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11 gennaio 2009

Matteo 3, 13-17

Il battesimo di Gesù

di Aldo Palladino

 

 



Unione Predicatori Locali

Chiesa Valdese di Via Nomaglio, 8 - Torino

Domenica, 11 gennaio 2009

 

Il testo biblico

13 Allora Gesù dalla Galilea si recò al Giordano da Giovanni per essere da lui battezzato. 14 Ma questi vi si opponeva dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?» 15 Ma Gesù gli rispose: «Sia così ora, poiché conviene che noi adempiamo in questo modo ogni giustizia». Allora Giovanni lo lasciò fare. 16 Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall'acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 17 Ed ecco una voce dai cieli che disse: «Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto».

 

Testi di appoggio: Salmo 40, 4-8, Isaia 42, 1-7; Matteo  7, 21-23; Romani 12, 1-2

 

 

Inizio della missione pubblica di Gesù

Gesù, da buon ebreo, avverte che il movimento di Giovanni Battista, nel panorama variegato del profetismo in Israele, era autentico, vero. Il Battista, ultimo dei profeti, era una voce che scuoteva le coscienze, che richiamava le folle a confessare i loro peccati, e che aveva il compito di preparare il terreno per l'arrivo del Messia. Così Gesù parte dalla Galilea, da Nazareth, città della sua adolescenza e dei suoi anni giovanili (Mt. 2,23), ma anche città da cui, secondo le dicerie popolari, non poteva venire nulla di buono (Giov. 1,46) e si reca al fiume Giordano per farsi battezzare.

Cosa intendeva mostrare Gesù accettando il battesimo di Giovanni?

Noi sappiamo che il battesimo impartito da Giovanni era un battesimo d'acqua, di ravvedimento, di conversione, di dimostrazione del cambiamento di rotta nella propria vita. Certo Gesù non è lì per essere perdonato nei propri peccati, ma sceglie la via del battesimo come simbolo di umiltà, di sottomissione, di annientamento, di morte (ma anche di risurrezione), perché il vero servo rispetta in ogni cosa la volontà del suo padrone, rinunzia a se stesso e annega la propria volontà in quella del suo Signore.

Al Giordano Gesù intende iniziare la sua missione diventando prossimo di tutti quelli che si sentivano bisognosi di conversione. Ponendosi tra i peccatori, lui senza peccato, si mostra solidale con i peccatori e compie i primi atti che sanciscono la sua entrata in azione nella storia dell'umanità, il nuovo che irrompe in mezzo al popolo. È l'inizio dell'opera della redenzione che consiste nell'essere fatto peccato per noi "affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui" (2 Cor.5,21).

Fino a quel momento era stato il giovane ubbidiente, ben educato, allevato e cresciuto secondo le più pie tradizioni ebraiche, rispettoso della Torah, ma ora è giunto il tempo per uscire allo scoperto, per adempiere il compito che Dio, suo Padre, gli ha assegnato. Gesù risponde ad una precisa, antica vocazione. 

 

Giovanni Battista riconosce pubblicamente l'identità di Gesù

Il sentimento di stupore del Battista alla vista di Gesù nell'acqua per ricevere il battesimo è più che giustificato, conoscendo bene chi fosse colui che gli stava davanti.

Per il Battista, Gesù non aveva bisogno di conversione; per lui non era proprio necessario il battesimo. Anzi, era Gesù che avrebbe potuto battezzare lui, e non solo con un battesimo d'acqua, ma di Spirito. Nella sua predicazione, infatti, diceva: "Io vi battezzo con acqua, in vista del ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me…egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco" (Mt. 3,11).

C'è dunque in quest'incontro un primo riconoscimento di Gesù. Il Battista riconosce la vera identità di Gesù, il suo ruolo, la sua superiorità. "Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?" (14) .

 

Gesù spiega i motivi del suo battesimo

C'e nel testo di Matteo una conversazione tra il Battista e Gesù che non compare negli altri Vangeli. In questa conversazione Gesù dà una risposta a Giovanni Battista in cui sono spiegati i due motivi per cui è andato a farsi battezzare. Questi motivi si rintracciano in queste parole:

- "Sia così ora". Gesù fa dunque riferimento all'evento del battesimo sia nel modo in cui avviene, cioè nella sottomissione e nell'umiltà (kénosis), sia nel tempo "kairòs", il tempo dei tempi che dà inizio alla realizzazione del piano di salvezza;

- "conviene che noi adempiamo ogni giustizia". Gesù si riferisce alla "giustizia" di Dio, nel senso in cui sempre questo termine è usato nell'Antico e nel Nuovo Testamento. Dio è "giusto" quando, coerentemente con il proprio impegno, con la fedeltà al suo patto, egli porta a compimento la salvezza degli uomini, per la sua misericordia, per la sua grazia.

