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21 agosto 2017




Matteo 7,24-27
Le due case

Predicazione* di Aldo Palladino







Il testo biblico
24 «Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà paragonato a un uomo avveduto che ha costruito la sua casa sopra la roccia. 25 La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno investito quella casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia. 26 E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica sarà paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27 La pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e hanno fatto impeto contro quella casa, ed essa è caduta e la sua rovina è stata grande».
     
     Questa parabola è incastonata, come tessera di un mosaico di gran pregio, alla fine del sermone sul monte o discorso della montagna su cui molto si è detto e scritto.

Il sermone sul monte: opposti schieramenti
Nel corso della storia, intorno al sermone sul monte di Gesù si sono formati opposti schieramenti: da una parte ci sono quelli che lo considerano pura utopia, dall'altra quelli che lo considerano il manifesto fondante del cristianesimo e della vita cristiana. 
     I sostenitori dell'utopia (utopisti) affermano che gli insegnamenti del discorso della montagna sono inattuabili perché sovrumani e che sono stati dati per inculcare all'essere umano la propria inadeguatezza. Secondo tale concezione il discorso della montagna viene imposto all'uomo per farlo inciampare in modo da fargli sentire il bisogno di redenzione che lo apre all'ascolto del vangelo del perdono misericordioso di Dio.
Gandhi disse che il messaggio di Gesù è racchiuso nel discorso della montagna e che si è affezionato a Gesù grazie a quel discorso. Ma criticò fortemente l'Occidente di avere deformato il messaggio di Gesù e affermò che molto di ciò che viene considerato cristianesimo è una negazione del discorso della montagna.
Karl Marx pone questo interrogativo ai cristiani del suo tempo: "Ogni attimo della vostra vita pratica non smentisce forse la vostra teoria?...Porgete forse la guancia destra a chi vi schiaffeggia la sinistra, non intentate forse un processo per diffamazione? Eppure il vangelo lo vieta!"
Il teologo Gunther Bornkamm ha scritto : "La cristianità ha saputo deviare in modo magistrale la direzione d'urto del discorso della montagna anche grazie alla sua teologia, mutandone la traiettoria e non perdendo per questo la propria pace". 
     Altri, invece, vedono nel discorso della montagna il manifesto-guida o programmatico che fissa valori e principi morali, norme di comportamento per rendere possibile una nuova umanità, e credono che esso sia un programma realizzabile ancorché arduo e fortemente impegnativo. D'altra parte tutta la nostra vita è vissuta sempre nel tentativo di realizzare sogni e speranze e raggiungere obiettivi apparentemente impossibili, ma che con determinazione e buona volontà possono diventare possibili e reali.

Una sfida per tutti
Il discorso della montagna, dunque, è una vera montagna da scalare, una vera sfida sia per i discepoli di Gesù, che hanno udito le promesse e gli insegnamenti del Signore, sia per le donne e gli uomini di ogni tempo, credenti e non credenti. È una sfida per tutti. Anche per noi, come desumiamo da quel chiunque che incontriamo all'inizio del nostro testo: "Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica…" (v. 24) e continua al v. 26: " Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica…". Ma ce lo dice anche il v. 21: "Non chiunque mi dice : Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli". Ciò significa, caro fratello e cara sorella, che questo discorso non è per altri, ma è per noi, per te e per me. Siamo chiamati direttamente in causa e posti di fronte alla nostra responsabilità. E non possiamo neanche trovare delle giustificazioni obiettando che il testo è di difficile comprensione, altamente teologico. No, il testo è chiaro e limpido e non lascia spazi a chi voglia svicolare.

Perché questa parabola, alla fine del sermone sul monte?
Ma la domanda che dobbiamo porci è: "Perché ci viene rivolta questa parabola alla fine del sermone sul monte?".
Credo che sia stata posta lì, alla fine di tutti gli insegnamenti che Gesù ci ha dato - dalle Beatitudini (Mt. 5,3-11) all'amore per i propri nemici (vv. 43-48), dai temi della legge antica (vv. 17-37) alla condanna del formalismo religioso (Mt. 6,1-4), dalla preghiera del Padre Nostro ( vv. 9-13) alla regola d'oro alla base dei nostri comportamenti (Mt. 7,12) – per indicarci la via della nostra sequela, per scuotere la nostra coscienza individuale e collettiva, e per darci le istruzioni fondamentali per costruire una vita personale veramente autentica e una società autenticamente giusta.

