27 Gennaio: Giorno della Memoria
di Aldo Palladino
Non dimenticare
Quando i soldati sovietici della Prima Armata del Fronte Ucraino sono entrati ad Auschwitz (nome tedesco di Oswiecin, una piccola città che si trova nel sud della Polonia) hanno toccato con mano l'esistenza della macchina della morte organizzata dai tedeschi per lo sterminio degli ebrei, dei Rom, dei Sinti, degli omosessuali, dei Polacchi e di altre popolazioni slave. Era il 27 gennaio 1945.
Auschwitz, Birkenau, Monowitz, erano i campi che costituivano insieme una sorta di metropoli della morte organizzata con camere a gas (chiamate "docce"), forni crematori, baracche, dove i prigionieri stazionavano prima di essere eliminati.
Il mondo ha visto e ha accertato le atrocità commesse. L'inferno era lì. Le tenebre più buie hanno avvolto l'umanità e sono scese possenti accecando le menti e il cuore dell'uomo.
Per definire lo sterminio nazista si è fatto ricorso al termine Shoah, che in primo momento si è tradotto "olocausto"; in seguito, poiché "olocausto" richiamava il concetto di sacrificio biblico che rischiava di legittimare quei terribili eventi di morte e di distruzione, si è tradotto Shoah con "catastrofe". In seguito il termine che meglio si adatta a quello che è avvenuto è "genocidio".
Scrive Elena Lowental: " Il Giorno della Memoria non vuole misconoscere gli altri genocidi di cui l'umanità è stata capace, né sostenere un'assai poco ambita «superiorità» del dolore ebraico. Non è infatti, un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza collettiva del fatto che l'uomo è stato capace di questo. Non è la pietà per i morti ad animarlo, ma la consapevolezza di quel che è accaduto. Che non deve più accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi, nella civile e illuminata Europa, milioni di persone hanno permesso che accadesse".
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