Genesi 1,2,3
Brevi riflessioni
a cura di Aldo Palladino
Genesi 1:1-19
Nel principio Dio…
Il testo biblico
1 Nel principio Dio creò i cieli e la terra.
2 La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia dell'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque.
3 Dio disse: «Sia luce!» E luce fu. 4 Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. 5 Dio chiamò la luce «giorno» e le tenebre «notte». Fu sera, poi fu mattina: primo giorno.
6 Poi Dio disse: «Vi sia una distesa tra le acque, che separi le acque dalle acque».7 Dio fece la distesa e separò le acque che erano sotto la distesa dalle acque che erano sopra la distesa. E così fu. 8 Dio chiamò la distesa «cielo». Fu sera, poi fu mattina: secondo giorno.
9 Poi Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo siano raccolte in un unico luogo e appaia l'asciutto». E così fu. 10 Dio chiamò l'asciutto «terra», e chiamò la raccolta delle acque «mari». Dio vide che questo era buono. 11 Poi Dio disse: «Produca la terra della vegetazione, delle erbe che facciano seme e degli alberi fruttiferi che, secondo la loro specie, portino del frutto avente in sé la propria semenza, sulla terra». E così fu. 12 La terra produsse della vegetazione, delle erbe che facevano seme secondo la loro specie e degli alberi che portavano del frutto avente in sé la propria semenza, secondo la loro specie. Dio vide che questo era buono. 13 Fu sera, poi fu mattina: terzo giorno.
14 Poi Dio disse: «Vi siano delle luci nella distesa dei cieli per separare il giorno dalla notte; siano dei segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni; Genesi 1:15 facciano luce nella distesa dei cieli per illuminare la terra». E così fu. 16 Dio fece le due grandi luci: la luce maggiore per presiedere al giorno e la luce minore per presiedere alla notte; e fece pure le stelle. 17 Dio le mise nella distesa dei cieli per illuminare la terra, 18 per presiedere al giorno e alla notte e separare la luce dalle tenebre. Dio vide che questo era buono. 19 Fu sera, poi fu mattina: quarto giorno.
Dio creatore, sostegno della fede
Uno dei principali motivi per cui il racconto della creazione è collocato all'inizio della Bibbia è di ordine teologico e pastorale. La finalità della narrazione della storia delle origini, che la tradizione orale ebraica ha perseguito per molti secoli, era quella di sostenere la fede di molti ebrei nei momenti difficili della loro storia, celebrando la gloria e la grandezza dell'unico e vero Dio, loro Creatore. In seguito, la redazione finale del testo della Torah ha aiutato gli ebrei esuli in Babilonia (VI sec. a.C.), scoraggiati e disperati, a superare le sofferenze di una dura deportazione e schiavitù con l'affermazione: "Nel principio Elohim (Dio) ha creato i cieli e la terra" (1). Elohim non era un dio qualsiasi, ma l'Architetto e il Costruttore dell'infinito universo e della vita sulla terra.
Anche per noi, oggi, è di conforto sapere che la nostra creazione e la nostra redenzione erano fin dall'origine nel piano del nostro Dio e Padre.
L'apostolo Paolo afferma che Dio è colui che "chiama all'esistenza le cose che non sono" (Ro 4:17). Pietro ricorda che "per effetto della parola di Dio, esistettero dei cieli e una terra" (2 Pi 3:5) e Ebrei 11:3 mette in evidenza una delle affermazioni della fede: "I mondi sono stati formati dalla parola di Dio". Anche qui le motivazioni teologiche e pastorali sono evidenti: rendere ben salda la fede di chi confida in Dio e nella sua parola.
Dio crea il tempo e lo spazio
Dalle prime parole della Bibbia è evidente che Dio agisce e crea per mezzo della sua parola. Dove giunge la sua parola si stabilisce l'ordine, dove prima c'era il disordine. Essa fonda le leggi del funzionamento dei cieli e della terra.
Quando Dio crea la luce e la separa dalle tenebre, quando crea l'alternanza del giorno e della notte (3-5), introduce la categoria del tempo.
