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14 gennaio 2011


Giovanni 1: 29-42

 

Gesù e i primi discepoli

 

 

Predicazione di Aldo Palladino

 

Chiesa Valdese

Via T. Villa 71 - Torino

Domenica, 16 gennaio 2011

 

Il testo biblico

29 Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! 30 Questi è colui del quale dicevo: "Dopo di me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me". 31 Io non lo conoscevo; ma appunto perché egli sia manifestato a Israele, io sono venuto a battezzare in acqua». 32 Giovanni rese testimonianza, dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui. 33 Io non lo conoscevo, ma colui che mi ha mandato a battezzare in acqua, mi ha detto: "Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quello che battezza con lo Spirito Santo". 34 E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio».

35 Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli; 36 e fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: «Ecco l'Agnello di Dio!» 37 I suoi due discepoli, avendolo udito parlare, seguirono Gesù. 38 Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro: «Che cercate?» Ed essi gli dissero: «Rabbì (che, tradotto, vuol dire Maestro), dove abiti?» 39 Egli rispose loro: «Venite e vedrete». Essi dunque andarono, videro dove abitava e stettero con lui quel giorno. Era circa la decima ora.                                      

40 Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito Giovanni e avevano seguito Gesù. 41 Egli per primo trovò suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» (che, tradotto, vuol dire Cristo); 42 e lo condusse da Gesù. Gesù lo guardò e disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa» (che si traduce «Pietro»).

 

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Alcune notizie sul Vangelo di Giovanni

Leggendo questo Vangelo ci imbattiamo nella esplicita ed aperta dichiarazione dello scopo per cui esso è stato scritto: "Queste cose sono state scritte affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome" (20:31). Vangelo destinato, dunque, a proclamare chi è Gesù e convincere i lettori perché occorre credere che Gesù è il rivelatore di Dio.

Anche i Sinottici, Matteo, Marco e Luca, coi quali il Vangelo di Giovanni ha somiglianze ed anche notevoli differenze, hanno la stessa finalità. Tuttavia, è importante sottolineare che tanto i Sinottici quanto Giovanni non danno la cronologia dei fatti narrati, ma intendono evidenziare il loro significato spirituale.

 

Incontri

Questo brano è il resoconto secondo l'evangelista Giovanni dei primi incontri di Gesù, all'inizio della sua attività missionaria, prima con il Battista, poi con due discepoli e Cefa.

 

a)   Con Giovanni Battista

L'incontro con il Battista ci sorprende per alcune espressioni che Giovanni Battista usa per indicare la persona di Gesù. Una prima volta afferma: "Io battezzo con acqua; tra di voi è presente uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari"! (26-27). Un altro giorno, il testo ci riferisce che Giovanni Battista "vide Gesù che veniva verso di lui e disse: "Ecco l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo" (30). E la sua testimonianza è che Gesù è il Figlio di Dio" (34).

"Il giorno seguente" (35), che è il terzo giorno (35-36) della narrazione, Giovanni Battista, alla presenza di due suoi discepoli, vedendo nuovamente passare Gesù, disse ancora una volta: "Ecco l'Agnello di Dio!" (36).

Il Battista passa, dunque, da un'affermazione generica ("tra di voi è presente uno che voi non conoscete…io non lo conoscevo") a una testimonianza di chiara identificazione ("Ecco l'Agnello di Dio…il Figlio di Dio").

Abbiamo così l'evoluzione dell'identità di Gesù, che da "figlio del falegname" (Mt.13:55), come era inizialmente conosciuto dai suoi conterranei, diventa Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, col significato intrinseco di servo (Is.53), liberatore e salvatore del popolo d'Israele dalla schiavitù d'Egitto nonché salvatore che prende su di sé il peccato del mondo, poi Messia e, infine, Figlio di Dio. Nessuno poteva conoscerlo come Messia, neanche il Battista, finché questi non ebbe visto lo Spirito Santo scendere su di lui come una colomba (22).                                                                   

L'incontro con Gesù rappresenta per Giovanni Battista il passaggio delle consegne. Lui, ultimo dei profeti, è la fine dell'epoca del profetismo biblico, che nella società del tempo ha smosso le coscienze con annunci di giudizio e di salvezza, di appelli al ravvedimento. Ma il Battista è colui che indica il nuovo che è apparso sulla scena di questo mondo, il Messia preannunciato, promesso ed ora giunto tra gli uomini.

