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27 febbraio 2013

L'appello del Sindaco di Lampedusa

Lettera che il nuovo Sindaco di Lampedusa ha scritto all'Italia e all'Europa il 18 novembre 2012.
(Se potete, fatela girare)


Sono il nuovo Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa. Eletta a maggio 2012, al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di persone annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa per me è una cosa insopportabile. Per Lampedusa è un enorme fardello di dolore.
Abbiamo dovuto chiedere aiuto attraverso la Prefettura ai Sindaci della provincia per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11 salme; il Comune non aveva più loculi disponibili. Ne faremo altri, ma rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?
Non riesco a comprendere come una simile tragedia possa essere considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita quotidiana l'idea, per esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio che avrebbe dovuto essere per loro l'inizio di una nuova vita. Ne sono stati salvati 76 ma erano in 115, il numero dei morti è sempre di gran lunga superiore al numero dei corpi che il mare restituisce.
Sono indignata dall'assuefazione che sembra avere contagiato tutti, sono scandalizzata dal silenzio dell'Europa che ha appena ricevuto il Nobel della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha i numeri di una vera e propria guerra. Sono sempre più convinta che la politica europea sull'immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente. Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è tuttora l'unica possibilità di sperare, io credo che la loro morte in mare debba essere per l'Europa motivo di vergogna e disonore. In tutta questa tristissima pagina di storia che stiamo tutti scrivendo, l'unico motivo di orgoglio ce lo offrono quotidianamente gli uomini dello Stato italiano che salvano vite umane a 140 miglia da Lampedusa, mentre chi era a sole 30 miglia dai naufraghi, come è successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto accorrere con le velocissime motovedette che il nostro precedente governo ha regalato a Gheddafi, ha invece ignorato la loro richiesta di aiuto. Quelle motovedette vengono però efficacemente utilizzate per sequestrare i nostri pescherecci, anche quando pescano al di fuori delle acque territoriali libiche.
Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi abitanti, con le forze preposte al soccorso e all'accoglienza, che dà dignità di esseri umani a queste persone, che dà dignità al nostro Paese e all'Europa intera.
Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza".
Giusi Nicolini




Pubblico la lettera del Sindaco di Lampedusa per denunciare il silenzio in cui è stato riposto il problema dei tanti immigrati che sbarcano a Lampedusa e dei tanti morti in mare. Tante parole sono state spese in passato, ma il risultato è la solitudine degli amministratori di Lampedusa di fronte a questa emergenza.
Aldo Palladino

16 febbraio 2013


Fondamenti 

della 
Riforma protestante

  • SOLA SCRIPTURA
La fede, la teologia, la spiritualità e perfino l'organizzazione ecclesiastica protestante intendono basarsi soltanto sulla Scrittura. Questa frase ci distingue dal cattolicesimo che si basa non solo sulla Scrittura, ma anche sulla tradizione ecclesiastica. In anni recenti il ruolo della tradizione è stato ridimensionato, ma non cancellato. La mariologia cattolica, per esempio, si fonda in massima parte su tradizioni o leggende che non hanno nessuna base biblica. Dire «Sola Scriptura» non elimina i problemi. Per i valdesi medievali il centro della Scrittura era il Sermone sul Monte con le sue indicazioni di vita morale; per Lutero era la Lettera ai Romani: «Il giusto vivrà per fede». Per i Pentecostali hanno un posto importante hanno i capitoli delle epistole che parlano dei doni dello Spirito: guarigioni, parlare in lingue ecc.
Per altri, il centro è Daniele e l'apocalisse, ossia le profezie del futuro, non solo per fare dei conti più o meno strani sulla data della fine del mondo, ma soprattutto per essere incoraggiati dal pensiero che alla fine non ci sarà il nulla, bensì il Regno di Dio. Altri, ancora, concentrano la loro attenzione sui Salmi, specialmente quelli che contengono parole di lode e di riconoscenza al Signore.
Le chiese della Riforma, cioè le nostre chiese, sono comunità che sono state riformate e continuano a riformarsi secondo la Scrittura: la Scrittura, presa nella sua ricca, complessa, inseribile varietà e ricchezza, e non in uno solo dei suoi aspetti. La Scrittura letta e interpretata non in modo individualistico, ma nella comunità di uomini e di donne credenti, che si aiutano e stimolano reciprocamente a capirla e a viverla… Per esempio in quegli «studi biblici» talvolta trascurati, ma fondamentali e insostituibili per la vita e la fede degli evangelici.

