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04 aprile 2015



Marco 16:1-8
Meditazione di Aldo Palladino




Gli addetti ai lavori sono concordi nel ritenere questi versetti l'autentica originaria conclusione del Vangelo di Marco, mentre quelli da 9 a 20 sarebbero un'aggiunta che non è dell'evangelista.
Dunque, Marco termina il suo scritto con l'annuncio della risurrezione di Gesù da parte di un "giovane vestito di una veste bianca" (v. 5). L'annuncio è che Gesù, il crocifisso, non è più nella tomba dove era stato deposto, ma è risuscitato (v. 6). E il mandato rivolto alle donne, a Maria Maddalena, a Maria, madre di Giacomo e a Salome, che sono andate al sepolcro per imbalsamarlo, è di andare a dire ai discepoli che Gesù li avrebbe preceduti in Galilea per incontrarli là (v. 7). Ma esse, come il testo afferma, "fuggono via dal sepolcro, perché erano prese da tremito e stupore, e non dissero nulla ad alcuno, perché avevano paura" (v. 8).

L'annuncio: la tomba è vuota!
Nonostante Gesù abbia tante volte parlato ai suoi discepoli della sua morte e della sua risurrezione (8:31, 9:31, 10:34, 14: 28), le donne vanno al sepolcro per imbalsamare il suo corpo con oli vegetali e aromi. Sono convinte di trovarlo lì. La loro fede non ha radici profonde, è una fede in embrione che non ha colto i particolari delle promesse di Gesù sulla vita dopo la sua morte. E l'unica loro preoccupazione è come spostare quella pietra per entrare nel sepolcro.
Questa è la fede di tanti credenti, una fede povera, superficiale, più piccola di un granello di senape, come disse Gesù in Luca 17:6. La pietra è un ostacolo per le donne e per tutti noi che non crediamo che Dio può operare per noi. Infatti, solo Lui può spostare quella pietra, che rappresenta il nostro cuore duro, e può introdurci a contemplare la realtà della tomba vuota raccontata con una teofania sorprendente: un angelo dalle vesti bianche e con le sembianze di un giovane, che ci proietta in una dimensione sovrumana in linea con le promesse fatte. Il suo annuncio è: "Gesù è risorto, non è qui" (v. 7). Dio sposta ogni ostacolo che si frappone tra la nostra incredulità e la realtà del suo piano di vittoria e di gloria, che realizza attraverso la morte e la risurrezione di suo Figlio Gesù Cristo, tra la croce e una tomba vuota, due simboli che si pongono a fondamento della fede cristiana.

L'invio
La tomba vuota è segno che il piano di Dio continua. L'azione di Dio nel mondo e l'attuazione del suo progetto di salvezza si realizzano con la collaborazione di donne a cui viene affidato il compito di "andare a dire..." e di uomini che Gesù vuole incontrare in Galilea. Stranamente le donne del nostro testo fuggono dal sepolcro e non dicono niente a nessuno, colte da timore, tremore e paura. Il Vangelo di Marco termina con questa scena che narra la defezione delle donne e il loro stato d'animo dopo quanto avevano visto al sepolcro. Cosa pensare di questa conclusione, che però non è la fine della storia?
Credo che più che interrogare il testo occorra qui farci interrogare dal testo, nel senso che è importante farci coinvolgere dal finale del racconto che vuole spronarci a dire quale sia la nostra reazione dinanzi alla rivelazione della risurrezione e quale coinvolgimento abbiamo dinanzi ai fatti raccontati. Abbiamo un atteggiamento di paura? Sentiamo l'impellenza di una testimonianza qui ed ora della storia di Gesù? Sentiamo l'importanza di un mandato che ci è stato affidato? Accettiamo la sfida di essere coinvolti nella propagazione dell'evangelo al seguito di colui che ci precede sempre e ci traccia il sentiero da percorrere?
Il credente è chiamato a porsi in continua attesa delle sollecitazioni che il Maestro ci fa e ad aprirsi al futuro di Dio.

                                                                               Aldo Palladino

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