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08 aprile 2011

GIOVANNI 11:1-45
Gesù risuscita Lazzaro

Meditazione di Aldo Palladino





Il testo biblico
1 C'era un ammalato, un certo Lazzaro di Betania, del villaggio di Maria e di Marta sua sorella. 2 Maria era quella che unse il Signore di olio profumato e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; Lazzaro, suo fratello, era malato. 3 Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». 4 Gesù, udito ciò, disse: «Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato».
Or Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro; 6 com'ebbe udito che egli era malato, si trattenne ancora due giorni nel luogo dove si trovava. 7 Poi disse ai discepoli: «Torniamo in Giudea!» 8 I discepoli gli dissero: «Maestro, proprio adesso i Giudei cercavano di lapidarti, e tu vuoi tornare là?» 9 Gesù rispose: «Non vi sono dodici ore nel giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10 ma se uno cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». 11 Così parlò; poi disse loro: «Il nostro amico Lazzaro si è addormentato; ma vado a svegliarlo». 12 Perciò i discepoli gli dissero: «Signore, se egli dorme, sarà salvo». 13 Or Gesù aveva parlato della morte di lui, ma essi pensarono che avesse parlato del dormire del sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto, 15 e per voi mi rallegro di non essere stato là, affinché crediate; ma ora, andiamo da lui!» 16 Allora Tommaso, detto Didimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi, per morire con lui!»
17 Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. 18 Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi, 19 e molti Giudei erano andati da Marta e Maria per consolarle del loro fratello.
20 Come Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. 21 Marta dunque disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; 22 e anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà». 23 Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». 24 Marta gli disse: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell'ultimo giorno». 25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» 27 Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo».
28 Detto questo, se ne andò, e chiamò di nascosto Maria, sua sorella, dicendole: «Il Maestro è qui, e ti chiama». 29 Ed ella, udito questo, si alzò in fretta e andò da lui. 30 Or Gesù non era ancora entrato nel villaggio, ma era sempre nel luogo dove Marta lo aveva incontrato. 31 Quando dunque i Giudei, che erano in casa con lei e la consolavano, videro che Maria si era alzata in fretta ed era uscita, la seguirono, supponendo che si recasse al sepolcro a piangere.
32 Appena Maria fu giunta dov'era Gesù e l'ebbe visto, gli si gettò ai piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto». 33 Quando Gesù la vide piangere, e vide piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, fremette nello spirito, si turbò e disse: 34 «Dove l'avete deposto?» Essi gli dissero: «Signore, vieni a vedere!»
35 Gesù pianse.
36 Perciò i Giudei dicevano: «Guarda come l'amava!» 37 Ma alcuni di loro dicevano: «Non poteva, lui che ha aperto gli occhi al cieco, far sì che questi non morisse?»
38 Gesù dunque, fremendo di nuovo in se stesso, andò al sepolcro. Era una grotta, e una pietra era posta all'apertura. 39 Gesù disse: «Togliete la pietra!» Marta, la sorella del morto, gli disse: «Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno». 40 Gesù le disse: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?» 41 Tolsero dunque la pietra. Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. 42 Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato». 43 Detto questo, gridò ad alta voce: «Lazzaro, vieni fuori!» 44 Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
45 Perciò molti Giudei, che erano venuti da Maria e avevano visto le cose fatte da Gesù, credettero in lui.

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La morte di Lazzaro
Il racconto di Lazzaro che muore per una malattia e che viene risorto da Gesù, secondo la versione dell'evangelista Giovanni, ci fa commuovere. Dinanzi alla morte, rimaniamo sempre senza parole. Muta è la morte e muti restiamo noi. Questo perché la morte, anche quella di persone a noi non vicine, ci ricorda che essa riguarda anche noi, prima o poi. 
La morte di Lazzaro, dunque, è in certo senso la nostra morte. Come pure la sua risurrezione è la nostra risurrezione. Con Lazzaro muore l'amico caro, ma muore in un certo senso l'umanità.
"Gesù pianse" (v. 35) davanti alla tomba di Lazzaro. Questo versetto, il più breve di tutta la Bibbia, esprime bene come Gesù abbia condiviso in Lazzaro i nostri limiti, le nostre sofferenze, il nostro pianto. Gesù ha un cuore ed esprime visceralmente tutte le sue emozioni dinanzi ad ogni dramma umano.