  • SOLA FIDE
"Sola fide" vuol dire «soltanto per fede». In realtà questa è un'abbreviazione che, come tutte le abbreviazioni, rischia di creare qualche malinteso. La frase completa è questa: «Salvati per grazia mediante la fede».Chi ci salva, chi ci perdona, chi ci riconcilia con se stesso è Dio. Questa sua azione si chiama grazia. Fede vuol dire soltanto che siamo certi, siamo convinti che il perdono di Dio è autentico e totale, e come tale lo accettiamo. Occorre aggiungere che per molte persone la «fede» è spesso intesa come adesione intellettuale, come se volesse dire «tenere per vere certe proposizioni dogmatiche».Certo c'è anche questo elemento: se una persona ritiene che Dio non esista, non può certo fidarsi di lui; ma l'essenziale della fede è la fiducia, la convinzione profonda che Dio ci ama e che è fedele.  
Lutero, morendo, diceva: «Siamo tutti mendicanti»; non vuol dire che siamo dei miserabili; vuol dire che l'essenziale, cioè la vita, la salvezza, la vita eterna, le possiamo soltanto ricevere. La fede non è uno sforzo, non è una specie di impegno o di lotta che sarà ricompensata, non è un pagamento anticipato o posticipato. Fede è accettare da Dio la sua grazia come un neonato accetta dalla mamma nutrimento e affetto. L'espressione tradizionale «salvezza per fede» rischia dunque di essere fuorviante, perché fa della fede una sorta di opera o esercizio. La frase polemica di certe persone è, sotto questa aspetto, molto illuminante: «Noi dobbiamo fare delle opere, ma per i protestanti basta credere». Come se per gli uni la grazia costasse molto e per gli altri costasse poco. Anche in questo caso si riduce la fede a una sorta di prestazione, magari minima.
Credere è ricevere. Fede è fiducia. Pochi lo capiscono davvero. «Dinanzi a Dio siamo tutti mendicanti, questa è la verità». Il dono della grazia di Dio è così grande e così meraviglioso che non solo ci perdona, ma ci chiama ad essere discepoli riconoscenti.


  • SOLA GRATIA
Parola estremamente semplice: siamo salvati per la sola grazia di Dio. Ma qui, naturalmente, cominciano le questioni. Grazia, perdono, cancellare i peccati (ricordate il Padre Nostro:«Rimettici i nostri debiti…») sono tutte espressioni equivalenti. Ma ci sono due modi di perdonare un debito. Il primo è dire:«Il tuo debito non esiste più, straccio la cambiale». Questo è il concetto protestante della grazia: Dio cancella il nostro peccato, Gesù lo ha preso su di sé, esso non esiste più. Molte persone non riescono a pensarlo e continuano a vivere come se dovessero «pagare» qualche cosa. Alcuni addirittura ci si angosciano psicologicamente. Non dobbiamo pagare proprio niente: siamo liberi, siamo perdonati, siamo «nuovi» al cento per cento. Così grande è l'amore di Dio in Cristo...
C'è un altro modo di vedere il perdono, più tradizionale nei cattolici. Certo, essi dicono, siamo tutti salvati per grazia, ma per loro la grazia consiste nel fatto che Dio, per sua bontà, ci mette in grado di contribuire a pagare il debito. La differenza è evidente: in un caso l'essere umano collabora alla propria salvezza, le sue «opere buone» sono necessarie (anche se non sufficienti) perché sia salvato. Nell'altro caso Dio gli perdona totalmente, senza riserve, per pura bontà. Siccome noi siamo molto spesso incapaci di perdonare davvero al nostro prossimo (pensate alla frase ambigua:«Ti perdono ma non posso dimenticare») così ci pare che Dio non possa perdonarci completamente senza una pur minima controparte da parte nostra. In tal modo rendiamo Dio simile a noi, il che significa sminuirlo assai.

Ma, dirà qualcuno, le «buone opere» la moralità, il discepolato dove vanno a finire? Se Dio ci salva senza contropartita, che bisogno c'è di fare il bene? Non c'è nessun bisogno, nessun obbligo, ma c'è la chiamata di Dio rivolta a noi come persone libere e responsabili. A noi di decidere se e come rispondere al suo amore. La Bibbia ci invita a farlo e ce ne indica i modi possibili.