Quando Dio crea la distesa delle acque e separa le acque di sotto da quelle di sopra (6-8), nasce il cielo, la categoria dello spazio verticale.
Quando Dio crea i mari e la terra asciutta (9-10), forma quello spazio orizzontale necessario alla vita delle creature viventi.
Dio crea la vegetazione e gli astri
Dopo aver creato il tempo e il luogo per la vita, Dio ordina la vita della vegetazione (11), di cui vengono nominate solo due categorie fondamentali, erbe ed alberi (11). Poi, vengono creati il sole, la luna, le stelle (14-17), non perché fossero adorate, come credevano i pagani, ma perché osservandole si potesse raccontare la gloria di Dio e l'opera delle sue mani. (Sl 19:1).
Genesi 1:20-2,4a
L'uomo, il capolavoro di Dio
Il testo biblico
20 Poi Dio disse: «Producano le acque in abbondanza esseri viventi, e volino degli uccelli sopra la terra per l'ampia distesa del cielo». 21 Dio creò i grandi animali acquatici e tutti gli esseri viventi che si muovono, e che le acque produssero in abbondanza secondo la loro specie, e ogni volatile secondo la sua specie. Dio vide che questo era buono. 22 Dio li benedisse dicendo: «Crescete, moltiplicatevi e riempite le acque dei mari, e si moltiplichino gli uccelli sulla terra». 23 Fu sera, poi fu mattina: quinto giorno.
24 Poi Dio disse: «Produca la terra animali viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici della terra, secondo la loro specie». E così fu. 25 Dio fece gli animali selvatici della terra secondo le loro specie, il bestiame secondo le sue specie e tutti i rettili della terra secondo le loro specie. Dio vide che questo era buono.
26 Poi Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». 27 Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. 28 Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra». 29 Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento. 30 A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra e ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento». E così fu. 31 Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. Fu sera, poi fu mattina: sesto giorno.
2:1 Così furono compiuti i cieli e la terra e tutto l'esercito loro. 2 Il settimo giorno, Dio compì l'opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l'opera che aveva fatta. 3 Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l'opera che aveva creata e fatta.
4 Queste sono le origini dei cieli e della terra quando furono creati.
La creazione degli animali
Quando Dio crea i pesci e gli uccelli, esseri viventi del mare e volatili del cielo (20-22), suggella per la prima volta questo atto creativo con la sua benedizione. Questa anticamente aveva il significato di donare la fecondità. Infatti, il crescere e il moltiplicarsi sono correlati alla fecondità.
Poi è la volta degli animali terrestri,"secondo la loro specie" (24-25).
Non c'è alcun cenno esplicito alla benedizione di queste creature, ma Genesi 8:17 ci induce a dedurre che anche a loro sia stato concesso il dono della fecondità e, dunque, benedette.
L'uomo è immagine e somiglianza di Dio
L'ultimo atto creativo di Dio è l'uomo, il capolavoro, il più importante tra gli esseri viventi. Egli proviene dalla volontà di Dio, dalla Sua libera e sovrana decisione di avere nell'universo creato un interlocutore con cui avere una relazione intima, fondata su un patto di fedeltà a se stesso e all'altro nella libertà e nell'amore, una creatura con la quale intrattenere un dialogo col linguaggio della parola, dell'ascolto e del silenzio. Tutto questo è sintetizzato nella dichiarazione: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza… (26). Stupendo! L'uomo è immagine e somiglianza di Dio! (Gm 3:9). E quando si dice uomo si intende l'uomo e la donna, che hanno pari dignità, perché entrambi sono immagine di Dio e ricevono la posizione di dominio sulla natura (26-28). Questa responsabilità non autorizza l'uomo a sfruttare la terra in modo devastante, ma a utilizzare le sue risorse in modo rispettoso, perché la terra è di Dio (Le 25:23).
