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15 marzo 2010

SULLA TRINITA'


di Aldo Palladino

                                                                 

 

Premessa

 

Questo studio nasce dal desiderio di:

·         dare contenuti biblici e storici alla nostra fede cristiana;

·         sapere di quale cultura siamo figli;

·         fare chiarezza su frasi che ripetiamo a memoria senza avere 

     consapevolezza del loro profondo significato.

 

Una precisazione: nonostante tutti gli sforzi dell'uomo per comprendere la dottrina della Trinità, essa rimane un mistero.

 

 

TRINITÀ' E' UN TERMINE CHE NON TROVIAMO NELLA BIBBIA

 

MA

 

· NELLA CREAZIONE TROVIAMO LA "FIRMA" DELLA TRINITÀ'

E

· NELLE SCRITTURE   TROVIAMO LA RIVELAZIONE DI DIO, CHE SI MANIFESTA IN MODO TRINITARIO.

 

 

 

LA "FIRMA" DELLA TRINITÀ NELLA CREAZIONE

 

            Alcuni esempi:

1)      uomo/donna = spirito - anima - corpo (1 Tess. 5: 23);

2)      il sole = materia – calore – luce;

3)      lo spazio = altezza - lunghezza – larghezza;

4)      il tempo = passato - presente – futuro;

5)      acqua (H2O) = 2 parti di idrogeno e 1 di ossigeno = 3 parti;

6)      acqua (solidificata o vaporizzata) = ghiaccio – liquido – vapore;

7)      i colori primari in natura = rosso – blu – giallo

      (rosso-giallo=arancione; giallo-blu=verde;blu-rosso=viola ecc.)

8)      il pensiero umano = mente, conoscenza e amore (mens, notitia e

     amor) oppure = memoria, comprensione e volontà (memoria,       

     intelligentia e voluntas (le triadi di Agostino).

       

 

RIVELAZIONE DI DIO NELL'ANTICO TESTAMENTO

C'è un solo Dio, Dio è unico: questa è l'affermazione dell'A.T.

 

Il privilegio del popolo d'Israele è di essere stato chiamato tra tutti i popoli della terra a testimoniare che c'è un solo Dio e che tutti gli altri dei sono falsi e muti ("Ascolta, Israele: l'Eterno, il nostro Dio, è l'unico Signore"  (Deut. 6:4; Gen: 1:1; 1 Re 8:60; 2 Re 19:15; Is. 42:8; Is. 43:10-11; Is. 44: 6; Is: 45:21; Deut. 32:39; Os: 13: 4)  

 

Ma nelle sue manifestazioni, Dio appare sotto tre personificazioni (le cosiddette mediazioni di Dio) che vanno a costituire il fondamento della dottrina trinitaria.

 

Le personificazioni o mediazioni di Dio sono:

 

1)   La Sapienza

  a) è presente al momento della creazione (Prov. 8:22-31);

b) appare come una persona distinta da Dio e tuttavia dipendente da Lui

    in tutta la letteratura sapienziale e nei libri di Giobbe, Proverbi e Ecclesiaste

    (Prov.1:20-33; 9:1-6; Giobbe 28:12-28).

 

2)   La Parola di Dio

Parola e discorso nascono da Dio, ma vivono come in una forma e con  un'azione quasi staccata e indipendente da Dio stesso (Salmo 147: 15-20; Isaia 55: 10-11; Salmo 119: 89).

 

Dio è fisicamente, materialmente assente, e si fa presente mediante la sua Parola (Deut. 4:12; 5: 22-25, 34:10 ss.). Ne fa esperienza Mosè sul Sinai, che non vede Jahvè sul Sinai, ma sente la sua voce e riceve la sua Parola (Es. 20:1; 24: 3-8) e le tavole della Legge, il decalogo (Es. 34:38).

Anche i profeti odono e vedono la parola che viene dal cielo (Is. 5:9; Ez.10:5; Ger.1:11; Zac. 1:8). L'espressione ricorrente è: " La parola dell'Eterno fu rivolta a …" oppure "…mi fu rivolta".

La Parola è intermediaria tra uomo e Dio.

   

3)      Lo Spirito di Dio (Ruah in ebraico, Pneuma in greco, che significa vento, soffio

 vitale, respiro che è segno di vita). Ruah è dunque vita che ha origine in Dio. Egli è:

 a) presente alla creazione (Gen. 1; 2:7);

b) presente nel Messia atteso (Isaia 42:1-3);

c) l'agente della nuova creazione (Ezechiele 36:26; 37:1-14).

