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21 gennaio 2010

Luca 24,36-53 Un popolo di testimoni


Aldo Palladino

 

 





Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (18-25 gennaio 2010)

Parrocchia Madonna della Guardia

Via Monginevro, 251

Torino

 

Il testo biblico

36. Gli undici apostoli e i loro compagni stavano parlando di queste cose. Gesù apparve in mezzo a loro e disse: "La pace sia con voi!". 37. Sconvolti e pieni di paura, essi pensavano di vedere un fantasma. 38. Ma Gesù disse loro: "Perché avete tanti dubbi dentro di voi? 39. Guardate le mie mani e i miei piedi! Sono proprio io! Toccatemi e verificate: un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho.

40. Gesù diceva queste cose ai suoi discepoli e intanto mostrava loro le mani e i piedi. 41. Essi però, pieni di stupore e di gioia, non riuscivano a crederci: era troppo grande la loro gioia!

Allora Gesù disse: "Avete qualcosa da mangiare?" 42. Essi gli diedero un po' di pesce arrostito. 43. Gesù lo prese e lo mangiò davanti a tutti.

44. Poi disse loro: "Era questo il senso dei discorsi che vi facevo quando ero ancora con voi! Vi dissi chiaramente che doveva accadere tutto quel che di me era stato scritto nella legge di Mosè, negli scritti dei profeti e nei salmi!

45. Allora Gesù li aiutò a capire le profezie della Bibbia. 46. Poi aggiunse: "Così sta scritto: il Messia doveva morire, ma il terzo giorno doveva resuscitare dai morti. 47-48. Per suo incarico ora deve essere portato a tutti i popoli l'invito a cambiare vita e a ricevere il perdono dei peccati. Voi sarete testimoni di tutto ciò cominciando da Gerusalemme. 49. Perciò io manderò su di voi lo Spirito Santo, che Dio, mio Padre, ha promesso. Voi però restate nella città di Gerusalemme fino a quando Dio non vi riempirà con la sua forza".

50. Poi Gesù, condusse i suoi discepoli verso il villaggio di Betania. Alzò le mani sopra di loro e li benedisse. 51. Mentre li benediceva si separò da loro e fu portato verso il cielo. 52. I suoi discepoli lo adorarono. Poi tornarono verso Gerusalemme, pieni di gioia. 53. E stavano sempre nel tempio lodando e ringraziando Dio. (versione TILC).

 

 

Nel brano che abbiamo letto, notiamo che i discepoli e i loro compagni stanno commentando i fatti straordinari accaduti in quei giorni:

-         la tomba è stata trovata vuota;

-         gli angeli rivelano alle donne che Gesù non è più lì, ma è risorto;

-         Pietro trova le fasce nella tomba senza alcuna traccia del corpo di Gesù;

-         i due discepoli di Emmaus raccontano di aver riconosciuto Gesù alla frazione del pane e poi è scomparso.

Insomma, essi stanno raccogliendo elementi e resoconti vari sulla sparizione di Gesù. Molti sono i loro dubbi e molte le domande che non trovano risposte, almeno fino a quel momento. Il loro scetticismo è notevole. Ma, ecco, Gesù appare loro e li rassicura che è proprio lui, in carne e ossa. Egli è vivo. "Toccatemi e verificate...e mostrava loro le mani e i piedi" (39-40). Poi mangia un pesce arrostito (43).

Allora, lo scetticismo dei discepoli comincia a trasformarsi in un misto di stupore e gioia. Qualcosa comincia a cambiare in loro.

Infine, Gesù spiega che tutto quello che era accaduto era già scritto nella legge di Mosé, negli scritti dei profeti e nei salmi, cioè nelle Scritture che essi leggevano secondo le quali Egli doveva morire e risuscitare il terzo giorno. 

Abbiamo, dunque, la conferma che la testimonianza resa dalle Scritture era vera. E Gesù stesso, davanti ai discepoli era la testimonianza vivente, la prova inconfutabile che Dio lo aveva risuscitato. Nel Salmo 16,10, salmo di Davide, è scritto: "Tu non abbandonerai l'anima mia in potere della morte, né permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione" (Riveduta). Salmo profetico che Gesù realizza con la sua risurrezione.

 

Questa parte finale del vangelo di Luca consegna alla nostra memoria quel momento fondamentale in cui Gesù affidò l'incarico ai suoi discepoli di annunziare a tutti i popoli di convertirsi alla sua Parola e di ricevere il perdono dei peccati. L'evangelista Luca pone grande enfasi nel suo Vangelo alla proclamazione che la salvezza è a disposizione di tutti, salvezza universale. Essi, pertanto, sono i testimoni oculari (Lc. 1,2) della sua vita, della sua morte e della sua risurrezione, mandati (da qui il nome di apostoli) a proclamare che nel nome di Gesù Cristo c'è speranza, salvezza, verità, vita.

