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11 marzo 2012



2° Re 5: 1-19
Naaman, il Siro
 Guarigione e conversione

Predicazione di Aldo Palladino



Il testobiblico
1 Naaman, capo dell'esercito del re di Siria, era un uomo tenuto in grande stima e onore presso il suo signore, perché per mezzo di lui il SIGNORE aveva reso vittoriosa la Siria; ma quest'uomo, forte e coraggioso, era lebbroso. 2 Alcune bande di Siri, in una delle loro incursioni, avevano portato prigioniera dal paese d'Israele una ragazza che era passata al servizio della moglie di Naaman. 3 La ragazza disse alla sua padrona: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che sta a Samaria! Egli lo libererebbe dalla sua lebbra!» 4 Naaman andò dal suo signore, e gli riferì la cosa, dicendo: «Quella ragazza del paese d'Israele ha detto così e così». 5 Il re di Siria gli disse: «Ebbene, va'; io manderò una lettera al re d'Israele». Egli dunque partì, prese con sé dieci talenti d'argento, seimila sicli d'oro, e dieci cambi di vestiario; 6 e portò al re d'Israele la lettera, che diceva: «Quando questa lettera ti sarà giunta, saprai che ti mando Naaman, mio servitore, perché tu lo guarisca dalla sua lebbra». 7 Appena il re d'Israele lesse la lettera, si stracciò le vesti, e disse: «Io sono forse Dio, con il potere di far morire e vivere, ché costui mi chieda di guarire un uomo dalla lebbra? È cosa certa ed evidente che egli cerca pretesti contro di me».
8 Quando Eliseo, l'uomo di Dio, udì che il re si era stracciato le vesti, gli mandò a dire: «Perché ti sei stracciato le vesti? Quell'uomo venga pure da me, e vedrà che c'è un profeta in Israele». 9 Naaman dunque venne con i suoi cavalli e i suoi carri, e si fermò alla porta della casa di Eliseo. 10 Ed Eliseo gli inviò un messaggero a dirgli: «Va', làvati sette volte nel Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro». 11 Ma Naaman si adirò e se ne andò, dicendo: «Ecco, io pensavo: egli uscirà senza dubbio incontro a me, si fermerà là, invocherà il nome del SIGNORE, del suo Dio, agiterà la mano sulla parte malata, e guarirà il lebbroso. 12 I fiumi di Damasco, l'Abana e il Parpar, non sono forse migliori di tutte le acque d'Israele? Non potrei lavarmi in quelli ed essere guarito?» E, voltatosi, se n'andava infuriato. 13 Ma i suoi servitori si avvicinarono a lui e gli dissero: «Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, tu non l'avresti fatta? Quanto più ora che egli ti ha detto: "Làvati, e sarai guarito"?» 14 Allora egli scese e si tuffò sette volte nel Giordano, secondo la parola dell'uomo di Dio; e la sua carne tornò come la carne di un bambino; egli era guarito.
15 Poi tornò con tutto il suo sèguito dall'uomo di Dio, andò a presentarsi davanti a lui, e disse: «Ecco, io riconosco adesso che non c'è nessun Dio in tutta la terra, fuorché in Israele. E ora, ti prego, accetta un regalo dal tuo servo». 16 Ma Eliseo rispose: «Com'è vero che vive il SIGNORE di cui sono servo, io non accetterò nulla». Naaman insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. 17 Allora Naaman disse: «Poiché non vuoi, permetti almeno che io, tuo servo, mi faccia dare tanta terra quanta ne porteranno due muli; poiché il tuo servo non offrirà più olocausti e sacrifici ad altri dèi, ma solo al SIGNORE. 18 Tuttavia il SIGNORE voglia perdonare una cosa al tuo servo: quando il re, mio signore, entra nella casa di Rimmon per adorare, e si appoggia al mio braccio, anch'io mi prostro nel tempio di Rimmon. Voglia il SIGNORE perdonare a me, tuo servo, quando io mi prostrerò così nel tempio di Rimmon!» 19 Eliseo gli disse: «Va' in pace!»