La potenza della risurrezione
Ma è proprio lì, dove tutto sembra essere finito, che Gesù proclama che la vita è più forte della morte. La parola ultima è quella che proclama ad alta voce: "Lazzaro, vieni fuori!" (v. 43) e che nel contempo mette a tacere Marta e tutti quelli che che come lei credevano nella risurrezione come evento escatologico dell'"ultimo giorno" (v. 24). Gesù è "la risurrezione e la vita" (25). Egli lo dichiara in modo perentorio, come perentoria è la domanda: "Credi tu questo?".
Così, questa affermazione di Gesù si trasforma in una domanda per verificare lo stato della nostra fede. Fede nella vita nuova, fede in Colui che chiama i morti alla vera vita.
Gesù, attraverso la morte e la risurrezione di Lazzaro, parla a tutti i presenti: a Marta, a Maria, a tutti quelli che che avevano visto il suo segno miracoloso, ed oggi anche a noi.  Infatti, l'episodio è l'occasione per affermare che in Cristo Gesù noi possiamo vivere non più come viventi morti, ma come morti fatti viventi e ri-animati per una vita esuberante e ricca attraverso la potenza della risurrezione.
Quale è la risposta di ognuno di noi alla domanda "credi tu questo?". L'augurio è che ognuno possa rispondere come Marta: "Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo" (v. 27).
La morte e la risurrezione di Lazzaro diventano veicolo per la "risurrezione" di Marta e di molti Giudei che avevano visto le cose fatte da Gesù (v. 45). Forse siamo dinanzi alla vera conversione di persone che avevano una certa credenza e un retaggio culturale giudaico, che seguivano più per tradizione che per vera convinzione. Ora hanno visto e hanno creduto. Siamo ancora lontani da quella condizione che Gesù auspicherà per Tommaso – "beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!" (Gv 20:29) -, tuttavia sono venute alla fede in Cristo.

Togliere la pietra
Dobbiamo ricordare che sulla via della risurrezione di Lazzaro ci sono tanti ostacoli. Qualcuno è stato già menzionato. L'ostacolo della pietra che chiude il sepolcro è da ricordare perché tra la morte e la risurrezione c'è sempre un ostacolo. Il passaggio dalla morte alla vita per tutti non è automatico; occorre una presa di coscienza e l'assunzione di responsabilità. Bisogna fare delle scelte consapevoli, che comportano un lavoro su se stessi, nel proprio cuore. Perché la vera pietra è quella del nostro cuore, in cui abitano indecisioni, dubbi, reticenze, freni inibitori che ostacolano il nostro giusto rapporto con Dio. Quando Gesù ordina ai presenti di togliere la pietra (v.39), ci invita in effetti a darci da fare per rimuovere ogni forma di incredulità e per aprirci all'ubbidienza della fede.
È un invito personale, ma è rivolto anche alla comunità dei credenti, il cui cammino è spesso appesantito da tante "pietre" (agi, smoderato benessere, conformismo, mediocrità varie, indifferenza, ecc.), che come zavorra di una mongolfiera impediscono di salire in alto per una visione della realtà con occhi nuovi e con uno spirito rinnovato.

Il racconto della risurrezione di Lazzaro è, dunque, un segno della vittoria dell'amore di Gesù su tutte le logiche umane, di indifferenza o di rassegnazione dinanzi alla cultura della morte. Con Cristo la disperazione viene vinta, perché la speranza del cambiamento e della rinascita sono racchiuse nel suo evangelo e nella sua vita. A Betania (= casa dei poveri) Gesù porta la sua solidarietà. A Lazzaro (= Dio aiuta),  Gesù reca nella morte la luce della risurrezione. A Marta e Maria, immagini di una piccola comunità, Gesù reca la consolazione e una parola di pace. A ciascun personaggio del racconto di Lazzaro Gesù dona  qualcosa. Tutti ne escono rinvigoriti. All'inizio del racconto domina la tristezza. Alla fine c'è la gioia. Si celebra la vittoria della vita e l'amore di Gesù per tutti.
Questo succede dove c'è Gesù Cristo. Che privilegio per tutti i credenti!

                                                                                  Aldo Palladino       

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