  • SOLUS CHRISTUS
È una parola latina che non c'è bisogno di tradurre, tanto è chiara. Ma che cosa vuol dire realmente? Da un lato è una specie di riassunto delle tre formule classiche: Sola Scrittura, Sola Grazia, Sola Fede. Ma vuol anche dire un'altra cosa, estremamente importante, cioè che la nostra "controparte", ossia la persona con cui parliamo, non è una qualche autorità ecclesiastica o spirituale terrena, ma è Gesù Cristo.. Egli è il nostro interlocutore, . Egli soltanto è colui al quale ci rivolgiamo e a cui parliamo. Ciò significa, prima di tutto, che tra noi e il Signore non c'è alcun intermediario.. Noi siamo davanti a lui faccia a faccia. Nessuna persona umana può pretendere di fare l'interprete o il mediatore tra noi e Gesù; nessun gesto sacro può frapporsi tra noi e lui.. Certo, qualcuno può aiutarci a incontrarlo con la testimonianza e con il consiglio, ma poi scompare e ci lascia a tu per tu con lui. Si noti inoltre che non abbiamo detto "io" sono davanti a Gesù, ma "noi" siamo davanti a lui. Pensiamo ai numerosi versetti dell'apostolo Paolo in cui ci parla del "corpo di Cristo". Noi, credenti, siamo membri di chiesa, siamo il "corpo di Cristo". Gesù dice: – Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. –
Per molte persone, la religione è l'essenziale di un rapporto esclusivamente individuale "tra me e Dio". Esiste senza dubbio anche la dimensione personale. Molti salmi e molti passi biblici ci mostrano il singolo in preghiera, ma questi lo è sempre in quanto membro della comunanza di fratelli e sorelle credenti, membro del corpo di Cristo membro del popolo di Dio. La preghiera che Gesù ci da insegnato dice: – Padre Nostro… – Anche quando la dico da solo, quel "nostro" mi colloca subito nella comunità e nella solidarietà dei credenti. Coloro che credono non sono membri di un club religioso o appartenenti a un'associazione volontaria, ma sono come me, in tutta la forza del termine, membra del corpo di Cristo.

  • SOLI DEO GLORIA
È bene che chi crede legga la Scrittura, creda nel perdono di Dio, si rivolga a lui nella lode e nella preghiera. Ma deve anche sapere come comportarsi nei riguardi degli esseri umani e del creato di Dio in generale. Deve cioè avere un'etica. Non per meritare in qualche modo il perdono e la salvezza, ma per rispondere al dono di Dio con riconoscenza. Il detto latino riportato più sopra significa «alla sola gloria di Dio». In altri termini l'attività del credente non ha lo scopo di glorificare se stesso, né il partito né la patria e neppure la chiesa, ma deve essere orientata a glorificare Iddio. Lo dice anche un versetto dell'Evangelo: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli». Se si guarda in una chiave biblica quante volte le parole «gloria» e «glorificare» compaiono nella Scrittura, se ne trovano parecchie colonne, il che vuol dire che per gli autori biblici si tratta di qualche cosa di importante. Nel nostro linguaggio moderno quelle due parole sono diventate piuttosto scialbe, quindi ci si domanda che cosa davvero voglia dire «glorificare Iddio». Riprendo la spiegazione che ne dà il Dizionario biblico: glorificare Iddio significa riconoscere e proclamare la signoria e la potenza di Dio sull'Universo intero. A questo deve tendere la nostra vita morale, la nostra etica, le cose che facciamo… Anche sul terreno economico e politico. È il nostro atto di riconoscenza verso colui che ci ha amati e salvati per grazia.
                                                                                                          
                                                                                               (Past. Aldo Comba)

23 gennaio 2013



Michea 6, 6-8
Quel che il Signore esige da noi

Predicazione di Aldo Palladino




Il testo biblico
"Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gli offriremo in sacrificio vitelli di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere il perdono dei nostri peccati?
In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è bene, quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio."

