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01 marzo 2009

Matteo 4,1-11

La tentazione di Gesù

 

Predicazione di Aldo Palladino

 


Chiesa Evangelica Battista
Via Viterbo, 119 – Torino
Domenica, 1 marzo 2009


Il testo biblico

1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2 E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3 E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio"» [Deut. 8,3].

5 Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio, 6 e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto:

"Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo,

ed essi ti porteranno sulle loro mani,

perché tu non urti con il piede contro una pietra"» [Salmo 91,11-12].

7 Gesù gli rispose: «È altresì scritto: "Non tentare il Signore Dio tuo"» [Deut. 6,16].

8 Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: 9 «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori». 10 Allora Gesù gli disse: «Vattene, Satana, poiché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto"»[Deut. 6,13].

11 Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano.

 

Letture d'appoggio: Salmo 70; Eb. 4,14-16

 

Gesù nel deserto

questo episodio della tentazione di Gesù si trova nei vangeli sinottici subito dopo il battesimo al fiume Giordano dove, come ricorderete, ci fu quella gloriosa visione dei cieli che si aprirono, dello Spirito Santo che scese in forma di colomba, della voce dal cielo che disse: " Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto" (3,16-17).

Il nostro testo afferma che Gesù è condotto "dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo". Perché nel deserto per 40 giorni?

Perché il deserto è metafora della nostra vita, con tutta la sua bellezza ed il suo fascino, ma – ahimè – anche con le sue insidie e la sua aridità.
Il deserto è il luogo del silenzio e della meditazione, dove le domande sul senso e sullo scopo della vita si fanno più pressanti, dove tu vai alla ricerca della tua vera identità.

Nel deserto (midbar) si sperimenta la pedagogia di Dio, che ti incontra e che si rivela come colui che parla (meddaber) al tuo cuore (Osea 2, 16).

Ma il deserto della nostra vita è il luogo di combattimenti incessanti, di incontri e scontri, è un luogo di tentazioni, e dunque esso è anche una grande scuola di formazione che ci insegna a riconoscere il nemico che ci insidia, cioè colui o colei o quella cosa che ostacola la nostra relazione con Dio e che ci fa deviare dal nostro cammino con Lui.

Il deserto è il luogo dove Dio prova la nostra fede. Sì, Dio prova la nostra fede. Non dobbiamo stupirci di questo, perché la sua prova non è un giudizio su di noi, ma una scuola nella quale la nostra fede si fortifica e diventa consolazione quando sei nello sconforto, diventa una perfetta armatura quando cerchi protezione e mette le ali alla tua ricerca di libertà e di felicità. La prova ti fa diventare adulto, ti fa crescere, ti rende sapiente e ti insegna a camminare fidando completamente nel Signore e nella sua Parola.

Viene da pensare alla prova a cui fu sottoposto Abramo, quando Dio gli chiese di sacrificare il figlio unico, Isacco (Gen. 22,1-2), ed anche ai quaranta giorni e alle quaranta notti di Mosé sul monte Sinai, prima che Dio gli desse le tavole con i dieci comandamenti (Es. 34,28; Deut. 9, 9.18) o al profeta Elia o alla dura esperienza di Giobbe .

Ma il numero quaranta evoca anche il numero degli anni in cui Israele rimase nel deserto, dove fu messo alla prova da Dio per vedere cosa c'era nel suo cuore.

Anche Gesù, dichiarato Figlio di Dio al Giordano, come uomo doveva essere messo alla prova.

 

Tre tentazioni

Il nostro testo ci parla di tre tipi di tentazioni. Perché? Perché quando Gesù ha iniziato il suo ministero, nella società giudaica sono nate delle forti aspettative sul messianismo di Gesù, che doveva essere, a seconda degli orientamenti delle masse:
a) un "riformatore sociale";
b) un "taumaturgo di successo e di prestigio";
c) un "riformatore politico".

 

La prima tentazione

Nella prima tentazione Gesù deve affrontare un bisogno materiale, il bisogno di mangiare, perché dopo 40 giorni di digiuno, il nostro testo ci dice che "ebbe fame".

Ed ecco la tentazione: ""Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pane".

