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23 giugno 2010

Salmo 10

Il castigo dell'empio

 

Una riflessione di Aldo Palladino

 

Il testo biblico

1 O SIGNORE, perché te ne stai lontano?
Perché ti nascondi in tempo d'angoscia?
2 L'empio nella sua superbia perseguita con furore i miseri;
essi rimangono presi nelle insidie tese dai malvagi:
3 poiché l'empio si gloria delle brame dell'anima sua,
benedice il rapace e disprezza il SIGNORE.
4 L'empio, con viso altero, dice:
«Il SIGNORE non farà inchieste».
Tutti i suoi pensieri sono: «Non c'è Dio!»
5 Le sue vie sono prospere in ogni tempo;
cosa troppo alta per lui sono i tuoi giudizi;
con un soffio egli disperde tutti i suoi nemici.
6 Egli dice in cuor suo: «Non sarò mai smosso;
d'età in età non m'accadrà male alcuno».
7 La sua bocca è piena di maledizione, di frodi e di violenza;
sotto la sua lingua c'è malizia e iniquità.
8 Egli sta in agguato nei villaggi;
uccide l'innocente in luoghi nascosti;
i suoi occhi spiano il misero.
9 Sta in agguato nel suo nascondiglio come un leone nella sua tana;
sta in agguato per sorprendere il misero;
egli sorprende lo sventurato trascinandolo nella sua rete.
10 Se ne sta quatto e chino,
e gli infelici soccombono alla sua forza.
11 Dice in cuor suo: «Dio dimentica,
nasconde la sua faccia, non vedrà mai».
12 Ergiti, o SIGNORE! O Dio, alza la tua mano!
Non dimenticare i miseri.
13 Perché l'empio disprezza Dio?
Perché dice in cuor suo: «Non ne chiederà conto?»
14 Invece tu hai visto; poiché tu tieni conto della malvagità e dei soprusi
per poi ripagare con la tua mano.
A te si abbandona il misero;
tu sei il sostegno dell'orfano.
15 Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
punisci la sua empietà, e tu non la ritrovi più.
16 Il SIGNORE è re in eterno;
le nazioni sono state sterminate dalla sua terra.
17 O SIGNORE, tu esaudisci il desiderio degli umili;
tu fortifichi il cuor loro, porgi il tuo orecchio
18 per render giustizia all'orfano e all'oppresso,
affinché l'uomo, che è fatto di terra, cessi d'incutere spavento.

 

 

In attesa di giudizio

L'umanità è piena di violenza. Non c'è epoca storica che non abbia registrato piccoli e grandi eventi di violenza, di guerra, di distruzione, di soprusi, di vendette, ecc. Storie di solito in cui i più forti, i più malvagi, persone spregiudicate e senza cuore, costringono i più deboli, i più umili, a sottostare alle loro bramosie più infami e ingiuste.  

La domanda del Salmista dinanzi al dilagare dell'empio, dell'uomo senza scrupoli e senza Dio, è una preghiera d'invocazione a Dio per intervenire e fare giustizia.

È una preghiera fatta sempre più frequentemente anche ai nostri giorni, perché il nichilismo nel quale è sprofondata la nostra società ha generato dei mostri che pensano di poter fare tutto quello che vogliono per assenza di impunità. Per loro Dio non "farà inchieste"semplicemente perché essi pensano che "non c'è Dio" (4). Oggi, più che in altri periodi della storia, questo è il motivo di tanta corruzione: rimosso Dio e il suo giudizio, l'uomo crede di essere finalmente libero e padrone della propria vita e di quella dei propri simili. Ma non è così. Dio vede, conosce le afflizioni presenti in questa umanità e non resterà indifferente davanti alla malvagità. Egli ascolta il grido degli umili e dei sofferenti e interverrà per fortificarli e liberarli dalle mani degli empi e dei malvagi. Questi, alla fine, andranno in giudizio dinanzi a Dio, perché Dio "non terrà il colpevole per innocente (Es 34:7).

 

Dio fa giustizia

Ci sono molti motivi di speranza nella preghiera del Salmista. Dal versetto 14 fino alla fine del salmo, questa speranza diventa certezza che Dio renderà giustizia quando farà cessare l'empietà dell'empio e del malvagio (15). Dio è re (16) e resta padrone della storia. Le nazioni che gli si oppongono saranno sterminate dalla terra e la tirannia dei malvagi cesserà. Non è una favola a lieto fine, ma la realtà di una fede vincente, che si fonda sulle promesse che Dio ha fatto rivelando non solo il volto di un Padre pieno di misericordia, ma anche quello di un giudice che prenderà le difese dei poveri, degli umili, dell'orfano e della vedova, cioè di tutte le persone deboli e indifese della nostra misera umanità.

A noi credenti è dato, oggi, di annunciare l'amore di Dio per tutta l'umanità e, parimente, di proclamare il suo giudizio su tutti quelli che avranno estromesso Dio dalla loro vita e oppresso coloro che Egli predilige e ama (Gv 5:29; Rm. 2:3;Gc 2:13).

 

 

                    Aldo Palladino

 

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