"L'immagine di Dio non consiste in qualcosa che l'uomo è o fa, ma piuttosto nell'uomo stesso e quindi in lui come creatura. Non sarebbe uomo se non fosse a immagine di Dio. È immagine di Dio in quanto è uomo" (K. Barth). Per questo la sovranità concessa all'uomo su tutto significa fedeltà al disegno di Dio creatore e rispetto di ogni uomo e di ogni donna.
Al termine della sua opera, "Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buona" (31). Poi "si riposò" (2:3).
Genesi 2:4b-17
Il giardino, primo scenario della storia umana
Il testo biblico
4b Queste sono le origini dei cieli e della terra quando furono creati.
Nel giorno che Dio il SIGNORE fece la terra e i cieli, 5 non c'era ancora sulla terra alcun arbusto della campagna. Nessuna erba della campagna era ancora spuntata, perché Dio il SIGNORE non aveva fatto piovere sulla terra, e non c'era alcun uomo per coltivare il suolo; 6 ma un vapore saliva dalla terra e bagnava tutta la superficie del suolo.
7 Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente.
8 Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose l'uomo che aveva formato. 9 Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d'alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. 10 Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, e di là si divideva in quattro bracci. 11 Il nome del primo è Pison, ed è quello che circonda tutto il paese di Avila, dove c'è l'oro; 12 e l'oro di quel paese è puro; qui si trovano pure il bdellio e l'ònice. 13 Il nome del secondo fiume è Ghion, ed è quello che circonda tutto il paese di Cus. 14 Il nome del terzo fiume è Chiddechel, ed è quello che scorre a Oriente dell'Assiria. Il quarto fiume è l'Eufrate.
15 Dio il SIGNORE prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. 16 Dio il SIGNORE ordinò all'uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, 17 ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai».
L'uomo
L'autore ispirato del testo che abbiamo sotto i nostri occhi ci ricorda la nostra origine: la polvere della terra. L'uomo è Adamo ('adham da 'adhamah, terra, suolo, terreno). Dio ne prende una certa quantità, la lavora come fa il vasaio con l'argilla, la plasma e realizza il suo capolavoro. Ma la forma umana prende vita soltanto quando Egli vi soffia il suo alito per farla diventare un'anima vivente (7). Dunque, l'uomo è il prodotto della creatività di Dio e del soffio del suo alito vitale. L'uomo nella sua interezza è prezioso agli occhi di Dio, perché è una sua creatura.
"Le tue mani mi hanno formato, mi hanno fatto tutto quanto…Tu mi hai plasmato come argilla (Gb 10:8).
"Egli conosce la nostra natura; Egli si ricorda che siamo polvere" (Sl 103:14).
Due alberi, un fiume
La descrizione dell'ambiente in cui è posto l'uomo evidenzia "ogni sorta d'alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male" (9).
Cibarsi dei frutti dell'albero della vita significa accedere alla comunione con Dio (Ap 2:7) attraverso la vita che Dio stesso offre. Ciò implica per l'uomo fede, ubbidienza, sottomissione, giustizia (Pr 11:30), santificazione (Pr 13:12; 15:4), totale abbandono della propria vita in quella di Dio.
Cibarsi dei frutti dell'albero della conoscenza del bene e del male significa intraprendere per esperienza la via della conoscenza. L'albero è quello proibito del v. 17 i cui frutti producono la morte.
La proibizione connessa a quest'ultimo albero, l'autorità di Dio e l'obbedienza richiesta all'uomo rappresentano le condizioni fondamentali della vita di relazione uomo-Dio.
La presenza di un fiume a quattro bracci che irriga il giardino, inoltre, ci ricorda che Dio è in azione per benedire la terra. In tutta la Scrittura, la presenza di un fiume o dei fiumi è collegata a Dio o a Cristo come canali di vita e di salvezza.