Il Battista riconosce di essere solo una voce di uno che grida nel deserto. Il suo ministero è per preparare i cuori all'arrivo di Gesù, per chiamare alla conversione e alla fede in Dio attraverso il battesimo d'acqua. Dopo di lui c'è, però, Colui che battezza con lo Spirito Santo.

 

b)   Con due discepoli

L'incontro di Gesù con i suoi due primi discepoli è raccontato dall'evangelo di Giovanni in modo differente da Matteo e Marco. Questi collocano il primo incontro e la chiamata sulle rive del mar di Galilea, cioè a nord, mentre Giovanni racconta che l'incontro è avvenuto nei pressi del fiume Giordano, a sud, in Giudea, chiamata sua patria (Gv. 4:44; Mc. 6:4). Bisogna, dunque, non essere legati al significato letterale del testo, che potrebbe essere differente da un vangelo all'altro, ma è importante capire l'insegnamento spirituale che il testo vuole trasmetterci.

I due discepoli in Giovanni sono inizialmente dei seguaci del Battista. Avevano udito la sua predicazione, forte, coinvolgente, che era un richiamo al cambiamento personale in un paese corrotto, che aveva abbandonato Dio ovvero che seguiva tradizioni religiose, formali, un paese convinto di poter seguire la legge di Mosè in tutte le sue prescrizioni e, di conseguenza, di fare la volontà di Dio. Il Battista era straordinario nel denunciare l'ipocrisia e la perversione del cuore dell'uomo. Le folle del paese attorno al Giordano accorrevano a lui (Mt.3:5), e intorno a lui si era raccolto un certo numero di discepoli. Ma quando egli additò Gesù come Agnello di Dio e Figlio di Dio e dopo aver udito predicare Gesù, due discepoli del Battista si staccarono da lui e si misero a seguire Gesù.

Nei Vangeli Sinottici è Gesù che chiama degli uomini, dei pescatori a diventare pescatori di uomini (Mt. 4:19, Mc. 1:17). In Giovanni invece sono due uomini che vanno a Gesù.

 

Che cercate?

La domanda di Gesù rivolta a questi due personaggi è come una freccia che centra il bersaglio. "Che cercate?" o "perché mi seguite?" o qualsiasi altra domanda del genere ci induce a chiarire in noi stessi le motivazioni che determinano certe nostre scelte.

Penso che molti di noi conoscono storie di conversioni straordinarie, sconvolgenti, o tranquille, normali, e ognuno di noi può raccontare come si è  avvicinato al Signore e perché ha aderito alla Chiesa Valdese piuttosto che ad un'altra chiesa e confessione cristiana.

Il fatto è che la predicazione dell'evangelo non lascia indifferenti nessuno. Una buona notizia è sempre ben accetta, ma l'evangelo è la buona notizia per eccellenza che viene incontro a ciascuno di noi e parla ad ognuno di noi rispondendo ai bisogni più profondi della nostra anima e delle nostre situazioni. L'evangelo è per tutti, per i poveri, per i ricchi, per le donne, i bambini, per i lebbrosi, i malati, per chi è nel lutto e nel dolore, per gente di ogni popolo e nazione, senza distinzione di colore. E quella parola parla al cuore e alla mente di ognuno, a tutte le latitudini. È scritto :"La parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore" (Ebrei 4:12).

Lo Spirito Santo alimenta in noi quella parola che, come un seme, mette le radici per produrre il suo frutto nella nostra vita.

Io credo che la scuola di Giovanni battista prima e poi la predicazione di Gesù abbia prodotto nei due discepoli il desiderio di sapere di più di Gesù.