Anche noi, abbiamo creduto per fede a quell'annuncio e per questo sentiamo la vocazione di Gesù, e la conseguente responsabilità, come rivolta anche a noi: Voi siete testimoni di tutto ciò", tema di questa Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, su cui si riflette in molte parrocchie cattoliche, ortodosse, nei templi protestanti cristiani evangelici, per dire che il fondamento della nostra unità viene da lontano, nella persona e nell'opera di Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore.

L'autore della lettera agli Efesini (4, 1-6), per esortare la comunità di Efeso a comportarsi in modo degno della vocazione che era stata rivolta, elenca i motivi per cui è necessario sforzarsi di conservare l'unità dello Spirito col vincolo della pace. Egli dice: "Uno solo è il corpo, uno solo è lo Spirito, come una sola è la speranza alla quale Dio vi ha chiamati. Uno solo è il Signore, una sola è la fede, uno solo è il battesimo. Uno solo è Dio, Padre di tutti, al di sopra di tutti, che in tutti è presente e agisce".

Voi siete testimoni di tutto ciò.

In quel "voi" io vedo la comunità ecclesiale, senza divisioni, senza rivalità, tutti i cristiani credenti, che attingono alla stessa unica e sovrana Sorgente della vita.

"Voi siete testimoni". L'identità dei discepoli è chiara. Anche se impauriti, dubbiosi, angosciati, perplessi, dinanzi alla realtà del Cristo risorto, che essi hanno visto e toccato, la loro posizione cambia. Spettatori di un evento straordinario, essi diventano protagonisti di un'attività missionaria altrettanto straordinaria che è l'inizio dello sviluppo del cristianesimo.

 

Anche noi, oggi, siamo chiamati ad essere dei testimoni. Anche se pieni di preoccupazioni per la nostra vita, sempre più difficile e complicata per i tanti problemi che dobbiamo affrontare, anche se insoddisfatti, delusi, incerti, talvolta depressi e sfiduciati, anche se viviamo la vita senza un vero senso e dunque sempre alla ricerca di una identità, l'appello del Signore a essere dei testimoni in questo mondo può e deve farci tornare a ritrovare un vero motivo per tornare a gioire.

Si tratta, infatti, di riscoprire la gioia del servizio per gli altri, facendo del bene, parlando dell'amore del Signore Gesù Cristo a chi ci sta intorno, di ritornare alla comunione fraterna nella vita della parrocchia a cui apparteniamo, a solidarizzare con i bisognosi attraverso opere di pietà e di vero aiuto, ad accoglierci gli uni gli altri senza paura, senza pregiudizi.

Essere testimone di Gesù Cristo significa, come dice l'apostolo Paolo, essere "ambasciatori per Cristo" (2 Cor. 5,20). Cioè non solo persone che raccontano, quali sono i testimoni, ma anche persone che rappresentano e portano un messaggio da parte di un'Autorità, da parte di Dio.

Essere testimone di Gesù Cristo significa che la vita non si nutre più di vani ragionamenti o di strane filosofie, ma dimora nella Parola di Dio vivificata dalla potenza dello Spirito Santo, che ci guida nella verità e nell'amore.

Essere testimone significa essere per prima coinvolti in un'opera di conversione tale da diventare noi stessi una "lettera di Cristo" (2 Cor. 3, 3). La nostra vita deve parlare della bontà di Dio.

Essere testimone, significa amare il Signore Dio con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, con tutta la nostra mente e amare il nostro prossimo come noi stessi (Mt. 22, 36-39).

Essere testimone, dunque, significa vivere una vita autenticamente cristiana, come discepoli che si pongono alla sequela di Gesù Cristo.

Questa è la vocazione che abbiamo ricevuto.

La Scrittura è ricca di personaggi che hanno vissuto esperienze ed eventi in cui Dio li ha incontrati sul loro cammino, uomini e donne come noi, che dinanzi alla rivelazione della sua misericordia si sono messi al suo servizio, totalmente, anche fino alla morte 

Di martiri della fede in Cristo (martiri significa testimoni) è piena la storia della cristianità.

Il nostro testo si chiude in modo succinto con l'invito rivolto ai discepoli di recarsi a Gerusalemme e di attendere là la manifestazione con potenza dello Spirito Santo, che ispirerà ogni testimonianza (Gv. 16,13). Infine, c'è la benedizione di Gesù sui discepoli e la sua ascensione al cielo.

Anche noi, oggi, con l'aiuto dello Spirito Santo ci poniamo in continuità con tutti i testimoni della cristianità che ci hanno preceduto per raccontare le grandi cose che Dio ha fatto per questa umanità in Cristo Gesù, per proclamare il suo amore e il suo perdono.

Il nostro impegno è di farlo con fedeltà, con umiltà, in uno spirito di sottomissione, di ubbidienza e di preghiera. Amen.

                                                                                                            Aldo Palladino

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