oooOooo

La riflessione su questo testo biblico del profeta Michea ci è stata suggerita dalle comunità cristiane Dalit dell’India, nazione in cui ancora oggi la popolazione è divisa in classi sociali, in caste.
Per capire come si è affermata questa cultura che ha stratificato la società dell’India e il perché delle sofferenze del popolo Dalit, bisogna sapere che il sistema delle caste deriva dal pensiero induista secondo cui Brahma, l’aspetto creatore di Dio, creò gli uomini dalle varie parti del suo corpo, generando le caste:
  • dalla bocca di Brahma sono originati  i sacerdoti e conoscitori dei testi religiosi e della scienza ("brahmini"). A loro è associato il colore bianco;
  • dalle sue braccia sono nati i guerrieri, i principi e i governanti ("kshatriya"). A loro è associato il colore rosso;
  • dal ventre gli agricoltori, i commercianti, gli artigiani e i pastori ("vaishya"). A loro è associato il colore giallo;
  • dai piedi i servi ("shudra"). A loro è associato il colore nero.
Infine, i Dalit, sono originati dalla polvere che copriva i suoi piedi. A loro non è associato nessun colore.
Per questo i Dalit ancora oggi sono considerati i “fuori casta”, relegati ai margini della società perché considerati “rifiuti umani”, “intoccabili” in senso dispregiativo, contaminati e contaminanti, al di fuori di ogni idea di purità. Inoltre, sono politicamente sotto-rappresentati, economicamente sfruttati, soggiogati culturalmente e fortemente discriminati per la loro fede cristiana, privati dei loro diritti per il solo fatto di non essere induisti o buddisti. Le statistiche ci dicono che quasi l’80% dei cristiani indiani è di origine Dalit.
Perché i nostri fratelli cristiani Dalit ci hanno suggerito di meditare sul testo di Michea?
Perché il profeta Michea denunzia ad alta voce la mancanza di responsabilità dei capi del regno di Giuda verso il popolo, la corruzione che mina ogni rapporto sociale, lo strapotere dei più forti sui più deboli e sui più poveri, l’idolatria presente sotto forma di culti stranieri, e condanna la sicurezza dei leader religiosi e politici che si illudono di non perdere mai la protezione di Dio. (Alcuni di questi temi li stiamo vivendo anche nel nostro paese).
Ma la predicazione del profeta Michea non è solo denunzia e condanna. Egli indica, infatti, quel che Dio si aspetta dal suo popolo.

Che cosa l’uomo religioso vuol dare a Dio
Nel nostro testo è ben indicato che cosa Dio vuole dal suo popolo, da te, da me, da noi, dalla Chiesa, dalla società civile ad ogni livello di responsabilità. Infatti, alla domanda “quale offerta porterò al Dio Altissimo quando andrò ad adorarlo?”, notiamo nel testo due risposte. La prima è del  “pio” giudeo, la seconda è quella del profeta che, mosso dallo Spirito, rivela il pensiero di Dio. 
Il pellegrino giudeo fa tre ipotesi, che sono chiare nel testo:
1)     fare offerte di vitelli o di montoni (sacrifici di animali);
2)     spargere fiumi d’olio (offerta di oggetti);
3)     sacrificare il proprio primogenito (addirittura un sacrificio umano!).
C’è dunque un’idea strana di Dio, perché qui c’è qualcuno che pensa che Dio possa essere avvicinato facendogli dei doni, sacrificando animali o addirittura esseri umani, un figlio o una figlia (pratica quest’ultima assolutamente vietata nell’AT, che la considerava in abominio all’Eterno, mentre era seguita presso i popoli pagani limitrofi ad Israele).
L’uomo religioso da sempre ha pensato di poter addomesticare Dio o di carpirne il favore attraverso una sorta di baratto: io ti do questo e tu mi dai qualcosa in cambio, la tua approvazione, il tuo aiuto. Per non parlare di quello che per sentirsi protetto da Dio, se ne faceva delle statue e delle immagini, degli amuleti da tenere in casa o da portare addosso.
Dobbiamo purtroppo confessare che anche qui da noi è ancora diffusa una certa religiosità pagana.