Genesi 2:18-25
La creazione della donna
La prima comunità umana
Nel suo progetto Dio aveva contemplato la nascita di una comunità umana costituita da un uomo e da una donna. "Non è bene che l'uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui" (18). Gli animali, ancorché utili, non potevano essere un aiuto per l'uomo (20), perché appartenevano ad un altro ordine. Il dominio che gli era stato affidato sulla natura era si gratificante, ma non bastava a rimuovere l'ansia della sua solitudine. L'uomo aveva bisogno di una figura umana in cui poter riflettere e riconoscere la sua stessa immagine, che potesse stare di fronte a lui o che gli corrispondesse come suo simile.
Dunque, l'uomo (ish) riconosce che la donna (isshah) "è ossa delle mie ossa, carne della mia carne" (23). E' chiamata donna perché è stata tratta dall'uomo, terrena come lui, della sua stessa natura, una creatura preziosa e di pari importanza e valore agli occhi di Dio.
Il valore di due
L'uomo e la donna costituiscono il principio della comunità umana. Secondo l'ordine creazionale tale comunità ha come fondamento la famiglia, costituita da persone di sesso diverso, maschile e femminile, da un uomo e una donna (24). Essi sono chiamati a ricoprire ruoli e responsabilità proprie di fronte a Dio e alla società, esprimendo un'unità funzionale, materiale e spirituale.
Ben esprime la forza di due persone l'Ecclesiaste: "Due valgono più di uno solo…se l'uno cade, l'altro rialza il suo compagno" (Ec 4:9-12). Due, peraltro, è il numero minimo delle persone che formano la comunità ecclesiale. Infatti, Gesù disse: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro" (Mt 18:20).
La nudità
"L'uomo e sua moglie erano entrambi nudi e non ne avevano vergogna" (25).
Nel giardino di Dio si vive in totale libertà e in una perfetta relazione di fiducia. Non c'è il sospetto, l'invidia, l'interesse personale, lo sfruttamento e il soggiogamento dell'altro. La nudità è segno di purezza e di innocenza. L'assenza di vergogna manifesta una vita senza male e senza complessi di colpa, perché è una vita vissuta alle condizioni e nei limiti fissati da Dio. Questa prima comunità umana vive sotto il segno del patto di essere "come una sola carne" (24).
Genesi 3: 1-7
Tentazione e seduzione
Il testo biblico
1 Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio il SIGNORE aveva fatti. Esso disse alla donna: «Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?» 2 La donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; 3 ma del frutto dell'albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete"». 4 Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; 5 ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male».
6 La donna osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l'albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò. 7 Allora si aprirono gli occhi ad entrambi e s'accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture.
Il costo del desiderio
La libertà che Dio ha concesso all'uomo in Eden è una libertà limitata, condizionata. L'uomo può disporre di tutto a condizione di non mangiare del frutto dell'albero che dà la conoscenza del bene e del male. Questo è il limite imposto alla vita dell'uomo. La trasgressione di tale proibizione produce la morte (2:17), prima spirituale poi fisica.
Nella scena che il testo ci presenta, il serpente mette in dubbio l'ordine divino e ne distorce il senso. Così la proibizione di Dio viene attenuata, addolcita, strumentalmente reinterpretata: "Come! Dio vi ha detto…(2) No, non morirete affatto… i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male" (4-5). Il serpente fa intravedere che Dio vuol tenere solo per sé il potere della conoscenza del bene e del male, volendo solo Lui essere Dio.
L'attività del serpente antico è finalizzata a sedurre (condurre a sé) la donna e l'uomo, a portare le persone a pensarla come lui con ogni forma di inganno e di diabolica perversione. è evidente che fa leva sulle debolezze della natura umana fondate sul desiderio di potere, di successo, di immortalità. "La donna osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che era desiderabile per acquistare conoscenza" (6). Quel desiderio sbagliato produsse la disubbidienza a Dio e, dunque, la morte, un limite posto alla vita umana.
L'esortazione
Qualunque sia l’interpretazione che si dà del serpente, esso è figura in ogni caso di tutto ciò che induce l’uomo a separarsi da Dio o a sottrarsi alla sua sovranità. Gesù, tuttavia, ci dice che “il diavolo (= colui che divide) è un omicida (altri traducono mentitore) fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui…è bugiardo e padre della menzogna” (Gv.8:44). E conclude: “Chi è da Dio ascolta le parole di Dio” (Gv 8:47).
