RIVELAZIONE,
VOCAZIONE E FEDE
di Aldo Palladino
Altre letture: Mc. 10:28-31; Gal. 3:6-9
Il testo biblico
1 "L'Eterno disse ad Abramo: Va' via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre, e va' nel paese che io ti mostrerò; 2 io farò di te una grande nazione, ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. 3 Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra. 4 Abramo partì, come l'Eterno gli aveva detto, e Lot andò con lui. Abramo aveva settantacinque anni quando partì da Caran.
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Tra tutti i personaggi che popolano la bibbia, Abramo emerge in modo significativo per la straordinarietà della sua vocazione.
Dio si rivela
Il testo non ci riferisce che cosa ha provato Abramo quando l'Eterno gli è apparso (At. 7:1 e ss.) e gli ha parlato. Ma certamente la vita di Abramo, da quel momento non è stata più la stessa:
a) perché quando Dio si rivela e ti parla, tu entri in contatto con una parola che ti penetra, ti scuote, ti mette in discussione, ti sconvolge, ti travolge, e in te, dopo un momento di smarrimento e di stordimento, inizia quel processo di cambiamento che getta una nuova luce sulla tua realtà nel contesto dove vivi;
b) perché quando la parola di Dio, animata dallo Spirito Santo, ti raggiunge, i tuoi occhi si aprono e tu cominci a vedere le cose sotto un'altra prospettiva, alla luce dello Spirito di Dio che lavora in te.
c) perché quando Dio ti propone un nuovo progetto di vita che comporta perfino di cambiare residenza e di traslocare, tu comprendi che tutto è provvisorio ed effimero, che noi siamo provvisori e ciò che conta è la stabilità che si trova nella relazione e nel cammino con Dio. Aderire al progetto di Dio per questa umanità e vivere fino in fondo l'esperienza che Dio ti propone è l'unica cosa che ti rimane da fare.
Questo testo, dunque, non riporta nessun sentimento di Abramo, né positivo né negativo, nessun dialogo (vedi il dialogo di Paolo con Gesù sulla via di Damasco o di Mosé o di alcuni profeti che non si sentono all'altezza del compito a cui erano stati chiamati) perché questo testo prima di tutto vuole sottolinearci che Dio è colui che si rivela, che si svela cioè che toglie il velo su se stesso ed entra in relazione con l'uomo, in questo caso con Abramo.
Le sei promesse di Dio ad Abramo
Abramo è un personaggio che vive a Ur dei Caldei, in Mesopotamia, nei pressi dell'attuale Nassirja. Un uomo del sud dell'Iraq, diremmo noi oggi, benestante, perché con suo padre era allevatore di pecore e mucche, socialmente ben collocato. Insomma, economicamente non se la passava male. Non gli mancava nulla. Era un uomo che alla sua età poteva giustamente pensare a godersi la vita, a tirare i remi in barca. Ma non è così.
Leggendo Gs. 24: 2, ci rendiamo conto che la famiglia di Abramo era pagana ed idolatra, come tutta la società in cui viveva.
Questo elemento ci induce a pensare che lo Spirito di Dio deve aver preparato il cuore di Abramo prima che l'Eterno lo incontrasse e che Abramo fosse un uomo alla ricerca del Dio unico e vero, alla ricerca di risposte definitive.
Per questo Dio:
a) si rivela ad Abramo;
b) gli ordina di "uscire" da Ur (Gen. 11:31);
c) gli fa sei promesse.
Perché Dio ha un suo piano, un suo progetto a lunga scadenza, concepito nell'eternità e per l'eternità. Per questo dice ad Abramo:
1. Io farò di te una grande nazione
2. Ti benedirò
3. Renderò grande il tuo nome
4. Tu sarai fonte di benedizione
5. Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà
6. In te saranno benedette tutte le famiglie della terra.
Queste promesse hanno del paradossale, se si pensa che vengono fatte ad un uomo:
- che aveva settantacinque anni;
- che la moglie di Abramo, Sara, era una donna sterile, e fino a quel momento non gli aveva potuto assicurare una discendenza;
- che aveva settantacinque anni;
- che la moglie di Abramo, Sara, era una donna sterile, e fino a quel momento non gli aveva potuto assicurare una discendenza;
- che la sua età avanzata faceva supporre una vita ormai da vivere nella tranquillità della sua famiglia e del suo paese natìo, senza futuro e senza ulteriore sviluppo.