Quel che Dio esige dall’uomo
Alle tre cose che l’uomo vuole fare per Dio, Dio contrappone tre affermazioni con cui chiede all’uomo tre comportamenti:
  1. di praticare la giustizia;
  2. di ricercare la bontà ovvero di amare la misericordia;
  3. di vivere o di camminare umilmente con Dio.
Sono tre aspetti della conversione dell’uomo, del cambiamento totale del suo modo di pensare, tre modi di essere nel suo rapporto con Dio e, di conseguenza, con il prossimo.
1.   Praticare la giustizia ha una valenza di carattere spirituale e sociale perché riguarda il giusto rapporto con Dio e un sano rapporto col prossimo.
2.   Il secondo aspetto della conversione dell’uomo è di amare la misericordia. Il termine usato da Michea (hesed) indica un amore con un forte elemento di fedeltà, come quello che c’è tra marito e moglie (2:19, benevolenza), tra due persone che si amano o tra due veri amici. Dunque, amare la misericordia significa avere un rapporto con Dio vissuto con amore e fedeltà e di avere un atteggiamento di bontà verso il prossimo.
3.    Il terzo aspetto, quello di camminare umilmente con Dio, esorta l’uomo a orientare la sua vita quotidiana seguendo Dio. È l’appello che troviamo nei vangeli dove Gesù invita delle persone a seguirlo e a imitare la sua vita.
Camminare con Dio o davanti a Dio significa che noi credenti non dobbiamo        rimanere fermi, perché ci è stata indicata una direzione, un senso di marcia, e ci è stato promesso che in questo cammino non siamo soli. Inoltre, ci è chiesto di camminare umilmente, cioè in sottomissione e ubbidienza al Signore e senza forme di potere dell’uno sull’altro. 
In questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci ritroviamo a pregare per tutti i Dalit del mondo, perché non ci siano più divisioni nel mondo e tra noi cristiani, a cantare e meditare la Parola di Dio, e proviamo dunque a ripartire, dopo qualche battuta d’arresto del movimento ecumenico, perché dobbiamo insieme:
-         dichiarare la nostra unità in Cristo, che è l’unico Capo del Corpo, della Chiesa;
-         testimoniare l’amore di Dio per tutta l’umanità.
Dunque, la parola che Dio ci rivolge attraverso il profeta Michea è un richiamo a mettere al centro della nostra vita l’uomo, la persona umana, a cui occorre dare piena dignità e riconoscimento dei diritti fondamentali dell’esistenza: giustizia, libertà, pace. La Chiesa di Cristo non deve dimenticare che la sua missione evangelizzatrice ha due obiettivi:
·        la predicazione e la diffusione della parola di Dio;
·  la liberazione dell’uomo da ogni forma di schiavitù morale, spirituale e sociale promuovendo, nei luoghi dove la dignità della persona umana è minacciata o negata, tutte le iniziative possibili, legislative e sociali, per appoggiare, sostenere e affermare tale dignità.
Compito della Chiesa non è quello di autocelebrarsi in riti e cerimonie di qualsiasi genere, né di andare a braccetto coi potenti o con i poteri forti, ma di camminare con i poveri del mondo, con i diseredati, gli emarginati, i senza-voce, i disprezzati e con tutti coloro che hanno il cuore e la mente rivolti al Regno di Dio che viene.

                                                                                               Aldo Palladino


22 gennaio 2013 - Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
Predicazione nel Tempio Battista
Via Viterbo, 114 – Torino

08 gennaio 2013

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
18 - 25 GENNAIO 2013
(TORINO E PROVINCIA)

LE CHIESE CRISTIANE IN TORINO, UNITE NELLA FEDE IN GESÙ CRISTO,
INVOCANO DALLO SPIRITO SANTO IL DONO DELLA PIENA UNITÀ
 

«DOVE DUE O TRE SONO RIUNITI NEL MIO NOME, LÌ
SONO IO IN MEZZO A LORO»
Matteo 18,20
 

QUEL CHE IL SIGNORE ESIGE DA NOI
Michea 6,6-18

PROGRAMMA

VENERDÌ 18 GENNAIO, ore 20,45
CELEBRAZIONE ECUMENICA DI APERTURA DELLA SETTIMANA
presiedono:
mons. Cesare Nosigliaarcivescovo di Torino
pastore Francesco MoscaChiesa Crisitana Avventista
padre Giorgio Vasilescuparroco ortodosso romeno
DUOMO, Piazza San Giovanni, Torino


VENERDÌ 18 GENNAIO, ore 20,45
CELEBRAZIONI ECUMENICHE

·         CARMAGNOLA

       Chiesa della MISERICORDIA
       Piazza Garavella
       padre M. VADIM, don A. PIOLA