La casa, metafora della nostra vita
Nel nostro testo, la vita dell'uomo è paragonata ad una casa, soggetta, come tutte le cose, alla pioggia, al vento, alle tempeste, alle difficoltà della nostra esistenza. E Gesù ci dice che quella casa, quella vita può resistere se è costruita sulla roccia, su un solido fondamento, mentre se è costruita sulla sabbia sarà spazzata via facilmente.
     Dunque, per Gesù è importante il fondamento. L'apostolo Paolo spiegò ai Corinzi che la roccia è Cristo (I Cor. 10,4) e agli Efesini disse che Cristo è la pietra angolare . E Pietro scrive: "Infatti si legge nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chiunque crede in essa non resterà confuso».
I discepoli di Gesù un giorno dissero: "Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv. 6,68).

Responsabili delle nostre scelte
     Il fondamento costruito sulla roccia rappresenta il Signore stesso e la verità che andava esponendo, in modo particolare la verità concernente la nostra trasformazione interiore. La sabbia parlava della giustizia farisaica che il popolo conosceva e sulla quale molti andavano costruendo le proprie speranze. 
Noi siamo responsabili delle nostre scelte. Su che cosa vogliamo costruire la nostra vita? Sul solido o sull'effimero? Sulla roccia, su Gesù Cristo, o sulla sabbia, cioè su una religiosità asfittica e senza speranza, sulle vane illusioni, o forse sulle instabili "sicurezze" che questa vita ci offre?
Nell Scrittura Gesù ci offre sempre due comportamenti alternativi, due vie (spaziosa e angusta) e due porte (larga e stretta) (Mt. 7,13-14), due tipi di alberi (buono e cattivo) e di frutti (buoni e cattivi) (vv. 15-20), due tipi di fondamento (roccia o sabbia) e di costruttori (avveduto  o stolto: "Avveduto" (phrónimos) indica un uomo assennato, saggio, "un uomo di buon senso", "un uomo ragionevole", "una persona che considera con attenzione ciò che sta facendo ". Il termine indica acutezza intellettuale che conosce il buono e la trasforma in azione, quindi la conoscenza che si trasforma in azione. (cfr. 1 Re 3:12; Proverbi 3:7; 14:6;18:15; Isaia 44:25; Matteo 10:16 ;24,45; Matteo 25:2-9; Luca 12:42; Matteo 16:18).  (24-27).

Per una vita autentica
     E sapete perché Gesù ci offre questa alternativa? Perché il segreto di una vita autentica - (autentica è un termine che dobbiamo al filosofo  Martin Heidegger ed ha il significato di "appropriazione, "cioè far sì che le cose e le esperienze siano proprie, non vivendole alla maniera di chi si lascia portare da esse, ma al contrario desumendole all'interno della propria personale progettualità e quindi dominandole" (in "La vita autentica" di Vito Mancuso, pag. 97 – Raffaello Cortina Editore) – sta nel coltivare il dubbio, ma non il dubbio nelle parole e nella vita di Gesù, ma il dubbio di se stessi, perché dobbiamo sempre essere sempre critici verso di noi e chiederci se le scelte che facciamo nella nostra vita siano conformi a quello che Gesù ci chiede. Diceva Cartesio: " Chi cerca la verità deve una volta nella vita dubitare di tutto", per quanto è possibile (Cartesio, I principi della filosofia).
Il dubbio è alla base della nostra libertà di decidere da soli, ma Gesù ci indica la strada per fare di questa libertà l'inizio di una vera liberazione da tutti i condizionamenti culturali, da tutti gli idoli, dalle paure e dalle angosce della nostra vita, che ci accompagni nella nostra crescita spirituale e nella costruzione di un rapporto d'amore e di solidarietà con il nostro prossimo.
     Domenica prossima, 20 agosto, a Torre Pellice, inizierà il Sinodo della nostra chiesa. Saranno affrontati temi riguardanti la nostra vita comunitaria, che avranno riflessi anche su quella sociale.  
E noi preghiamo il Signore che questa nostra chiesa continui, come lo ha fatto per secoli pur attraverso persecuzioni e ostacoli di ogni genere, a fondarsi sulla Roccia, su Cristo, e a mettere in pratica i suoi insegnamenti.
                                                                                  Aldo Palladino




* Predicazione nel Tempio valdese di Coazze (To), 13 agosto 2017.

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