 

Le manifestazioni di queste tre personificazioni mettono in evidenza gli attributi di Dio:

·   la sua unicità, che è alla base del patto di Dio col suo popolo ed è l'unica condizione che Dio impone in cambio del privilegio che gli concede di essere il suo unico Dio (Es. 20:2-5, Deut. 6:4-7, 13-15);

·   la sua onnipotenza , sia nell'opera della creazione che in quella della redenzione (Is. 46:10, Salmo 139:7-10; Is. 40:15:18);

·   la sua sapienza (Is. 28:29; Salmo 104:24);

·   la sua santità (qodes = separazione) (Amos 2:7; 4:2). Questo attributo è caratteristico, perché rispetto agli altri rende Dio impenetrabile allo sguardo degli uomini, ma anche degli angeli (i serafini infatti cantano la santità divina coprendosi la faccia con le ali (Is. 6:1-3; Salmo 98:3-5; Lev. 19:2) 

 

Ma ci sono caratteristiche di Dio che Israele scoprì nel corso della sua storia,attraverso gli eventi con cui Jahvè rivelò:

 

·  la sua verità. (Per gli Ebrei la verità ha carattere morale con valenza affettiva e significa essenzialmente fedeltà; per i Greci, invece, verità ha il significato di conoscenza ed è corrispondenza tra idee e cose). (Deut. 7:9; Deut: 32:4; Salmo 30:6);

·  la sua misericordia (Is. 55:7; Is. 49:15; Osea 11:1,8 e ss.). E attraverso la misericordia Israele fa esperienza della:

·   la paternità di Dio. Essa esprime il modo con cui Jahvè agisce verso il suo popolo (Is. 63:7; 64:12).  

 

Ci sono nell'A.T. molti passi riferiti al Servo dell'Eterno (Isaia 53)  e all'opera dello Spirito Santo, che prefigurano il mistero dell'incarnazione di Dio e l'azione del Suo Spirito.

Dio appare in un'azione dinamica.

La Scrittura è rivelazione e testimonianza di come Dio agisce dinamicamente per la salvezza dell'umanità. Tale azione salvifica si esplica in modo trinitario e la si può comprendere solo sulla base della dottrina trinitaria.

 

Dunque, nell'A.T. Dio ha fatto conoscere i suoi attributi e aspetti del suo volto. Si è manifestato come unico e solo Dio (Deut. 6:4) e non si è mai apertamente rivelato come Dio trino.

 

LA RIVELAZIONE DELLA TRINITÀ NEL NUOVO TESTAMENTO

 

Gesù ha rivelato il mistero della Trinità.

Prima di Cristo nessuno avrebbe mai pensato né detto che Jahvè è trino

 

RIVELATORE DEL MISTERO TRINITARIO

È

GESÙ CRISTO

 

La rivelazione dell'Iddio trinitario è uno dei più grandi doni che Gesù abbia fatto all'umanità. Solo Lui poteva svelare con la sua parola il vero volto di Dio. Nessun uomo, quant'anche spirituale, avrebbe mai potuto rivelarlo nel suo aspetto tripersonale.

Gesù non ha raccolto intorno a sé i suoi discepoli per dar loro lezioni sulla Trinità.

Tuttavia le sue parole e il suo comportamento lasciavano intendere che Dio non era monopersonale, ma tripersonale.

 

La prima rivelazione di Gesù riguarda se stesso come Figlio di Dio, servo di Jahvé. Attraverso i suoi atti e le sue parole mostra e rivela che non è un uomo come gli altri né un profeta speciale o un taumaturgo. Si presenta come Figlio di Dio e ciò gli attira l'odio degli Scribi e dei Farisei e in seguito è il motivo della condanna a morte.

 

Poi, in qualità di Figlio, egli rivela la figura del Padre. Matteo 11:25-27 dice: "…nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare". Tutta la sua vita, volta a fare il bene, a operare miracoli, a rispondere ai bisogni fisici e spirituali dell'uomo, è la testimonianza e il riconoscimento della presenza di un Padre misericordioso che nel suo Figlio Gesù è venuto incontro all'umanità.

Infine parla di una terza realtà divina: lo Spirito Santo.

Gesù lo presenta come insegnante, consolatore, giudice, consigliere, guida, avvocato (Giov. 14: 16-17, 25-26;16: 7-8, 13).  