Dostoevskij nell'opera I Fratelli Karamazov queste parole le commenta così: «Vedi tu queste pietre in questo nudo e infuocato deserto? Mutale in pani e l'umanità sorgerà dietro a te come un riconoscente e docile gregge, con l'eterna paura di vederti ritirare la mano e rimanere senza i pani».

Il senso della proposta satanica è limpido: non sei qui per guidare l'umanità? Risolvi i suoi problemi - e quello del pane è il primo - e ad essa non parrà vero di consegnarti la sua libertà.

Se avesse trasformato le pietre in pani avrebbe mostrato che non aveva bisogno del Padre per vivere. Invece, la sua risposta è stata: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio". Il vero miracolo è la perfetta ubbidienza alla volontà del Padre. Questo è il cibo di cui si nutre e vive Gesù. Lo disse ai suoi discepoli: " Il mio cibo è di far la volontà di colui che mi ha mandato" (Giov. 4,34). Dunque, Gesù qui rifiuta la tentazione a diventare un "messia riformatore sociale" in grado di risolvere il problema delle masse affamate. Qualcuno ha affermato che Satana ha cercato di indurre il Signore a diventare un fornaio piuttosto che il Salvatore dell'umanità.

Anche oggi, dinanzi alla crisi economico-finanziaria tra le più gravi che la nostra società abbia avuto negli ultimi 80 anni, c'è quest'idea di aspettare qualcuno, una persona o un ordine nuovo, che risolva il problema di tanti lavoratori che perdono il posto di lavoro e che si trovano in seria difficoltà a procurarsi del pane essenziale alla vita. Si aspetta qualcuno che abbia il potere di trasformare le pietre in pani.

Come cristiani, discepoli e seguaci di Gesù, non stiamo con le mani in mano dinanzi alle difficoltà del momento e desideriamo assumerci le nostre responsabilità per cercare soluzioni a questa crisi, ma non possiamo esimerci dal pregare il Padre Nostro e dire: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano".

Come Israele nel deserto, anche noi saremo nutriti della manna e impareremo la grazia di Dio, che ci provvede giorno per giorno ciò di cui abbiamo bisogno. Il pane è necessario, ma il pane non basta: occorre cibarsi e vivere della Parola di Dio, quella Parola che educa le coscienze e rende solidali.

 

La seconda tentazione

In questa tentazione, Gesù è condotto a Gerusalemme, sul pinnacolo del Tempio (=piccola ala del Tempio). Non sappiamo se sia stato realmente trasportato o sia stata una visione o un dubbio della sua mente; in ogni caso, a Gesù, Figlio di Dio, è stato proposto di gettarsi giù dal tempio, tanto Dio, attraverso i suoi angeli, lo avrebbe preso a volo e sostenuto (Salmo 91,11-12).

All'uso provocatorio e blasfemo della Scrittura da parte del diavolo, Gesù risponde con un'altra parola della Scrittura: "Non tentare il Signore Iddio tuo" (Deut. 6,16).

Gesù ci insegna che la vera fiducia in Dio non consiste nel mettere alla prova Dio e a verificare se egli sia presente nella nostra vita attraverso suoi interventi soprannaturali, ma nella sottomissione a lui e nella totale fiducia in Lui senza dubitare.

Israele nel deserto commise il peccato di dubitare se Dio era tra loro quando a Massa (= tentazione) e Meriba (=contesa) tentarono il Signore dicendo: "Il Signore è in mezzo a noi, si o no?" (Es. 17,6-8).

Impariamo da questa seconda tentazione come il mondo ci possa sedurre proponendoci un cristianesimo legato al successo. È diabolico pensare di avere noi ogni soluzione nelle mani, visto che siamo figli di Dio.

Quanti tentativi sono stati fatti nel corso della storia per fare di Cristo un semplice taumaturgo e del cristianesimo un'ideologia miracolistica, che a richiesta sapesse soddisfare i desideri delle masse!

Anche a Gesù i contemporanei chiedevano sempre nuove prove, nuovi miracoli e sempre più spettacolari, come quando gli scribi e i farisei gli chiesero: "Noi vorremmo vederti fare un segno" (Mt. 12, 38). E Gesù rispose: "Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno; e segno non le sarà dato, tranne il segno del profeta Giona" (Mt. 12, 39), cioè il segno della morte e della risurrezione di Gesù.