SABATO 19 GENNAIO
PER BAMBINI E RAGAZZI
ore 10-15: laboratorio ecumenico
ore 15,30: preghiera ecumenica
animatori: M. Long, E. Possamai, A. Rosu
TEMPIO VALDESE, C.so Vittorio Emanuele 23, Torino

DOMENICA 20 GENNAIO, ore 16,00
CONFERENZA
Testimoni dell'ecumenismo a Torino: pastore Enrico Paschetto e don Oreste Favaro
Intervengono don Giuseppe Ghiberti, Facoltà Teologica di Torino e Emmanuele Paschetto, pastore battista, con testimonianze di: padre Giorgio Vasilescu, pastore Marco Piovano
SERMIG, piazza Borgo Dora 61, Torino

LUNEDÌ 21 GENNAIO, ore 20,45
CELEBRAZIONI ECUMENICHE


·         RIVOLI 
          - Chiesa SAN ROCCO 
                piazza San Rocco
             padre C. DITA, pastora H. FONTANA, don G. ISONNI



·         SAN MAURO TORINESE

         - parrocchia SACRO CUORE DI GESÙ
           via Rivodora,7
          pastore P. RIBET, don I. CORAZZA



·         TORINO 

         - CHIESA CRISTIANA AVVENTISTA
              Via Rosta 3
           M. MARENCO, E. BANFO 

         - Chiesa di San MICHELE ARCANGELO
               via Giolitti 44
            p. S. FAEDI, p. A. CASSINASCO
               
         - parr. MADONNA DELLA DIVINA PROVVIDENZA
           Via Carrera 11
           pastore L. NEGRO, don G. GHIBERTI
          
         - parrocchia MARIA SPERANZA NOSTRA 
           Via Ceresole 44
           pastore S. FONTANA, don C. CURCETTI
        
         - parrocchia SACRO CUORE DI GESÙ 
          Via Nizza 56 
          pastore F. GIAMPICCOLI, don A. MARINO  

        - Santuario di Sant'ANTONIO DA PADOVA 
          Via Sant'Antonio da Padova 5
         pastore H. BLUDAU, padre M. STOPPA


 MARTEDÌ 22 GENNAIO, ore 20,45
 CELEBRAZIONI ECUMENICHE

·         BALANGERO 
        - parrocchia San GIACOMO APOSTOLO 
             Piazza X Martiri 7
          pastore S. SPANU, don A. GIRAUDO

·         CIRIÈ
          - parrocchia San GIOVANNI BATTISTA
                Via S. Ciriaco 42
            padre V. TIMIS, don G. BONINO

·         NICHELINO
          - parrocchia SS. TRINITÀ
               Via Stupinigi 16
            pastore P. RIBET, don F. CERAGIOLI

·         ORBASSANO  
          - parrocchia San GIOVANNI BATTISTA
            Piazza Umberto I
            pastore E. PASCHETTO, don M. GROSSO

·         TORINO
          - CHIESA EVANGELICA BATTISTA
                 Via Viterbo 119
             don G. CARREGA, predicatore A. PALLADINO
                        
                       - parrocchia MADONNA DELLE ROSE
              Via Madonna delle Rose 2  
              pastore M. PIOVANO , padre M. MAZZOLENI   
                       
                       - parrocchia San FRANCESCO DA PAOLA
              Via Po 16
              pastore F. TAGLIERO, don M. ROSELLI 

MERCOLEDÌ 23 GENNAIO, ore 20,45
GRANDE VESPRO
Presiede padre Luciano ROSU
parr. ORTODOSSA ROMENA S. CROCE
via Accademia Albertina 11, Torino

GIOVEDÌ 24 GENNAIO, ore 20,45
INCONTRO DEI GIOVANI
Preghiere, canti e riflessioni
CHIESA EVANGELICA VALDESE, c.so Principe Oddone 7 -  Torino

VENERD Ì  25 GENNAIO, ore 20,45
CELEBRAZIONI ECUMENICHE
·         BRA
          - Piccola Casa della Divina Provvidenza
            Via Fratelli Carando 28
           padre C. PREDA, pastora P. ZAMBON, don G. GARRONE