Ma questo è il nostro Dio. Paradossale, misterioso nelle sue vie e imprevedibile.
Quando noi pensiamo che tutto sia finito, definito, assodato, scontato con la logica umana, Dio stravolge tutto e rende possibile ciò che è impossibile.
E' scritto: "Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per il Signore? (Gen. 18:14; Ger. 32.17).
Così, all'età di ottantasei anni Abramo ha un figlio, Ismaele, dalla schiava Agar e a cento anni avrà il figlio della promessa, Isacco, l'inizio di una grande discendenza che avrà in Cristo Gesù la realizzazione totale e piena di tutta la volontà di Dio.
LA FEDE
Il testo ci dice che "Abramo partì, come il Signore gli aveva detto" (4). Due parole: Abramo partì. Questa è la fede.
Alla rivelazione di Dio Abramo risponde con un gesto di grande fiducia abbandonandosi nelle braccia di Dio e decidendo di partire. Da questo capiamo che la fede non è fatta di nozioni, di sentimentalismi o altro. La fede è accogliere la volontà di Dio. E l'ubbidienza è la conseguenza del radicamento in noi della fede. La fede crea un rapporto tra te e Dio. Non solo. Essa avvicina i credenti, stabilisce un rapporto tra di loro, perché la fede è unificante, crea unità, comunione.
E se la fede è un dono di Dio, dono è anche la fraternità cristiana, che non è un ideale cristiano ma una realtà divina.
La chiesa, la comunità, è una realtà divina dove non si vivono i propri ideali, ma dove si pratica la comunione effettiva. E se questo non avviene, occorre capire di che tipo di delusione siamo affetti.
La fede deve dare un senso nuovo e diverso alla nostra vita. Per la fede in Cristo Gesù, noi siamo chiamati a portare benedizioni nella vita dell'altro, com'è scritto in 1 Pt. 3:8.
Cosa significa benedire? Benedire = bene-dictio (lat.) o eu-loghìa (gr.). Bene e parola, dono e parola. Dunque, benedizione è la parola che si fa dono, è il messaggio dell'evangelo della grazia che diventa un dono pratico e spirituale per il bene del nostro prossimo.
La vocazione di Abramo e la nostra è di benedire chi ci sta intorno recando il messaggio di Cristo a chi non ce l'ha.
Le famiglie della terra sono benedette se ricevono Cristo nella loro vita.
LA FEDE DI ABRAMO
Abramo fu chiamato per la prima volta "ebreo" in Gen. 14.13. Questo termine ha il significato di "colui che sta dall'altra parte o che va oltre (con Dio)". In effetti, Abramo si schierò dalla parte di Dio e andò oltre con Dio.
Abramo si lascia indietro tutto il suo passato per andare in un posto che non conosceva.
Anche i profeti lasciano la loro vita quotidiana per annunciare gli oracoli di Dio.
I discepoli di Gesù dissero: "Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito". Per la sua fede Abramo fu gradito a Dio. Infatti è scritto "Abramo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto di giustizia" (Gen. 15:6; Rom. 4:3).
E noi tutti che abbiamo fede siamo benedetti con il credente Abramo (Gal. 3:9). Ebrei e gentili (pagani) ricevono benedizioni attraverso la discendenza di Abramo, attraverso Cristo Gesù. Gal. 3: 26,29 afferma: "Siete tutti figli di Dio per la fede in Cristo Gesù…Se siete di Cristo, siete dunque discendenza d'Abramo, eredi secondo la promessa".
Aldo Palladino
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