristando? Miei cari, dobbiamo anteporre i fatti ai sentimenti. E il fatto è il diletto di Dio in noi, che non ha niente a che fare con i nostri sforzi, la nostra interiorità o buone intenzioni. Ha tutto a che fare con la nostra fede.
Lo scrittore di "Ebrei" parla del vero nocciolo della questione. Ci dice che quando ci allontaniamo dalla dottrina fondamentale dell'essere accettati da Dio essendo in Cristo, noi ci allontaniamo da Dio e ritorniamo alla cecità della legge e della carne. "Noi che abbiamo creduto infatti entriamo in quel riposo… infatti chi entra nel riposo di Dio si riposa anche lui dalle proprie opere, come Dio si riposò dalle sue" (Ebrei 4:3-10). La scrittura lo dice chiaramente. La testimonianza della fede è il riposo.
In poche parole, l'unico modo per trasformare i nostri sforzi, le nostre fatiche, le nostre anime afflitte in uno stato di pace è l'essere convinti: "Io sono in Cristo - e in lui sono accettato da Dio e piaccio a Dio. In me lui si diletta, incurante se io mi senta su o giù. Non è importante come io mi senta, conosco la mia posizione in Cristo – so di essere seduto con lui in luoghi celesti".
Ci sono molte dimostrazioni sul fatto di essere "in Cristo". Permettetemi di mostrarvi tre fra le più chiare prove dalla Scrittura. (Sappiate che queste prove sono condizionate dalle seguenti: che vi siate pentiti dal peccato, che vi siate affidati a Cristo per la salvezza eterna, e che gli abbiate permesso di trasformarvi passando dall'oscurità nel suo regno di luce.)
1. Siete in Cristo se siete continuamente in un processo di rinnovamento. Quelli che sono "in Cristo" non restano fermi sull'esperienza della conversione. Piuttosto, costantemente reclamano di essere cambiati e rinnovati dallo Spirito Santo. La loro preghiera quotidiana è: "Signore, rimuovi da me tutto ciò che non ti piace. Modellami nell'immagine di tuo Figlio".
"Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco sono diventate nuove" (2 Corinzi 5:17). "Egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi, per mezzo di Cristo Gesù nostro Salvatore" (Tito 3:5-6).
"Rigenerazione" qui significa " fare di nuovo" o "far rivivere e creare qualcosa di nuovo". Paolo sta dicendo: "Lo Spirito Santo è a lavoro in voi, sta effettuando un rifacimento". Cristo ha lo Spirito Santo senza misura – e perché siamo parte del suo corpo, il Suo Spirito scende su ognuno di noi. Mentre siamo in Cristo, veniamo nutriti dal suo Spirito, realizzati nell'immagine di Gesù stesso.
2. Siete in Cristo se dirigete la vostra vita attraverso le Scritture. Riverite e temete la Parola di Dio? Vi specchiate giornalmente nella Bibbia per essere trasformati da essa?
"Ma chi osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente completo: da questo conosciamo che siamo in lui" (1 Giovanni 2:5). Le scritture lo dicono chiaramente: noi sappiamo di essere in Cristo se amiamo la sua parola e obbediamo ad essa. E secondo Giovanni, questo è anche il modo in cui conosciamo l'amore di Dio perfezionato in noi.
Paolo scrisse: "Pregate per noi, perché la parola del Signore si spanda e sia glorificata come lo è tra di voi (2 Tessalonicesi 3:1). La frase "si spanda" significa "che non si imbatta in nessuna opposizione in voi". Paolo stava dicendo: "Leggendo o udendo la Parola di Dio, lasciate che essa vi governi. Onoratela e usatela come la legge della vostra vita. "
I Cristiani citano spesso questi verso: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Giovanni 8:32). Ma questa promessa dipende dal verso precedente: "Se perseverate nella mia parola siete veramente miei discepoli" (8:31).
La frase "se perseverate nella mia Parola" significa "se vivete nei miei comandamenti e li custodite". In altre parole: "Se siete in me, io vi rivelerò la mia verità. Ma non ve la rivelerò se non intendete vivere attraverso di essa. Conoscerete la verità solo dopo esservi impegnati ad obbedirla".
3. Siete in Cristo se la vostra fede è mista alla carità. Le Scritture dicono che se non avete carità, o amore incondizionato, non è possibile che siate in Cristo.
"Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore non sarei nulla" (1 Corinzi 13:2).
Puoi essere un valido predicatore, o un potente evangelista, puoi guarire gli altri per mezzo della tua fede, puoi muovere le montagne dicendo una sola parola, puoi insegnare la Parola di Dio con potenza e unzione, ma se non hai amore per gli altri, tutto questo non conta nulla.
Comunque "Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e il suo amore diventa perfetto in noi. Da questo conosciamo che rimaniamo in lui ed egli in noi, dal fatto che ci ha dato del suo Spirito" (1 Giovanni 4:12-13).
Se possiedi questo frutto, allora hai la prova evidente che Cristo risiede in te. E' questo: "L'amore … non si inasprisce" (1 Corinzi 13:4-5).
La parola greca per "inasprisce" è paraxuno. Viene dalla radice "aspro" e "veloce o improvviso". Ha anche una radice aggiuntiva che significa "vicino a qualcuno". Messi insieme, questi significati diventano completi: inasprirsi è perdere le staffe con commenti aspri, avere un temperamento collerico, e usarlo con qualcuno vicino a te.
La Bibbia ci sta dicendo, in effetti, "se sei in Cristo, allora ami incondizionatamente – e non sarai più facilmente provocato".
Io credo che le più grandi prove di questo frutto provengono da coloro che sono i più vicini a noi – il nostro coniuge, i nostri figli, i nostri amici. Allora, avete una miccia abbastanza corta? Con quanta facilità il vostro temperamento si infiamma? Se siete in Cristo, una voce insorgerà dentro di voi ogni volta che vi arrabbiate. Essa griderà: "Dio, aiutami. Spirito Santo, calmami!"
Potresti non essere perfetto. Ma se sei in Cristo, allora stai continuamente avendo a che fare con questo problema attraverso la potenza dello Spirito Santo. E la tua fede può essere totalmente accettata dal Padre, non importa quale sia il tuo sforzo - perché Cristo è in te.
E' tempo per te di gioire sulla tua posizione benedetta in Cristo. Sei l'amato figliolo del Padre celeste – sei il suo prezioso servo che è stato cambiato per sempre nell'immagine del suo Figlio – tutto perché Cristo è in te. Sii grato per questo incredibile regalo che è per te – e permetti a te stesso di essere trasformato dalla sua Parola e dal suo Spirito.
Alleluia!

Questa predicazione è stata tratta da www.worldchallenge.org/it/node/16215