 All'affermazione di Gesù il Battista comprende, si sottomette e battezza Gesù.

 

Riconoscimento della dignità di Gesù quale Figlio di Dio

Quando esce dalle acque battesimali del Giordano Gesù, dopo che il suo ministero era stato riconosciuto come più forte, più grande, riceve il più alto dei riconoscimenti con una eccezionale manifestazione: 1) i cieli si aprono; 2) lo Spirito Santo scende "come una colomba" (Matteo, Marco e Giovanni), "in forma di colomba" (Luca); 3) una voce dice: " Questo è il mio diletto Figlio nel quale mi sono compiaciuto".

I cieli aperti esprimono il significato cosmico dell'evento battesimale di Gesù. Il divino si interessa all'umanità nella concretezza di un'iniziativa che in Gesù Cristo trova la sua realizzazione. Il cielo e la terra sono messi in comunicazione. Infatti Gesù disse a Natanaele: "In verità, in verità vi dico che da ora vedrete il cielo aperto…" (Giov. 1,51).  La volontà di Dio di incontrare l'uomo trova attuazione. Gesù è l'espressione di quella volontà salvifica, perché adempie la voce profetica: "Allora ho detto: "Ecco, vengo" (nel rotolo del libro è scritto di me)"per fare, o Dio, la tua volontà" (Salmo 40,7-8, ripreso da Ebrei 10,7).

La discesa dello Spirito Santo in forma di colomba su Gesù può essere interpretata come l'atto di consacrazione all'opera messianica. Per Matteo, Gesù era già il Messia quando è stato concepito, ma qui, al fiume Giordano riceve il potere e l'autorità di annunziare la vicinanza del regno di Dio (Mt. 12,28). Quel Regno è giunto fino a noi, in Cristo Gesù!

La voce che viene dal cielo: " Questo è il mio diletto Figlio nel quale mi sono compiaciuto" conferma l'applicazione a Gesù della profezia di Is. 42,1: "Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio diletto di cui mi compiaccio".  

Colui che qui viene identificato come "mio diletto Figlio" è la Parola fatta carne per la nostra salvezza (teologia dell'incarnazione). Egli ha il sostegno e l'approvazione di Dio Padre. Quella voce non chiama, ma riconosce e ratifica.  

Giovanni Battista lo ha riconosciuto in terra. Dio lo ha riconosciuto dal cielo.

 

L'insegnamento

Il testo che abbiamo letto è senza dubbio il bel racconto di un evento o di fatti che hanno degli aspetti straordinari, quasi incredibili alla nostra sensibilità pragmatica, scientifica e -  ammettiamolo – alquanto materialista. Ma quale impatto, quali conseguenze ha tutto questo nella nostra vita di credenti, cosa significa per noi?

Tra le letture bibliche di appoggio a questa nostra riflessione ho inserito quelle di Matteo e della lettera ai Romani che sono, a mio parere, due cartelli indicatori che guidano la strada da percorrere come cristiani.

Il primo cartello indicatore è un segnale di pericolo che dice: "Attento a non ridurre ai minimi termini il tuo impegno con Cristo, ma riprendi la via del servizio facendo la volontà di Dio!", perché "non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli". La giustizia che supera quella degli scribi e dei farisei (Mt. 5,20) non consiste nel possedere gli insegnamenti di Gesù, bensì nel conformarsi ad essi.

Il secondo cartello indicatore dice: "Dai tutto te stesso al Signore, cambia il tuo modo di pensare e di vivere, conosci la volontà di Dio!"

Karl Barth, nel suo libro "L'epistola ai Romani"[1], commentando i primi due versetti del cap. 12, afferma che ogni discorso intorno a Dio deve ricondursi alla concretezza della nostra vita di tutti i giorni e che l'unica teoria da stabilire è la teoria della prassi. La nostra domanda deve essere: Come possiamo vivere, cosa dobbiamo fare? E la risposta non è "un peregrino piacere delle cose astruse o del pensiero puro", ma è Cristo, la misericordia di Dio (pag. 409-410 op. cit.).

Dunque, il battesimo di Gesù è per noi occasione per ripensare al nostro impegno col Signore e riorientare la nostra vita con la stessa determinazione che Gesù ha avuto nel suo cammino. Egli si è fatto servo, diacono, per noi. Ad un certo punto della sua vita, ha deciso che quello era il momento di entrare in azione, di dire sì al suo Abbà, al suo Papà. E non si è tirato indietro. È andato avanti fino in fondo, fino alla croce.

Credo che questa sia anche la nostra strada: andare fino in fondo seguendo le orme di Gesù, nostro Signore e Salvatore.         

                                                       Aldo Palladino



        [1] Karl Bart. L'Epistola ai Romani. Saggi Universale Economica Feltrinelli; pagg. 407-421

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