 

Gesù parla congiuntamente delle tre persone in Matteo 28:19: "Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo", versetti diventati famosi per il collegamento al battesimo

 

Il credo trinitario viene anche da tutti quei versetti che nel Nuovo Testamento rendono testimonianza all'insieme delle relazioni tra Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Padre è rivelato dal Figlio mediante lo Spirito Santo.

 

2 Corinzi 13:13 è la formula finale delle preghiere della tradizione cristiana.

 

Padre, Figlio e Spirito Santo collaborano nell'opera della salvezza  con un intento comune e un totale coinvolgimento. Gesù salva in quanto Figlio di Dio, ma per volontà del Padre e con l'assistenza dello Spirito santo.

(1 Cor. 12:3; 1:21-25; 2:1-5; Gal. 4:6; Ef.2:20-22; 2 Tess. 2:13-14; Tito 3:4-6;  1 Pt. 1:2 ecc.).

 

CHI HA INVENTATO IL TERMINE TRINITÀ

 

Un po' di storia

 

Tertulliano (160 ca. – 220 ca.)

 

Ho sopra detto che il termine Trinità non esiste nella Bibbia. Esso fu introdotto da Tertulliano Quinto Settimio Florente, che è anche responsabile di aver coniato l'espressione tre persone, una sostanza sempre con riferimento alla Trinità.

 

a)      Trinità. Dal latino Trinitas (triunitas), Tertulliano influenzò tutta la cultura del suo tempo, soprattutto quella occidentale tanto che il termine è tuttora in uso.

 

b)      Persona. Tertulliano ha introdotto il termine greco hypostasis che in italiano viene tradotta persona. Cosa intendeva Tertulliano con questo termine? I teologi, dopo ampio dibattito, pensano che persona indichi la maschera teatrale che gli attori utilizzavano nel teatro greco o romano per interpretare un personaggio della commedia. Da questo si è dedotto che il termine possa avere anche il significato di ruolo, personaggio. Probabilmente Tertulliano quando ha detto tre persone voleva intendere che Dio è unico, ma interpreta tre ruoli distinti, ma collegati, che interagiscono tra loro.

 

c)Sostanza (essenza, gr. ousia). Significava, secondo Tertulliano, una fondamentale unità all'interno della Deità, vale a dire ciò che hanno in comune le tre Persone.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

 

Per spiegare il concetto di sostanza, Tertulliano adopera delle analogie cosmologiche:

-          la radice e l'arbusto sono due cose, benché congiunte;

-          la sorgente e il ruscello sono due cose, per quanto indivise;

-          il sole e il raggio sono due forme, quantunque connesse.

Così: radice, arbusto, frutto; sorgente, ruscello, irrigazione; sole, raggio, irradiazione chiariscono l'unità della sostanza e la distinzione delle persone.

 

Tertulliano ci dà una dottrina trinitaria con un approccio di subordinazione delle   persone del Figlio e dello Spirito a quella del Padre.                                                                                                            

Il subordinazionismo, d'altra parte, resta uno dei difetti comuni a tutte le cristologie dei primi tre secoli. E' infatti presente in Giustino, Atenagora,  Taziano, Clemente Alessandrino, Origene ecc.

 

Agostino

Agostino rifiuta fortemente il subordinazionismo (cioè considerare il Figlio e lo Spirito come inferiori al Padre nella Deità).

Egli sostiene che dietro l'azione di ciascuna Persona della Trinità c'è l'azione dell'intera Trinità. Per questo l'umanità viene creata non a immagine di Dio soltanto, ma a immagine della Trinità. 

 

Il Figlio e lo Spirito possono apparire posteriori al Padre, ma questo è vero solo per il loro ruolo nel processo della salvezza.  

Per quanto il Figlio e lo Spirito possano apparire subordinati al Padre nella storia, nell'eternità essi sono co-eguali.

 

Agostino identifica la Sapienza con il Figlio e lo Spirito con l'amore (agape). Ammette di non avere basi bibliche per affermare questo, ma lo desume dall'insieme del materiale biblico. Lo Spirito fa dimorare Dio in noi e noi in Dio e concepisce lo Spirito come donatore della comunità. Come lo Spirito unisce Dio e l'uomo così lo Spirito unisce le persone della Trinità.

Basandosi su 1 Cor. 13:13 (fede, speranza e carità ma la più grande di esse è la carità), egli argomenta così:

a)      il più grande dono di Dio è l'amore;

b)      il più grande dono di Dio è lo Spirito santo;

c)quindi lo Spirito santo è amore.

