di Aldo Palladino
L'Esposizione Universale 2015 di Milano proporrà al mondo intero il tema "Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita" attraverso convegni, conferenze, mostre ed eventi il cui intento è di far crescere il livello di attenzione sull'emergenza alimentare, sui bisogni primari della popolazione mondiale e sul diritto di tutti e di ciascuno ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente.
Ebola permettendo, avremo la partecipazione di 21 milioni di visitatori, 144 Paesi, 3 organizzazioni internazionali, 13 organizzazioni della società civile. Una mobilitazione non indifferente di persone e risorse finanziarie che per l'Italia rappresenta una sfida a mostrare efficienza e vitalità e per tutti gli Stati partecipanti l'occasione per mettere in mostra, in questa grande vetrina, i propri progetti e i propri interventi di sostegno in campo alimentare e ambientale.
Ma per quanti sforzi siano stati finora prodotti in varie zone del mondo, c'è ancora molta strada da fare per sconfiggere la fame e la sottoalimentazione e per dare ad ogni essere umano un livello minimo di sussistenza. Expo 2015 avrà senso se saprà essere una opportunità per riflettere su questi temi, ma soprattutto se saprà essere strumento di rilancio di una coscienza collettiva che abbandoni enunciati, proclami, buone intenzioni, per diventare azione, programmi attuativi, pratica solidarietà, aiuti concreti. Certo, Expo 2015 non è un'organizzazione umanitaria e non deve né può sostituirsi ai tanti organismi che operano a livello internazionale col compito precipuo di aiutare chi muore per fame, per malnutrizione e per malattie, ma dovrà essere sede di profonda riflessione sulla necessità di nutrire tutta la popolazione mondiale, a cominciare dai più bisognosi.
Gli scenari globali davanti ai nostri occhi (mortalità infantile, fame, siccità, carestie e pandemie) ci impongono scelte coraggiose e radicali, non rinviabili perché ci coinvolgono direttamente o indirettamente. Il nostro pianeta è un villaggio in cui i problemi di un singolo riguardano tutta la comunità. Per questo Expo 2015 può e deve segnare una linea di demarcazione tra il vecchio e il nuovo rappresentando la svolta di un modo nuovo di affrontare le crisi in atto.
L'approccio nuovo è o dovrebbe essere quello di fondare una nuova umanità, più sana e più matura, che sappia eliminare ingiustizie e disparità e riconosca il diritto di tutti ad accedere ai beni fondamentali e essenziali alla vita.
"Nutrire il pianeta" è oggi il tema dei temi che significa lotta alla povertà. Sapremo tutti capaci di raggiungere l'obiettivo "nessun povero tra noi!" o dovremo rassegnarci che ci saranno sempre dei poveri?
Gesù ai suoi discepoli disse: "Che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?" (Vangelo di Marco 8,36).
La nuova umanità deve nascere sul fondamento di una nuova visione della vita, nell'ottica dell'amore per l'essere umano, per l'altro, per un nostro simile, un fondamento non più incentrato sul profitto e sull'egoismo personale, ma sulla realizzazione del bene collettivo.
È un piano ambizioso, ma credo che il Signore possa convertire il cuore dell'uomo e renderlo adatto ad ogni opera buona.
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