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12 maggio 2012

Salvezza
o
felicità?

 di Renza Guglielmetti



Quante volte ci è accaduto di ascoltare durante le lezioni di catechismo o, in età superiore, nelle omelie festive che noi tutti abbiamo bisogno di salvezza e che di risolvere questo problema si è incaricato Gesù Cristo con la sua vita, passione, morte e risurrezione! Un'idea questa perfettamente suffragata dai testi del Nuovo Testamento: Se qualcuno ascolta le mie parole enon le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo (Gv 1 2,47); E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo (1 Gv 4,14); [Dio] vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità (1Tm 2,4); Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza (Gv 10,10).
Ma, ci siamo qualche volta domandati: che cos'è alla fine dei conti questa salvezza? Il Paradiso? E poi… da che cosa esattamente dobbiamo essere salvati? Ci è stato detto: dobbiamo essere salvati dal peccato. Va bene. Tutti abbiamo esperienza di essere persone deboli, fragili, che cedono facilmente alle cosiddette tentazioni. In questo caso salvezza indicherebbe però esclusivamente qualcosa di negativo: salvarsi dal naufragio della vita.
Ma poiché ogni medaglia ha il suo rovescio, veniamo a scoprire che il termine salvezza deriva da salvus che significa: forte, sano, solido. Dunque, quando si dice che Dio vuole salvare l'uomo, si vuol affermare che Dio ha cura che l'uomo pervenga alla sua realizzazione, possa portare a compimento la propria vita e che la sua sia una esistenza ricca di senso e, quindi, felice (1).
L'aspirazione umana per eccellenza: vivere una vita riuscita, inizia già da questa vita terrena ed avrà il suo compimento definitivo nel superamento della morte. Questa è la bella novità del Vangelo.
Certo, si tratta di un cammino, di una realtà che si evolve e che si trova ostacolata da ciò che chiamiamo male in tutte le sue forme, ma che è comunque chiamata a crescere accogliendo ogni giorno il dono di Dio che vuol farci procedere verso il meglio. E non solo le nostre singole esistenze possono svilupparsi verso la pienezza ma la stessa storia dell'umanità tende verso il compimento definitivo, arricchendo il suo percorso attraverso impulsi di vita offerti da Dio stesso.
La salvezza che Gesù ci promette inizia a realizzarsi a partire dal nostro vivere quotidiano. Già nell'oggi di ciascuno è possibile sperimentare la positività, la bontà, il significato e la direzione della vita, rendendola così "piena", seppur in modo non definitivo.
E come si vive l'esistenza umana ce lo ha insegnato Gesù Cristo (2). Lui, il modello perfetto di uomo ci ha fatto capire che una vita piena è nient'altro che una vita pienamente umana. La salvezza è allora la autentica e completa umanizzazione della vita con tutte le sue componenti di affettività, di relazioni, di pensiero e di azione. «Il Nuovo Testamento svela che la salvezza inizia e si innesta come arte del vivere qui sulla terra, perché la vita di Gesù nei giorni della sua esistenza terrena è stata "salvata" dalla forma stessa del suo vivere. C'è stata in Gesù una "pratica di umanità" conforme alla volontà di Dio, e questa pratica racconta la salvezza, il progetto di Dio di salvare tutta l'umanità e la storia»(3).
E qual è questa forma di vita "umana" che Gesù ha vissuto totalmente e che ci propone di seguire perché diventi anche per noi vita umana autentica, ricca, forte, salvata? La sua pienezza di vita si è identificata con la pienezza dell'amore. Uno come Lui che ha saputo amare fino alla fine, fino a morire ingiustamente sulla croce, ha certo le carte giuste per insegnarci che vivere equivale ad amare. Un giorno aveva detto che c'è più gioia nel dare che nel ricevere (At 20,35). Anche la nostra vita cammina verso la salvezza-felicità se si orienta nella direzione dell'amore.

                                                                  Renza Guglielmetti









Questo articolo è stato tratto dal "Foglio di collegamento" n. 1/12 – Semestrale di informazione dell'Associazione Informazioni su Cristo (http://www.informacristo.org/)
                                                                                                                                                                                          






(1)Cfr. A. Gesché, Dio per pensare. Il destino,
San Paolo 1 998, pp. 30-31.
(2) Cfr. E. Bianchi, Cristiani nella società,
Rizzoli 2003, p. 1 84
(3) Ivi, p. 1 85.

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