       

 Agostino e le "analogie psicologiche"

Agostino sostiene che Dio, nel creare il mondo, abbia impresso una traccia caratteristica su questa creazione. Ma dove cercare questa traccia? Nella  parte più alta della sua creazione, cioè nell'umanità. Per questo Agostino sostiene  che la ricerca dell'immagine di Dio deve avvenire esaminando l'uomo, in  particolare la mente umana che è il culmine dell'umanità. E' nella mente  umana che  il teologo potrebbe trovare tracce della Trinità.

Egli sostiene che il pensiero umano abbia una struttura triadica. La più importante di queste triadi sarebbe costituita da mente, conoscenza e amore (mens, notitia e amor). Altra triade è quella memoria, comprensione e volontà.

Così queste triadi sono immagini dell'essenza della Deità, ci parlano delle tre persone della Trinità.

 

La concezione agostiniana della Trinità ha esercitato un'influenza sostanziale sul pensiero delle generazioni posteriori.

 

Tommaso d'Aquino, nel suo "De trinitate", ripropone elegantemente il pensiero di Agostino.

 

Calvino, pur prendendo le distanze da Agostino sulle analogie psicologiche, nella sua opera "Istituzione della religione cristiana" ha un approccio alla Trinità secondo il pensiero di Agostino.

 

LA DIVINITÀ DEL CRISTO

 

È importante sottolineare che il Signore Gesù stesso afferma la sua divinità.

 

Applica a se stesso il "Io sono" di Yahvè.

Giov. 8: 24: " Se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati"

Giov. 8: 58: " In verità, in verità vi dico: Prima che Abrahamo fosse nato, io sono".

 

I Giudei  vogliono lapidarlo perché capiscono la sua affermazione di divinità.

Giov. 8: 59: "Allora essi presero delle pietre per lanciarle addosso a lui…"

Giov. 5: 18: "Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma addirittura chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio".

Giov. 10: 30-33: "Io e il Padre siamo uno. Perciò i Giudei raccolsero di nuovo delle pietre per lapidarlo… Noi non ti lapidiamo per nessuna opera buona, ma per bestemmia e perché tu che sei uomo ti fai Dio".

 

Gesù dichiara che è il Signore dell'A.T.

Mt. 22: 42-45: "Che ve ne pare del Cristo? Di chi è figlio? Essi (i farisei) risposero: Di Davide. Egli dunque disse loro: Come mai dunque Davide, per lo Spirito, lo chiama Signore, dicendo "Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?"

 

Gesù dichiara che è essenzialmente uno col Padre

Giov. 10: 38: "…affinché conosciate e crediate che il Padre è in me e io in Lui".

Giov. 14: 8-11: "Filippo gli disse: Signore mostraci il Padre e ci basta. Gesù gli disse: Da tanto tempo sono con voi e tu non mia hai ancora conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre; come mai dici: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me?"

Giov. 17: 3, 11, 22: " Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio e Gesù Cristo che tu hai mandato…conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dato, affinché siano uno come noi…io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno, come noi siamo uno".

 

Egli possiede gli attributi divini

Onnipresenza (Mt. 18:20; Giov. 3:13)

Onniscienza (Giov. 2: 24-25; Giov.11: 11-14; Mc.11: 6-8)

Onnipotenza (Mt.28:18; Lc. 7:14; Giov.5:21-23)

Eternità (Giov. 8: 58; 17:5)

Santità (8:46)

Grazia salvifica (Mc.2:5-7; Lc.7:48-49).

 

Gesù accetta e approva l'adorazione degli uomini

Mt. 2: 11; Mt. 14:33; Mt. 24:52; Giov. 5: 23; 20:28)

 

Anche gli scrittori del N.T. riconoscono al Cristo titoli e attributi divini

(Giov.1:1,3,10; Rom.9:5; Col. 1:16-17; Eb.1:2,8-12; 1 Giov.5:20)

Insegnano che gli è dovuta l'adorazione, come al Padre (Atti 7:59,60; 1 Cor.1:2; Fil.2:6,10,11; Col. 2:9,10; Ebr. 1:6; Ap1:5-6; 5:12,13)

La risurrezione è la prova della sua divinità (Rom. 1:4)

 

 

LA DIVINITÀ DELLO SPIRITO SANTO

 

E' affermata in modo inequivocabile. Lo Spirito santo è chiamato Spirito dell'Eterno, di Dio, del Signore, con tutta l'intimità e l'unità di natura che ciò comporta (1Cor. 2:10,11)

Il Signore è lo Spirito (2 Cor. 3:17).