 

Venite e vedrete

Alla domanda di Gesù: "Che cercate?", Andrea e l'altro discepolo (probabilmente Giovanni, il discepolo che Gesù amava) rispondono a loro volta con una domanda "Rabbì (Maestro), dove abiti?" (38), che svela il loro desiderio di conoscere dove e come vive il Maestro. L'attrazione di Gesù e del suo messaggio si unisce alla curiosità di sapere di più della sua vita quotidiana: come trascorre il suo tempo, dove mangia, dove dorme, chi incontra, come si comporta. E Gesù non si sottrae a questo loro desiderio. La sua risposta è: "Venite e vedrete", come dire: "Venite e vi renderete conto personalmente".

In effetti, noi tutti sappiamo che se vuoi conoscere bene qualcuno, come si suol dire, "ci devi mangiare e bere".

Il nostro testo ci dice che "essi dunque, andarono, videro dove abitava e stettero con lui quel giorno" (39). Andarono, videro e dimorarono.

 

c)    Con Cefa

Dopo quell'incontro i due giovani non sono più gli stessi. Essi sentono un forte appello a testimoniare ad altri l'esperienza vissuta. La prima testimonianza è in ambito familiare: Andrea racconta a suo fratello Simone ogni cosa e dice: "Abbiamo trovato il Messia, il Cristo". Poi lo conduce da Gesù e da questo incontro Simone uscì con un nuovo nome: "Cefa, che si traduce Pietro" (42). "Pietro" significa "roccia" e rappresenta la roccia della fede. Pietro, al pari di tutti gli altri discepoli, ebbe momenti di debolezza, di paura e di smarrimento, tuttavia egli resta un forte testimone del Signore. 

 

Essere discepoli oggi

Il potere di attrazione di Gesù è notevole per tutti. Il suo messaggio e la sua vita hanno una profondità e un'altezza irraggiungibili, eppure la sua predicazione e il suo esempio stanno lì a indicarci qual è il senso e lo scopo della nostra vita, a impegnarci a dare le giuste priorità alle nostre scelte seguendo le indicazioni del Maestro.

Essere suoi discepoli oggi significa "prendere la sua croce" (Lc. 14:26)su di noi, assumersi il peso e il rischio della missione e lavorare per l'avanzamento del suo Regno in una società ingiusta, dove la cultura e il pensiero dominante hanno il potere di anestetizzare le coscienze e togliere ogni capacità di reazione critica di fronte all'ignoranza e alla stupidità diffusa, dinanzi alla povertà, all'illegalità, allo sfruttamento e alla schiavizzazione di donne e bambini, dinanzi alla violenza. 

Essere suoi discepoli oggi vuol dire avere il coraggio di schierarsi dalla parte del diritto e denunciare pacificamente soprusi e malefatte, lottare per valorizzare la dignità e il rispetto della persona, per la libertà.

Dunque, essere discepoli, significa cambiamento, adesione schierarsi, scegliere. Significa sequela, vincolo a Cristo, perché non c'è sequela se non c'è Gesù Cristo, come non c'è cristianesimo senza Cristo (D.Bonhoeffer in Sequela, Queriniana, pag.45).

Il Signore ci dia il coraggio di vivere il suo Vangelo con coerenza e fedeltà nella quotidiana ordinarietà della nostra vita. Sono convinto che il cambiamento di questa società, nonostante la ricchezza del pensiero umano e tutti gli sforzi dell'uomo per renderla più giusta, possa essere realizzato se fondato sul progetto di redenzione di Cristo Gesù, sulla potenza del suo messaggio di grazia e di misericordia per tutta l'umanità. La vera pace, la vera giustizia e la vera libertà, discendono da Lui. Ogni valore fondativo dell'umana convivenza deriva da Lui, perché al centro del pensiero del Signore c'è l'amore di Dio per la sua creatura, il perseguimento di ogni bene per tutti, nessuno escluso.
Il "regno di Dio" è giunto fino a noi nella persona di Cristo Gesù.
Noi tutti siamo chiamati a diffonderlo tra noi, in questo mondo, in questo tempo.

 

Aldo Palladino

 

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