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Tra i vari episodi di miracoli annoverati nel corso del ministero del profeta Eliseo, c'è questo ben noto racconto della guarigione di Naaman, capo dell'esercito di Siria.
Tre sono i personaggi di questo testo:
- Naaman, un pagano, militare di carriera, uomo di potere e di azione, al servizio della politica di      violenza e di espansione del suo re Ben-Adad ( (860-841 a.C.);
-  una ragazzina ebrea, schiava nella casa di Naaman, che entra nel racconto con un servizio umile e con la semplicità di una testimone;
-  Eliseo, profeta d'Israele, che era fedelmente al servizio di Dio, conosciuto e apprezzato per il potere che Dio gli conferiva quando annunziava la sua Parola.

Naaman
Dinanzi ai personaggi biblici, noi lettori della Bibbia abbiamo la tendenza a schierarci a favore o contro e a esprimere il nostro giudizio. Così, spesso, essi ci appaiono simpatici o antipatici, santi o peccatori, miti o aggressivi, duri o compassionevoli, ecc. e spesso sentenziamo con il nostro giudizio la sua condanna o la sua assoluzione. Sarebbe invece opportuno che noi lasciassimo il giudizio al Signore.
Naaman non sfugge a questo nostro modo di accostarci al testo biblico. Egli, pur essendo un pagano, uno del mondo, un militare conquistatore che incute timore e spavento anche in Israele, non ci appare come un antipatico. È un uomo del potere, ricco, ma il testo biblico ci restituisce la sua umanità definita da due limiti.
Il primo limite è la lebbra. Questo significa che ormai è dato per spacciato. La sua carriera militare e politica è finita. Il suo destino è segnato e quanto prima dovrà lasciare il suo posto ad un altro, che sta aspettando l'occasione per andare al potere. Succedeva allora e succede oggi: la squallida realtà di quelli che compaiono come avvoltoi dinanzi ad una carcassa quando uno scandalo, una malattia, una morte fanno uscire di scena qualcuno, che lascia qualcosa su cui conviene buttarsi a capofitto. In Giobbe 34:24 è scritto: "Egli fiacca i potenti senza inchiesta e ne stabilisce altri al loro posto". Capita in politica e in qualsiasi campo dell'attività umana. È la squallida danza di noi uomini che dimentichiamo che la nostra esistenza è fragile, precaria, provvisoria, limitata dalla malattia e dalla morte.
Il secondo limite di Naaman è di non potere controllare né dominare la storia. Naaman fa l'amara scoperta che non è lui che fa la storia, nonostante con la spada abbia avuto vittorie, abbia saputo realizzare grandi conquiste e modificare assetti geopolitici importanti, ma è la storia che condiziona lui. Lui si muove dentro la storia. Annaspa e si difende finché può, ma alla fine la storia lo sovrasta e Naaman rimane vittima impotente della storia a cui deve sottomettersi.

La ragazzina ebrea schiava in casa di Naaman
Anche se deportata schiava in casa del comandante Naaman, la ragazzina senza nome del nostro racconto non ha un sentimento di vendetta verso Naaman e la sua famiglia. Non gioisce per la lebbra di Naaman, ma interviene in questa storia per dare il suo aiuto, il suo piccolo contributo per tentare di salvare Naaman. Sostenuta dalla sua fede, lei sa che il Signore guida la storia dell'umanità e quella di ogni singolo individuo. Questa ragazzina sa che anche lei può essere dentro la storia che cambia ogni cosa. Basta una sua piccola parola per mettere in moto ogni iniziativa per portare Naaman davanti al profeta Eliseo.
Di solito non si pone poca o nessuna enfasi sull'opera di questa ragazza ebrea, mentre il suo ruolo è fondamentale perché:
1°) lei è portatrice di una notizia, secondo cui in Samaria c'è un profeta;
2°) lei crede in quello che dice, e cioè che il profeta potrà guarire Naaman.
In lei testimonianza e fede, senza alcun vanto personale, vanno di pari passo ed è per questo che ella rappresenta un tipo di credente da imitare.