Dio è Spirito (Giov.4:24).

Lo Spirito parla e agisce come Dio stesso (Atti 13:2)

Mentire allo Spirito è mentire a Dio (Atti 5:3,4)

Allo Spirito sono attribuite opere divine (Giob. 33:4; Sal. 104:29,30; Giov. 3:8; 6:63; Rom. 1:4; 8:11; 2 Cor. 3:18; ecc.)

Lo Spirito Santo viene dal Padre, è inviato da lui e dal Figlio (Giov. 15: 26; 14:16; 16:7;Atti 2:33).

 

 

IL DIBATTITO DELLA PATRISTICA SULLA PERSONA DI CRISTO  

 

Il dibattito sulla persona di Cristo fu aperto inizialmente nella chiesa orientale e tutti i padri della chiesa furono coinvolti nelle controversie teologiche che seguirono.

 

La cristologia ha avuto ai suoi inizi il problema centrale della divinità di Cristo. Che Gesù fosse visto come uomo era una verità ovvia e indiscutibile (truismo). Ciò che richiedeva una spiegazione non era il fatto della sua rassomiglianza agli uomini, ma in che cosa si differenziasse.

Eretiche erano le tesi degli:

 

Ebioniti: setta inizialmente giudaica dei primi secoli del cristianesimo, che considera Gesù un uomo normale, figlio di Giuseppe e Maria;

 

Docetisti (dal gr. dokein, sembrare): una tendenza teologica che considerava Gesù del tutto divino e che la sua natura umana era un'apparenza. Gesù non ha mai cessato di essere divino. La sua morte e le sue sofferenze sono solo apparenti. 

 

Queste tendenze furono nel tempo superate e eclissate da altre posizioni.

 

Giustino Martire, apologista del II secolo, sosteneva che Cristo è il Logos (Parola) e il Nomos.

La cristologia del Logos ha in sé un potenziale apologetico del concetto di Logos, concetto comune sia allo stoicismo che al medio-platonismo.

Il Logos è un concetto conosciuto sia dai filosofi pagani sia dai credenti. I credenti però ne hanno una conoscenza più completa in base alla sua manifestazione in Cristo.

Il Logos è stato conosciuto temporaneamente mediante le teofanie (apparizioni o manifestazioni di Dio) nell'antico Testamento. Nei vangeli, Cristo porta il Logos nella sua manifestazione più piena.

 

La controversia ariana

Ario sosteneva l'autosussistenza di Dio. Dio è l'unica e la sola fonte di tutte le cose create; tutto ciò che esiste deriva da Dio. Anche il Logos di Dio venne all'esistenza dal nulla.

Ario così scriveva:" Dio non è stato sempre un padre. C'era un tempo quando Dio era del tutto solo, e non era ancora un padre; soltanto più tardi egli divenne un padre. Il Figlio non esiste da sempre. Tutto ciò che viene creato è creato ex nihilo… così il Logos di Dio venne all'esistenza dal nulla. C'era un tempo in cui egli non esisteva. Prima che egli fosse portato all'esistenza, non esisteva. Egli ha un'esistenza per la sua esistenza creata".

I punti essenziali dell'eresia ariana sono:

a)      il Padre esisteva prima del Figlio;

b)      c'è stato un tempo in cui il Figlio non esisteva.

Il Padre e il Figlio sono su due livelli diversi. Il Padre è non generato, mentre il Figlio è una creatura perché derivata dal Padre.

Anche se Ario fa una distinzione tra Figlio e tutte le altre creature, la loro natura è essenzialmente creata e generata.

Inoltre, Ario afferma che Dio è trascendente e inaccessibile e che nessuna creatura può conoscere il Padre, neanche il Figlio. In comune con tutte le altre creature, il Figlio dipende dalla grazia di Dio, anche per quanto riguarda la rivelazione e la salvezza.

 

La risposta ad Ario di molti oppositori si basa sugli scritti del Vangelo di Giovanni.

Giov. 3: 35: "Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa".

Giov. 10: 30: "Io e il Padre siamo uno".

Giov. 12: 27: "Ora l'anima mia è turbata; e che dirò: Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo io sono giunto a quest'ora".

Giov. 14:10: "Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me;, se no,                      credetemi a motivo delle opere stesse".