La fedeltà alla parola di Dio rimane anche per noi, oggi, una sfida a resistere a tutte le tentazioni e alle seduzioni di questa società secolarizzata. Il pericolo è di essere travolti dal vortice delle mode e dalle filosofie pagane e idolatriche dei nostri tempi. L’esperienza in Eden dei nostri progenitori è un solenne avvertimento a non abbassare la guardia e a restare saldamente vincolati alla rivelazione dell’amore di Dio manifestato in Cristo Gesù.
Genesi 3:8-24
Il primo processo giudiziario
Il testo biblico
18 Poi Dio il SIGNORE disse: «Non è bene che l'uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui». 19 Dio il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il nome che l'uomo gli avrebbe dato. 20 L'uomo diede dei nomi a tutto il bestiame, agli uccelli del cielo e ad ogni animale dei campi; ma per l'uomo non si trovò un aiuto che fosse adatto a lui. 21 Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull'uomo, che si addormentò; prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto d'essa. 22 Dio il SIGNORE, con la costola che aveva tolta all'uomo, formò una donna e la condusse all'uomo. 23 L'uomo disse: «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall'uomo». 24 Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne.
25 L'uomo e sua moglie erano entrambi nudi e non ne avevano vergogna.
Atto d'accusa e difesa (8-13)
Dopo aver trasgredito il comandamento di Dio di non mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, Adamo e la sua donna "aprirono gli occhi… s'accorsero che erano nudi…si nascosero dalla presenza di Dio" (7-8). Dio va nel giardino per incontrarli, come aveva sempre fatto, ma questa volta non li trova. "Dove sei?, dice ad Adamo. Dio sa quello che è accaduto, ma interroga Adamo perché confessi il suo peccato. Un Dio severo e duro avrebbe immediatamente condannato il colpevole, ma qui Dio mostra di essere un giudice misericordioso lasciando ad Adamo e alla donna uno spazio di libertà per difendersi. Adamo critica Dio di avergli dato la donna e questa, a sua volta, addossa le responsabilità al serpente ingannatore.
Quest'ultimo non viene interrogato. Non ha diritto di parola dinanzi a Dio, perché il maligno non ha attenuanti, mai.
Sentenza con condanne; cambio di residenza
La colpa di tutti è stata accertata. Vi sono gradi di responsabilità dei vari protagonisti; tutti hanno peccato contro Dio. E la pena comminata è la morte. Ma constatiamo subito che la morte non è immediata. L'uomo che vive contro Dio o senza Dio prima muore spiritualmente poi fisicamente. La sua vita sarà piena di dolori, fatiche, sofferenza, precarietà, di lotte di predominio degli uni sugli altri, di disordine, di guerre. Alla fine torna alla terra da cui è stato tratto. La sentenza dice: "…perché sei polvere e polvere ritornerai" (18).
Le varie condanne sono elencate nei vv. 14-19. L'allontanamento dal giardino e il cambio di residenza di Adamo ed Eva sono descritte nei vv. 20-24.
L'apostolo Paolo ci ricorda che "per mezzo di un sol uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato" (Ro 5:12). Ed afferma che: "Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore"(Ro 6:23).
Anche se la nostra vita sulla terra è un attraversare "la valle dell'ombra della morte" Dio è sempre con noi (Sl 23:4). Egli ci ha donato il suo Unigenito Figlio, Cristo Gesù, che sulla croce ha preso su di sé tutti i nostri peccati e ci ha donata la vita eterna. Il progetto di Dio di vivere con gli uomini si realizza definitivamente per le perfezioni di Cristo.
A noi ora, come alle origini, ci viene chiesto fede, fiducia in Lui. Hai tu fede?
Aldo Palladino
Nota dell'autore
Questi brevi commenti biblici ed sono stati pubblicati sul periodico "Per l'ora che passa", edito da Casa della Bibbia- Torino
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