VENERDÌ  25 GENNAIO, ore 20,45
CELEBRAZIONE ECUMENICA DI CHIUSURA DELLA SETTIMANA
presiedono:
predicatrice Eugenia Ferreri, presidente della CEPE
padre Luciano Rosu, parroco ortodosso romeno
mons. Guido Fiandino, vescovo ausiliare
TEMPIO VALDESE, C.so Vittorio Emanuele 23 - Torino

25 dicembre 2012

         La luce di Cristo
      Io sono la luce del mondo (Giovanni 8, 12)

Accendi con gioia il tuo alberello di Natale!
Il Natale, però, non è fatto soltanto di graziose candeline dalla luce fioca, di dolci emozioni, di regali piccoli o grandi che fai o ricevi, e nemmeno di quella gioia contenuta, velata di leggera malinconia propria della sera di Natale che passi con i tuoi o, forse, da solo. Al di là di tutto ciò sta un'altra realtà, qualcuno, Gesù. Non è soltanto in nome nostro che accendiamo le candeline, per vedere più chiaro, per qualche ora soltanto, e poi ritorna tutto come prima; no, perché è presente lui che dice: «Io sono la luce del mondo». Le luci che accendiamo non sono che la risposta alla sua voce da noi udita, non importa se da lontano o dal profondo dell'abisso. È vero, la nostra è una risposta piuttosto debole e di poco valore, ma rispondiamo come possiamo.
La cosa più importante non sono neppure le nostre risposte, ma soltanto il fatto che lui è presente e ci ha chiamati. Sarebbe ugualmente Natale, anche se nessuno pensasse di illuminare il pino.
Nulla può fermare Cristo; non è fermato né dalle nostre parole né dai nostri silenzi; egli fa risplendere la sua luce sul mondo intero. Non è una semplice verità di ordine spirituale quella cui diamo la nostra adesione o sulla quale facciamo le nostre riflessioni, ma è qualcuno, un «io» che regna ed agisce con forza; qualcuno che con le sole sue forze prosegue il suo cammino e porta a termine la sua opera.
Questa è la luce che porta veramente chiarezza, anche nei più reconditi angoli della terra, chiarezza allo scettico più ostinato, allo spirito più malinconico e inasprito, all'anima più indifferente.
Accendi dunque con gioia il tuo alberello, a Dio piace vederci, nel mezzo della notte della nostra esistenza,
accendere con fierezza, in nome suo, sulla terra, qualche piccola luce, quasi una protesta contro la notte in cui viviamo, o, meglio, quasi a voler testimoniare la grande luce dei tempi, accesasi sopra di noi.

Signore Gesù,
siamo deboli e poveri,
tu sei forte, ricco e vivo,
e la tua potenza è senza limiti.
Nella nostra povertà
e nella nostra miseria,
la tua potenza sia la nostra gioia.
Amen.

Eduard Thurneysen, in E. Thurneysen e Karl Barth, Meditazioni per il Natale e la Pasqua, Queriniana,1967

Articolo tratto dal Settimanale Riforma n. 49 del 21.12.2012

16 dicembre 2012



SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
18 - 25 GENNAIO 2013
(TORINO E PROVINCIA)

LE CHIESE CRISTIANE IN TORINO, UNITE NELLA FEDE IN GESÙ CRISTO,
INVOCANO DALLO SPIRITO SANTO IL DONO DELLA PIENA UNITÀ
 

«DOVE DUE O TRE SONO RIUNITI NEL MIO NOME, LÌ
SONO IO IN MEZZO A LORO»
Matteo 18,20
 

QUEL CHE IL SIGNORE ESIGE DA NOI
Michea 6,6-18
                                                                      PROGRAMMA
VENERDÌ 18 GENNAIO, ore 20,45
CELEBRAZIONE ECUMENICA DI APERTURA DELLA SETTIMANA
presiedono:
mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino
pastore Francesco Mosca, Chiesa Crisitana Avventista
padre Giorgio Vasilescu, parroco ortodosso romeno
DUOMO, Piazza San Giovanni, Torino


VENERDÌ 18 GENNAIO, ore 20,45
CELEBRAZIONI ECUMENICHE


  • CARMAGNOLA

       Chiesa della MISERICORDIA
       Piazza Garavella
       padre M. VADIM, don A. PIOLA
SABATO 19 GENNAIO
PER BAMBINI E RAGAZZI
ore 10-15: laboratorio ecumenico
ore 15,30: preghiera ecumenica
animatori: M. Long, E. Possamai, A. Rosu
TEMPIO VALDESE, C.so Vittorio Emanuele 23, Torino
DOMENICA 20 GENNAIO, ore 16,00
CONFERENZA
Testimoni dell’ecumenismo a Torino: pastore Enrico Paschetto e don Oreste Favaro