Giov. 17: 3: "Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato".

Giov. 17: 11: "Padre Santo, conservali nel tuo nome, quelli che tu mi hai dato,                       affinché siano uno come noi".

 

Atanasio si contrappose ad Ario cercando di smantellarne le eresie con delle affermazioni logiche.

Partendo dall'affermazione di Ario che solo Dio può salvare, Atanasio sostiene:

a)      Soltanto Dio può salvare;

b)      Gesù  Cristo salva;

c)      Quindi Gesù Cristo è Dio.

 

 Atanasio (scuola alessandrina), inoltre, afferma che la salvezza implica l'intervento divino. E in Giov. 1:14 ("E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato fra di noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell'unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità") trova il sostegno teologico che Dio è entrato nella nostra esistenza, nella nostra condizione umana.
 
Altra argomentazione di Atanasio è che i cristiani rendono il culto e pregano Gesù Cristo.

Atanasio sostiene che se Gesù Cristo fosse una creatura, allora i cristiani rendono un culto a una creatura anziché a Dio. Sarebbero quindi degli idolatri.

Ciò dimostra che i cristiani riconoscevano che il culto vero andava a Dio. E Gesù era Dio incarnato.

 

§         Il credo di Nicea (325 d.C.) e quello di Costantinopoli (381 d.C.) riportarono tranquillità nella chiesa perché si dichiarò che Gesù Cristo era della stessa sostanza del Padre.

 

§         Il Concilio di Calcedonia (451 d.C.) riafferma che nella persona di Gesù le due nature, umana e divina, si uniscono (ved. in fondo la formulazione del Concilio).

 

Nello spiegare i termini dell'unione delle due nature nella persona di Cristo, i teologi e polemisti antichi si sono valsi spesso di due immagini: quella del ferro rovente e quella dell'arcobaleno.

Nel ferro rovente, ferro e fuoco sono elementi distinti, ma praticamente non è possibile separarli. Sono compresenti e inseparabili.

Nell'arcobaleno i colori sfumano l'uno nell'altro e non si sa dove cessa l'uno e comincia l'altro. 

 
                                                                                                                                          Aldo Palladino

 

La formula del Concilio di Calcedonia (451 d.C.)

 

Dopo il Concilio di Nicea (325), in cui si contrastarono le eresie di Ario sulla sola natura

umana di Cristo e si affermò la natura divina di Gesù, Calcedonia stabilisce l'unione della 

natura umana e della natura divina nella "persona" (mantiene la dualità delle due nature, cioè che le nature sono unite e  coincidenti).  

1.       Seguendo dunque santi padri

2.       un solo e identico Figlio,

3.       il Signore nostro Gesù Cristo

4.       insegniamo tutti concordemente a confessare:

5.      perfetto proprio nella sua divinità

6.      e perfetto proprio nella sua umanità,

7.      Dio veramente e uomo veramente

8.       proprio di anima razionale e corpo,

9.       consustanziale al Padre secondo la divinità

10.   e consustanziale a noi proprio egli medesimo secondo l'umanità,

11.   in tutto simile a noi tranne il peccato,

12.   generato dal Padre da ogni eternità secondo la divinità,

13.   negli ultimi giorni

14.   proprio egli medesimo per noi e per la nostra salvezza

15.   da Maria vergine, Madre di Dio, secondo l'umanità,

16.   uno e identico Cristo, Figlio, Signore, unigenito,

17.  in due nature

18.  senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione riconosciuto,

19.  senza che assolutamente sia stata eliminata la differenza delle nature a causa dell'unione,

20.   salva, anzi, la proprietà di ciascuna delle nature

21.   pur confluita in un solo prosopon e in una sola ipostasi,

22.   non in due prosopa ripartito o diviso,

23.   ma uno solo e identico Figlio unigenito,

24.   Dio, logos, Signore Gesù Cristo,

25.   come originariamente i profeti hanno insegnato a suo proposito

26.   e come lo stesso Signore Gesù Cristo ci ha insegnato

27.   e come ci ha tramandato infine il simbolo dei padri.

 

 

_____________________________      

9. 10. consustanziale = della stessa sostanza

12. "generato" = e non "fatto" o "creato"

17. il termine natura in greco è physis, sostanza, essenza. Ha un significato astratto, 

teorico, mentre persona è concreto. 

senza confusione… significa coincidenza delle due nature.

21. prosopon e ipostasi equivalenti al termine latino "persona ".

1 commento:

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