Chi cerca una religione dei miracoli non ha ancora compreso il messaggio dell'Evangelo, che ci porta alla croce, ci fa vedere la tomba vuota, che ci annunzia che Gesù è risorto e ci invita ad adorare Dio in Spirito e in verità,.

 

La terza tentazione

È l'idolatria: "Tutte queste cose io le darò a te, se prostrandoti, tu mi adori", dice Satana;. E Gesù, parafrasando Deut. 6,13, risponde: " Adora il Signore Iddio tuo, ed a lui solo rendi il culto".

Come nel giardino d'Eden, dove il serpente antico aveva sedotto Eva ed Adamo dicendo loro che sarebbero diventati come Dio, qui Satana offre a Gesù i regni della terra in cambio della sua adorazione. Ma Gesù lo scaccia via citando ancora una volta la Scrittura, che nella sua vita ha un'importanza centrale.

La tentazione è di essere un Messia "riformatore politico" che avesse il controllo dei regni della terra attraverso un potere forte, prestigioso, senza Dio e, dunque, asservito al potere del male. Un Messia capace di sconfiggere il nemico romano e fosse il restauratore della casa Davidica con la forza delle armi.

Gesù rifiuta quel tipo di Messia. Egli adora Dio, l'unico vero Dio, e non si sottomette a nessun altro, neanche in cambio di tutti i regni della terra. La sua vocazione non è il potere, ma il servizio. La sua vocazione non è essere seduto nei palazzi del potere, ma è tra la gente per servire il prossimo.

Oggi, la nostra società, in modo particolare quella italiana, patisce una crisi di valori, perché tutti pensano al successo, al potere personale, a dominare gli altri, a fare soldi, senza mettere in gioco nulla di sé per il bene del paese. Sta prevalendo nella nostra Italia una cultura che ha dimenticato ogni sentimento di solidarietà, di accoglienza, di condivisione, di abnegazione e di servizio per il bene di tutti, in uno spirito di giustizia e di pace. Una società costruita su uno spirito di dominio e di sopraffazione non può reggere nel tempo ed è destinata ad implodere. Al contrario, una società fondata su principi di vera libertà e democrazia, di rispetto, di amore e di servizio per Dio e per il prossimo è destinata a prosperare.   

 

Gesù ha vinto per noi

Le tre tentazioni di Gesù ci inducono ad una seria riflessione sulla coerenza tra la nostra fede, che professiamo, e la nostra vita, che pratichiamo. Troppo spesso sacrifichiamo principi di fede pur di ottenere qualche vantaggio o qualche interesse personale in qualche attività della nostra vita.

Gesù ci insegna ad essere figli di Dio fino in fondo, a saperci opporre alle insidie, alle tentazioni ed alle seduzioni di questo mondo, perché "egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato" (Eb. 4,15). Dunque siamo sempre chiamati ad avere una fede salda e non vacillante, a metterci nella sequela di Cristo.

La vera libertà si conquista non con le lotte di potere, né guadagnando tutte le ricchezze di questo mondo, né conquistando posizioni di primato e di grande successo. La vera libertà è un dono che Dio ci elargisce in Cristo, perché Gesù Cristo ci rappresenta come uomo, prendendo si di sé tutta la nostra misera umanità di peccato.

Il destino finale di Gesù alla croce, con la sua resurrezione e la sua glorificazione, non poteva avere delle scorciatoie e, dunque, imponeva un cammino obbligato. La strada per la vittoria finale era costellata di ostacoli a cominciare dall'esperienza del deserto. La sua vittoria non è stato un evento di un momento, ma è la vittoria che ha conseguito durante tutta la vita. E Gesù ha vinto ogni giorno per noi; ora vuole vincere in noi e con noi dandoci la forza e il coraggio di affrontare le tentazioni e superarle. 

Se il mondo vuole eliminare Dio dall'orizzonte della vita, noi siamo chiamati ad affermare la sua signoria e la sua sovranità e ad invocare sempre il suo intervento nella nostra vita, pregando: "Io sono misero e povero; o Dio, affrettati a venire in mio aiuto; tu sei il mio sostegno e il mio liberatore" (Salmo 70,5). Amen.  

 

                                                                                    Aldo Palladino

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