Intervengono don Giuseppe Ghiberti, Facoltà Teologica di Torino e Emmanuele Paschetto, pastore battista, con testimonianze di: padre Giorgio Vasilescu, pastore Marco Piovano
SERMIG, piazza Borgo Dora 61, Torino

LUNEDÌ 21 GENNAIO, ore 20,45
CELEBRAZIONI ECUMENICHE

  • RIVOLI 
          - Chiesa SAN ROCCO
                piazza San Rocco
            padre C. DITA, pastora H. FONTANA, don G. ISONNI


  •  SAN MAURO TORINESE

        - parrocchia SACRO CUORE DI GESÙ
          via Rivodora,7
          pastore P. RIBET, don I. CORAZZA


  •   TORINO 

    - CHIESA CRISTIANA AVVENTISTA
                Via Rosta 3
            M. MARENCO, E. BANFO 

         - Chiesa di San MICHELE ARCANGELO


               via Giolitti 44
  p. S. FAEDI, p. A. CASSINASCO
    - parr. MADONNA DELLA DIVINA PROVVIDENZA
  Via Carrera 11
  pastore L. NEGRO, don G. GHIBERTI
          
          - parrocchia MARIA SPERANZA NOSTRA
  Via Ceresole 44
  pastore S. FONTANA, don C. CURCETTI
        
         - parrocchia SACRO CUORE DI GESÙ
Via Nizza 56 
pastore F. GIAMPICCOLI, don A. MARINO  

- Santuario di Sant’ANTONIO DA PADOVA 
  Via Sant’Antonio da Padova 5
  pastore H. BLUDAU, padre M. STOPPA


 MARTEDÌ 22 GENNAIO, ore 20,45
CELEBRAZIONI ECUMENICHE
  •   BALANGERO 
           - parrocchia San GIACOMO APOSTOLO
                 Piazza X Martiri 7
   pastore S. SPANU, don A. GIRAUDO
  • CIRIÈ
           - parrocchia San GIOVANNI BATTISTA
                 Via S. Ciriaco 42
    padre V. TIMIS, don G. BONINO
  • NICHELINO
          - parrocchia SS. TRINITÀ
               Via Stupinigi 16
  pastore P. RIBET, don F. CERAGIOLI
  •  ORBASSANO
         - parrocchia San GIOVANNI BATTISTA
           Piazza Umberto I
  pastore E. PASCHETTO, don M. GROSSO

  •  TORINO
   - CHIESA EVANGELICA BATTISTA
              Via Viterbo 119
 don G. CARREGA, predicatore A. PALLADINO
     - parrocchia MADONNA DELLE ROSE
                 Via Madonna delle Rose 2  
                 pastore M. PIOVANO , padre M. MAZZOLENI   
                             - parrocchia San FRANCESCO DA PAOLA
          Via Po 16
pastore F. TAGLIERO, don M. ROSELLI 

MERCOLEDÌ 23 GENNAIO, ore 20,45
GRANDE VESPRO
Presiede padre Luciano ROSU
parr. ORTODOSSA ROMENA S. CROCE
via Accademia Albertina 11, Torino

GIOVEDÌ 24 GENNAIO, ore 20,45
INCONTRO DEI GIOVANI
Preghiere, canti e riflessioni
CHIESA EVANGELICA VALDESE, c.so Principe Oddone 7 -  Torino

VENERD Ì  25 GENNAIO, ore 20,45
CELEBRAZIONI ECUMENICHE
  • BRA
          - Piccola Casa della Divina Provvidenza
            Via Fratelli Carando 28
   padre C. PREDA, pastora P. ZAMBON, don G. GARRONE

VENERDÌ  25 GENNAIO, ore 20,45
CELEBRAZIONE ECUMENICA DI CHIUSURA DELLA SETTIMANA
presiedono:
predicatrice Eugenia Ferreri, presidente della CEPE
padre Luciano Rosu, parroco ortodosso romeno
mons. Guido Fiandino, vescovo ausiliare
TEMPIO VALDESE, C.so Vittorio Emanuele 23 - Torino