Il profeta Eliseo
Nel nostro brano è singolare il comportamento di Eliseo verso il comandante Naaman. Noi diremmo che è stato un gran maleducato per non averlo ricevuto in casa e non essersi minimamente scomodato per salutarlo. Eliseo, tramite un servo, si limita a mandargli un messaggio, che è insieme una parola e una sfida: " Va', lavati sette volte nel Giordano". Una parola, a cui deve obbedire, e una sfida che diventa fede nel provare la verità proclamata dal profeta. La guarigione di Naaman non è nell'acqua del Giordano ma nella fede nella promessa di guarigione che Dio gli fa attraverso Eliseo. Deve ubbidire andando al Giordano e bagnarsi per sette volte. Sette, il numero dello Spirito di Dio, come la Scrittura ci insegna, in particolare l'Apocalisse.
Ma dinanzi alla parola profetica, Naaman fa fatica a capire, come capita a tutti quando viene predicata la Parola di Dio. Tra noi e la Parola si interpone la nostra storia personale, la nostra cultura, le nostre tradizioni, il nostro rango sociale, il nostro potere, il nostro successo, la ricchezza, il nostro orgoglio, la nostra autosufficienza, che sono le vere barriere che impediscono alla Parola di fluire dentro il nostro cuore e dentro la nostra vita quando noi confidiamo fortemente in tutte queste cose.
Per Naaman andare al Giordano rappresenta quel momento di riflessione necessario per capire la volontà di Dio per lui. E bagnarsi nel Giordano, e non in un qualsiasi altro fiume, è morire a se stessi nell'umiltà e nel rispetto di quel che Dio comanda di fare.
Il profeta Eliseo tratta Naaman in quel modo perché Naaman ha bisogno di capire che la prima guarigione di cui ha bisogno è quella dell'anima. La guarigione del corpo verrà dopo. Naaman deve diventare come un piccolo fanciullo. Solo dopo, il suo corpo guarito sarà come quello di un bambino (v. 14).   
Dopo la guarigione, Naaman torna dal profeta Eliseo per mostrargli la sua gratitudine e per confessare che il Dio di Israele è l'unico vero Dio. Naaman vuole manifestare la sua riconoscenza con dei doni. Ma Eliseo non li accetta, perché un uomo di Dio non opera in vista di una ricompensa ma in obbedienza alla parola del Signore. 
L'episodio termina con due richieste di Naaman ad Eliseo: la prima è di prendere della terra d'Israele, caricarla su due muli e portarla a Damasco per costruire un altare al Signore; la seconda è di essere perdonato quando, per accompagnare il suo re che entra nel tempio del Dio Rimmon (Hadad Rimmon era il dio della pioggia e del tuono), deve prostrarsi insieme col re davanti all'idolo.   
E su questa seconda richiesta, Eliseo gli dice: "Va' in pace!"
Cosa pensare di Naaman? È un uomo guarito, ma è un vero convertito?
Per rispondere a questa domanda penso che la domanda debba essere rivolta su di noi. Noi siamo dei veri convertiti? Perché penso che noi tutti siamo come Naaman, immersi con la nostra debole fede in un mondo dominato dal potere, dalla menzogna, dalle ambizioni, dalla falsità, dagli interessi, con cui ci confrontiamo giorno dopo giorno e con cui talvolta se non spesso raggiungiamo dei compromessi. Un po' di fede e un po' di idolatria e continuiamo la nostra vita confessando il nostro peccato.
"Fratello o sorella, amico, Dio conosce il tuo cuore e le tue debolezze, e si rivolge a te con la stessa parola del profeta Eliseo: "Va' in pace!".

                                                                                                          Aldo Palladino